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La pensione degli immigrati alla prova della logica

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di Giuseppe Savagnone

 

 

   Assistiamo in queste ultime settimane, nel nostro Paese, a una recrudescenza dei toni nei confronti della politica di accoglienza verso gli immigrati, con argomentazioni che vale la pena di esaminare con attenzione.

 

   Per onestà intellettuale, dico subito che personalmente sono un convinto fautore di questa politica, anche se non ne condivido affatto le modalità attuali. Non pretendo, dunque, di essere neutrale, e chi mi legge deve tenerne conto, per  verificare se questa mancanza di neutralità mi impedisce di essere oggettivo (cosa che invece pretendo di essere).

 

   Per condure la mia analisi in termini razionalmente  rigorosi, mi riferirò come campione, al  numero dello scorso 1 maggio di un quotidiano nazionale, «Libero», diretto da Maurizio Belpietro, che si apre con un editoriale che invoca, appunto, la ragione: «Un altro mito buonista smentito dalla logica»,  e che ha, in prima pagina, il titolo: «Gli immigrati fanno fallire l’Inps». Sopra, l’“occhiello”: «Bomba sulle pensioni».  E sotto: «Il professor Blanciardo, demografo dell’Università di Milano: “Dal 2030 avremo 200mila extracomunitari l’anno a cui dovremo pagare l’assegno anche se hanno versato poco o nulla. E la sanità pubblica finirà ko”».

   

    La base è un’ampia intervista fatta, alle pp.2-3, al suddetto prof. Blanciardo da Francesco Borgonovo, a cui lo stesso direttore Belpietro si riferisce nell’editoriale, che continua, a p. 3, col titolo: «Non ci pagano la pensione  ma ce la faranno perdere».

 

    Quando,  però, si va a leggere il testo dell’intervista, non si può non restare molto stupiti nel constatare che la frase messa tra virgolette sotto il titolo in realtà non compare mai nel testo dell’intervista rilasciata da Blanciardo. E, a scuola mi hanno insegnato che le virgolette dovrebbero indicare una citazione testuale. Questa, invece, è una “libera” sintesi fatta dalla redazione del giornale.

 

    Ma lo stupore aumenta quando si scopre che questa sintesi distorce completamente il contenuto dell’intervista. Dove lo studioso dice, effettivamente, che il 2030 sarà per l’Inps un anno critico, perché segnerà un ingresso massiccio, nel sistema pensionistico, di nuovi pensionati – tra cui anche circa 200.000 extracomunitari -, per il cui mantenimento bisognerà trovare i soldi. Ma non dice affatto che questi stranieri «non ci pagano la pensione» che prenderanno a fine servizio, come afferma il titolo della continuazione dell’editoriale a p.3. Blanciardo spiega, al contrario, che essi versano scrupolosamente i contributi, ma che, essendo stati regolarizzati in età avanzata, alla fine «i loro assegni saranno estremamente bassi» (p. 2).

 

   Da qui, secondo Blanciardo, il profilarsi all’orizzonte di un problema sociale che lo Stato potrebbe (parla in via del tutto ipotetica) dover affrontare – come del resto avrebbe dovuto e dovrebbe fare (aggiungo io), in una logica di giustizia, per rendere più umana la vita dei più di 4 milioni di italiani «incapienti», termine con cui si indicano coloro che hanno un reddito inferiore agli 8mila euro (lordi) l’anno (meno di settecento euro lordi al mese). A questi più di quattro milioni di italiani nel 2030 andranno presumibilmente ad aggiungersi i 200mila nuovi pensionati stranieri, insieme a molti altri italiani che a fine servizio  avranno, come tanti prima di loro, pensioni irrisorie.

 

   Si noti che ciò accadrà precisamente, come Blanciardo chiaramente sottolinea, perché, al contrario di quel che affermano i titoli di «Libero», a questi lavoratori che andranno in pensione nel 2030 non verrà corrisposto un euro in più di quello che i loro magri contributi avranno accumulato fino a quella data. Ciò che «Libero» dimentica di aggiungere è che, per questi 4 milioni di italiani (+ 200.000 stranieri) in condizioni di indigenza, non ci sono soldi anche perché – come dice a chiare lettere un rapporto ufficiale dell’Inps pubblicato nello scorso novembre – in Italia ci sono 250.000 percettori di pensioni elevate, che invece non sono affatto giustificate dai contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa, i quali appartengono al 10% della popolazione con i redditi più alti. Ma, secondo «Libero»,  sono gli extracomunitari che semplicemente riscuoteranno quanto hanno versato, non queste “pensioni d’oro” che «fanno fallire l’Inps». È questione di logica…

 

   C’è anche un’altra questione. Il presidente dell’Inps, l’economista Tito Boeri, ha recentemente dichiarato che gli immigrati sono necessari per pagare le nostre pensioni. Belpietro si scaglia contro questa affermazione facendo notare che «gli immigrati in regola con l’Inps non mantengono i nostri pensionati, ma si preparano a mantenere se stessi» (p. 3). Qualcuno dovrebbe spiegare al direttore di «Libero» che strutturalmente il sistema pensionistico funziona così (per tutti, non solo per gli immigrati!). Chi versa oggi i suoi contributi lo fa in vista del futuro mantenimento a cui avrà diritto quando smetterà di lavorare. Ma questo non significa affatto che i contributi di oggi non servano a mantenere gli attuali pensionati. Blanciardo nell’intervista riconosce infatti che «oggi il bilancio dell’immigrazione può essere anche positivo, perché abbiamo persone giovani che versano ii contributi e non incassano. Boeri dice una cosa vera quando sostiene che i soldi degli stranieri servono anche a pagare le pensioni erogate oggi». Anche se mette in guardia dall’illusione che questo risolva i nostri problemi di cassa, perché in futuro, ovviamente (per loro come per tutti i lavoratori), verrà un momento in cui dovranno a loro volta recuperare quanto stanno versando ed essere a loro volta mantenuti.

 

   C’è di più.  Blanciardo fa presente che effettivamente un guadagno netto per lo Stato italiano c’è. Perché  un certo numero di extracomunitari, dopo avere versato i contributi, ritornano alla patria di origine senza usufruirne. E non sono tanto pochi, se è vero che, come lo stesso economista dice, grazie ai loro soldi «abbiamo accumulato un tesoretto da 3 miliardi» (p. 2). Solo, avverte, «io penso che se questo tesoretto non viene utilizzato in fretta, rischiamo seriamente di perderlo. Qualcuno dirà che non è giusto tenerselo» (p. 2).  E menziona, ipoteticamente, l’Unione Europea «o qualche altro organismo simile» (p. 3). Possibilità vaghe, a fronte al dato oggettivo dei 3 miliardi di euro che abbiamo grazie agli stranieri. Anche Belpietro ne conosce l’esistenza. Ma, per dimostrare che gli immigrati stanno mandando in fallimento il Paese, annuncia mesto che questi soldi, «se un giorno venissero richiesti, magari anche dietro spinta dell’Ue, l’Inps dovrebbe restituirli (…). Dunque dove sta il vantaggio, anzi la salvezza dei conti nostri?» (p.3).

 

   In conclusione, secondo la «logica» di «Libero» e basandoci su quanto in esso è riportato, gli stranieri sono dei parassiti che «non ci pagano la pensione» per il fatto che obbediscono alle stesse identiche leggi pensionistiche degli italiani. E, poiché ci stanno regalando 3 miliardi di euro, «fanno fallire l’Inps». Ma siamo sicuri che questa sia logica? 

 

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