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Fenomeno Migratorio, una politica comune dall’Unione Europea

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di Dario Cataldo

 

 

   Attraverso un’azione congiunta tra l’eurodeputata italiana Kashetu Kyenge e la collega maltese Roberta Metsola, il Parlamento europeo è chiamato al voto per garantire una politica migratoria lineare tra tutti gli Stati membro.

   Dichiara la Kyenge: “con il voto di oggi, siamo giunti al termine di un percorso politico che getta le basi di una futura politica migratoria comune, secondo il principio per cui il fenomeno migratorio non si contrasta ma si gestisce”.

   Un nuovo approccio globale ai fenomeni migratori garantirebbero una coerenza tra le nazioni interessante, a favore dei migranti, già provati dalla situazione in cui si trovano. Di certo, il segnale lanciato è chiaro: il rispetto delle persone coinvolte nei flussi migratori.

   D’altronde, uno dei principi fondanti dell’Unione europea è quello di “solidarietà e piena condivisione delle responsabilità”. La Politica italiana di origini congolesi aggiunge: “Il filo conduttore delle nostre proposte è l’approccio globale e il centro su cui ruotano è il principio di solidarietà. Il salvataggio di vite umane – continua la Kyenge – diventa una priorità assoluta, così come la messa a punto di meccanismi che prevedano la ripartizione di beneficiari di protezione internazionale in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. È giunto il momento che gli Stati membri si assumano le loro responsabilità e adempiano ai loro obblighi connessi alle misure di ricollocazione fortemente voluti da quest’aula”.

   Nel testo redatto e per il quale si è chiesto il voto, si superano le barriere del Regolamento di Dublino, andando a modificare il concetto di “primo approdo”. Il documento prevede una coordinazione mediante un sistema “centrale e collettivo” che attribuisca solidali responsabilità.

   Ripensare alle modalità con le quali si affronta il dramma dei flussi migratori, non coinvolge soltanto la sfera personale e religiosa. È a livello istituzionale che occorre una presa di posizione che costruisca piuttosto  che distruggere; che accomuni piuttosto che isolare o delegare ad altri.

   Il Parlamento europeo  deve gettare “le basi per una politica migratoria comune – sottolinea la Kyenge –  all’altezza delle sfide del 21° secolo. Sta ora agli Stati membri decidere se seguire la nostra via o decretare il declino definitivo del processo di integrazione europea. Il futuro dell’Europa dipende anche da quanto siamo in grado di condividere il nostro sogno europeo e i nostri valori”.

   Garantire il diritto del  prossimo non è solo un dovere cristiano. Gli insegnamenti evangelici travalicano il credo religioso perché fondativi di uno stile di vita che estirpa l’egoismo in nome del bene comune. I rappresentanti delle Istituzioni pubbliche sono chiamati a dare l’esempio mediante valori di integrità morale ed etica che ambiscano al sostegno dei meno fortunati. La speranza è che quanto dimostrato a parole, non sia contraddetto dai fatti.

 

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