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Alle radici della crisi politica italiana. Recensione al volume La caduta di Calogero Pumilia

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C. Pumilia, La caduta. Eventi e protagonisti in Sicilia 1972-1994, Rubbettino 2020, pp. 270, 18,00 euro.

Che la democrazia italiana non goda di ottima salute è fatto a tutti noto. Il problema è abbastanza complesso e riguarda non solo l’attualità ma, soprattutto, la crisi politica in atto nel nostro Paese dall’inizio degli anni Novanta ad oggi. La lunga transizione che viviamo dopo la fine della prima repubblica ha delle radici che bisogna comprendere e studiare se si desidera uscire dall’odierna palude. In particolar modo è necessario prestare attenzione a quei decenni successivi all’immediata ricostruzione dalla devastazione del secondo conflitto bellico nei quali il sistema italiano si è avviato verso la degenerazione partitica e sociale che conosciamo.

Il libro di Calogero Pumilia intitolato La caduta. Eventi e protagonisti in Sicilia 1972-1994 (Rubbettino, 2020) è un utile tassello per ricostruire le principali fasi di un recente passato che condiziona il presente. Parlamentare della Democrazia Cristiana, più volte membro del governo e del Consiglio d’Europa, Pumilia ripercorre un ventennio che lo ha visto protagonista della scena pubblica. La sua, quindi, è anzitutto una rilettura di quegli anni realizzata alla luce della lente d’ingrandimento della storia personale di un uomo che viveva la politica siciliana e nazionale. È chiaro che – come sostiene Giovanni Fiandaca nella prefazione – il volume permette sia di rievocare l’evolversi dei fatti sia di rileggerli dalla peculiare angolatura di uno dei suoi attori. Ciò orienta il libro verso due principali questioni – il mondo della sinistra in Italia e la presenza della criminalità organizzata – che hanno certamente caratterizzato l’esperienza politica di Pumilia. Questi, infatti, sin da giovane appartenente alla sinistra democristiana ha denunciato pubblicamente le conseguenze nefaste del fenomeno malavitoso «Ho conosciuto gli attacchi della mafia, avendo chiara la percezione dei silenzi e della contiguità di alcuni esponenti politici e il coraggio di altri, in particolare di quelli che hanno pagato con la loro vita l’azione di contrasto alla criminalità» (p. 15).

Clima e dinamiche della politica della Prima Repubblica

L’esperienza di Pumilia nasce quando i partiti erano ancora strumenti di partecipazione e di elaborazione politica nei quali convergevano tanto i valori collettivi quanto le ambizioni personali. Oltre alle segreterie dei partiti dove si incontravano i leader delle correnti e si costruiva il pensiero politico, il luogo principale della celebrazione di tale democrazia era la piazza nella quale «si illustravano le posizioni personali, si ascoltavano le opinioni degli elettori, si coglievano i bisogni e le speranze delle persone in carne e ossa, dove la democrazia rappresentativa e il ruolo delle forze politiche si affermavano ancora pienamente» (p. 21). Inoltre, quello era il periodo animato da due principali forze politiche, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, che per certi aspetti non potevano fare l’uno a meno dell’altro sino a giungere – con Moro – al coinvolgimento del Pci fra le forze di governo.

Quelli raccontati nel libro, furono anni di grandi trasformazioni. Dal diritto di voto ai diciottenni all’opera delle organizzazioni sindacali per la tutela dei redditi bassi, dalle leggi sul divorzio e sull’aborto al lento disfacimento delle maggiori forze politiche, dalla guerra in Vietnam alla secolarizzazione, l’Italia uscita da questo ventennio si è ritrovata nello scacchiere geopolitico internazionale con un’influenza assai meno rilevante rispetto agli anni passati. In questo contesto, l’intera vicenda politica di Pumilia si è svolta all’interno della Democrazia Cristiana che si presentava come un luogo dove «potevano convivere posizioni, culture e interessi diversi, tenuti insieme dall’adesione ai valori del riformismo cattolico, dalle indicazioni delle autorità ecclesiastiche, dall’anticomunismo e, naturalmente, dall’esercizio del potere» (p. 22).

