“Doposcuola a Borgo Nuovo”: gli studenti del liceo “Umberto” coinvolti in un progetto che aiuta a crescere   

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“Fare il bene fa bene”: non è un semplice slogan ma una frase, quanto mai vera, che a Palermo gli studenti del “Liceo Classico Umberto I” stanno mettendo in pratica, una o due volte a settimana, dalle 15 alle ore 18:00.

Gli studenti del liceo, infatti, affiancati dai docenti, attraverso il  progetto: “Doposcuola a Borgo Nuovo”, progetto PCTO (Percorsi  per le  Competenze Trasversali e l’Orientamento), assolveranno a un compito relativo all’alternanza scuola-lavoro, un compito scolastico e istituzionale che mette a disposizione le ore scolastiche per un servizio di doposcuola, una pratica “peer to peer”.

La professoressa Marcella Barbaro, docente di scienze motorie presso il liceo palermitano, è una delle ideatrici del progetto. Gli studenti in pratica siederanno accanto ai bambini del quartiere “Borgo Nuovo” per aiutarli a fare i compiti.  

Tutto si svolgerà all’interno dei locali della chiesa che sovrasta piazza San Paolo, rispondendo ad un’accorata richiesta del parroco di Borgo Nuovo, padre Antonio Garau, richiesta subito  accolta da Vito Lo Scrudato, preside del liceo Umberto.

Il parroco aveva espresso la sua difficoltà a trovare aiuti per il doposcuola ma il preside ha subito aderito, ritenendo l’attività altamente formativa ed educativa per i suoi studenti, come ha spiegato lui stesso durante la mia intervista:

« I ragazzi, attraverso questa esperienza di doposcuola per i bambini del quartiere Borgo Nuovo, svilupperanno una serie di esperienze sul piano formativo generale perché conosceranno una realtà diversa dalla loro consueta e l’ambiente fornirà loro degli stimoli  necessari che non avrebbero in nessun altro contesto.

Già dal primo annuncio ho avuto una reazione molto positiva… qualcuno dei miei studenti ha perfino pianto, mostrando un eccezionale spirito di solidarietà sentendosi emotivamente coinvolto.

Tanto che, oltre ai ragazzi della classe quinta H, anche studenti di altre classi e sezioni hanno manifestato il desiderio di partecipare al progetto e dare il proprio contributo. Ed è per questo che si sta pensando ad organizzare dei i turni che consentiranno un coinvolgimento più ampio».

“Questa città si salva tutta o non si salva”

 «Sono fermamente convito – prosegue il preside – che la nostra città debba creare occasione di comunicazione e non di chiusura a compartimenti stagni che fa male a tutti, sia agli esclusi che ai cittadini che si ritengono privilegiati.  

La verità è che la città dobbiamo viverla tutta, attraverso un percorso che va a vantaggio di tutti. In questo caso, in particolare, a vantaggio non solo dei miei studenti, ma anche dei bambini del doposcuola di Borgo Nuovo, nella prospettiva di future attività professionali in cui è importante acquisire una certa flessibilità di linguaggio e di comunicazione.  

Non si tratta quindi di una attività filantropica, a favore dei più diseredati della città, ci tengo a precisare, ma di una iniziativa rivolta sia ai miei studenti che a quelli del quartiere Borgo Nuovo.

Aggiungo che insieme all’associazione di Borgo Nuovo, “Vivere per sognare”, condotta da Gemma Ocello e da padre Antonio Garau, stiamo cercando di sostenere economicamente i ragazzi delle medie, quelli più meritevoli, che non hanno le risorse economiche per accedere ai licei e che vivono non solo nel quartiere di Borgo Nuovo, ma presso altri quartiere svantaggiati della città… proprio per evitare che scelgano percorsi dei ripiego, che facciano scelte infelici non consoni alle loro attitudini. Proprio a vantaggio di questi ragazzi stiamo cercando infatti di   creare borse di studio.  

E’  un momento di grande armonia relazionale che purtroppo negli ultimi tempi ai ragazzi è venuta a mancare. Non dimentichiamoci che, soprattutto i più giovani, hanno vissuto un periodo di confusione di sbandamento dovuto al Covid e al triste periodo delle tante guerre che stiamo ancora vivendo.

Questa attività che stiamo realizzando come scuola, specie in questo contesto, può rappresentare uno spiraglio, una prova importante che tornerà loro utile in futuro».

Mi congedo dal preside allontanandomi dalla scuola che ho frequentato quando avevo l’età di questi ragazzi, un po’ commossa e soddisfatta per questa iniziativa che è in grado di prepararli alla vita.

Lo scopo della scuola non è anche quello di riuscire a creare dei ponti, dei punti di congiunzione tra realtà sociali differenti con le quali prima o poi siamo chiamati a relazionarci e confrontarci, rendendoci pronti e capaci di vivere la città, la società intera in tutti i suoi aspetti?

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