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Il museo come fonte di apprendimento (prima parte)

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 di Valeria Viola

 

Pochi sanno che il 20 settembre scorso si è concluso, dopo 3 anni di attività, il progetto Learning Museum – o semplicemente LEM (www.lemproject.eu) – fondato dal Programma Europeo di Apprendimento Permanente Grundtvig. Durante la conferenza finale a Bologna sono state messe in luce diverse “buone pratiche” adottate dai musei di tutto il mondo per un approccio partecipativo nei confronti del territorio.

E’ ormai da tempo, infatti, che i musei non si rivolgono più solo ai turisti di passaggio, ma si propongono come luogo di formazione per un pubblico diversificato. Il fruitore del museo poi non è più solo un soggetto passivo a cui vengono “spiegati” gli oggetti esposti, ma un soggetto attivo, coinvolto in dibattiti, laboratori, giochi, etc. Infine, egli è chiamato a intervenire dando il suo contributo alla crescita del museo, perché l’apprendimento sia biunivoco ed anche lo staff possa imparare dall’esperienza. 

 

In Italia, in questo ambito, il rapporto preferenziale dei musei sembra essere con le scuole, non a caso il XXVII Congresso Nazionale dell’ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte) avrà come punto all’ordine del giorno “Le buone pratiche: interventi di docenti e operatori museali sui temi del Convegno”. Sebbene in tal caso il lavoro non dovrebbe essere lasciato alla buona volontà del docente, ma organizzato secondo linee guida generali, è opinione diffusa che i migliori risultati nella formazione dell’individuo si ottengano mettendo in sinergia il lavoro che si fa in classe con quello svolto nei musei. D’altra parte, molte strutture museali hanno oggi un programma annuale di “progetti didattici” che viene offerto alle scuole, al fine di completare il percorso di apprendimento tradizionale.

Questa attenzione ai più piccoli (solitamente è coinvolta un’utenza di massimo 17 anni), viene espressa anche attraverso eventi che non coinvolgono necessariamente la scuola, ma cercano altri canali, come nel caso del progetto Famiglie al museo in corso il 13 ottobre, contemporaneamente in diverse città italiane (per Palermo ricordiamo i laboratori della GAM e le offerte del MUdiPA).

Per comprendere come si muovono su questo terreno i nostri musei palermitani ne abbiamo contattato 3 facenti capo a diversi enti pubblici. Il primo a risponderci è stato il MUDIPA, Museo Diocesano di Palermo, nella persona della Dr.ssa Manuela Amoroso, responsabile del settore Didattica.

Ecco cosa ci ha risposto

 

 


 

Da quanti anni Vi occupate di Didattica al MuDiPa?

Di fatto, il museo si occupa in modo effettivo di didattica dal 2007-2008, con un progetto di didattica museale interculturale svolto in gemellaggio con la Galleria Matica Sprska di Novi Sad in Serbia, esperienza che è stata entusiasmante sia per noi operatori, che abbiamo avuto modo di rapportarci con l’approccio di un altro museo, sia per i bambini che vi hanno partecipato.

Cosa pensate che il museo abbia lasciato alla città in questi anni?

Posso dirle che il feedback dei bambini o dei ragazzi che hanno partecipato fino ad ora alle nostre attività è stato molto positivo. La metodologia che utilizziamo, in linea direi con l’approccio didattico che si è sviluppato dagli anni ‘50 e che si utilizza nei musei, è quello ludico-didattico. Si lega il gioco all’apprendimento e si rende il bimbo protagonista attivo proprio del suo apprendimento: si impara “giocando”, si impara “facendo” (learning by doing), cercando di far vivere le sale museali quasi come ambienti quotidiani e familiari (in quest’ottica vanno tutte quelle attività ad esempio dirette alla famiglia e svolte con i familiari). Il fine ultimo è sensibilizzare e avvicinare i bambini alle istituzioni museali! In più, trattandosi nel nostro caso di un museo d’arte sacra, ci poniamo l’obiettivo di favorire la conoscenza nei più piccoli e nei giovani, ma anche negli adulti in verità, del patrimonio storico-artistico del museo, segno della produzione siciliana dal XII al XIX sec., regalando ai cittadini uno spaccato degli splendidi tesori qui conservati e ignoti ai più; ci proponiamo anche di formare ed educare il nostro pubblico all’arte, e in particolare all’arte sacra, segno di una fede cristiano cattolica diffusa in tutto il territorio e di ripercorrere le storia della devozione popolare attraverso l’arte. Dunque l’arte è fine ed anche mezzo dell’apprendimento.

Cosa pensate che l’esperienza abbia lasciato al museo?

Dal punto di vista degli operatori, il lavoro è intenso, entusiasmante e continuamente stimolante. Questo perché tutte le nostre attività sono pensate, progettate e realizzate in relazione all’età, alle esigenze e alle caratteristiche dell’utenza di riferimento. Per cui aprire il museo all’esperienza della didattica ci ha consentito di leggere le opere da punti di vista “altri” rispetto a quelli tipicamente estetici o analitici, guardandone anche la valenza educativa e formativa. Ci ha dato inoltre la possibilità  di esplorare altri linguaggi e modi per far avvicinare il pubblico in generale, ma i più piccoli in particolare, all’arte, e in particolare all’arte sacra, rendendo semplici concetti che semplici non sono. Il museo si è aperto anche molto di più al pubblico scolastico rispetto a prima, poiché i docenti sono molto più coinvolti nel partecipare a progetti didattici interattivi che non a semplici visite guidate e questo ci ha a nostra volta permesso di migliorarci grazie ai loro consigli. Così abbiamo ampliato la nostra formazione e, per gli operatori più giovani, è stato possibile sviluppare competenze di natura psicologica e pedagogica oltre a quelle storico-artistiche.

 

Ringraziando la Dr.ssa Amoroso per la solerte disponibilità e nell’attesa delle altre risposte, Vi  ricordiamo la VII edizione del Festival “Le Vie dei tesori” (http://www.leviedeitesori.it/) per visite in 50 siti con un piccolo contributo e 100 eventi gratuiti, manifestazione a cura dell’Università di Palermo, inserita nel programma di Palermo Capitale della cultura 2019 (per informazioni dal 2 ottobre al 3 novembre, ogni giorno dalle 10:00 alle 18:00 ai numeri 091.23893756  091.23893757 091.23893758 oppure via mail a info@leviedeitesori.it). 

 

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