L’autore descrive anche le peculiarità della vita di un parlamentare di quegli anni che era caratterizzata dal lavoro istituzionale, dalle relazioni con il proprio partito, dal rapporto personale con il territorio di appartenenza e con i cittadini che andavano ascoltati, sostenuti e indirizzati durante il momento elettorale. Ma Pumilia era uno di quei parlamentari, allora non pochi ma neanche così numerosi, che riponeva grande fiducia e valore nell’opera culturale e, per alcuni aspetti, educativa che la politica era, ed è, chiamata a svolgere nella società. Ciò significava anche permettere alla Democrazia Cristiana isolana e nazionale di avere una precisa identità e di concorrere all’edificazione di una comunità nazionale più giusta.

Il fenomeno mafioso, la politica, la Sicilia

L’intera narrazione, talvolta direttamente altre in filigrana, è abitata da un elemento che ha segnato la storia siciliana e nazionale: la mafia. Questo perché, chiarisce Pumilia, la politica ma anche «la Chiesa, l’accademia, le professioni, la società in genere, da decenni avevano ritenuto che la mafia fosse una delle componenti della realtà isolana, e nella storia repubblicana; con la giustificazione e l’alibi di dover fronteggiare il comunismo, si proseguiva lungo questa strada, mantenendo della mafia una percezione errata e colpevole, con essa convivendo e, talora, colludendo» (p. 28). Ciò, a parere dell’autore, non significa affatto che la storia della Sicilia coincida con quella della criminalità organizzata ma non si può negare che questa abbia contrassegnato il passato e, di conseguenza, il presente della nostra terra. Il “sacco di Palermo”, gli omicidi come quello di Piersanti Mattarella e di molti altri, la spartizione degli appalti, le decine di indagini sulle presunte, o reali, relazioni fra politici e mafiosi sono questioni che hanno profondamente marcato la nostra isola. Insomma la mafia era un vero e proprio «cancro che da un secolo e mezzo aveva fatto metastasi, era entrato nella realtà isolana, divenendo una sua componente, operava alla luce del sole, stipulava patti con pezzi della politica, delle istituzioni, dell’economia e della società» (p. 106). Nel dibattito interno alla Democrazia Cristiana in merito al fenomeno mafioso, per Pumilia non si poteva procedere all’assoluzione o alla condanna in massa dell’intera classe dirigente bensì la stessa doveva farsi carico delle proprie responsabilità per chiudere ogni connessione con gli ambienti criminali.

Con l’inizio degli anni Settanta anche la Chiesa cattolica italiana e isolana cominciava a interrogarsi e a trasformarsi alla luce dell’insegnamento del Concilio Vaticano II. Cresciuto nel mondo cattolico, Pumilia dedica nel suo volume diversi passaggi all’evoluzione della comunità ecclesiale isolana che passò da una reazione fredda alle novità conciliari al pieno coinvolgimento nella storia come accadde con le vicende connesse alla “primavera di Palermo”. Oltre a ciò, nel libro emergono qua e là dei veri e propri focus storico-politici assai rilevanti per capire quanto sia importante inquadrare i problemi sociali, politici, economici della Sicilia e dell’intero Mezzogiorno come questione nazionale o, per meglio dire, europea.

Sfibrati, ingessati e invecchiati i principali partiti della prima Repubblica capitolarono dinanzi alle pretese giustizialiste, al populismo della Lega nord, alla politica-spettacolo di Forza Italia. Si è trattato del crollo di un sistema che ai cedimenti interni, più che alle sollecitazioni esterne, deve la sua fine.

Quello di Calogero Pumilia è un libro da leggere per intendere alcune grandi questioni che ancora oggi condizionano la politica isolana e nazionale. Come è stato possibile che un’intera, o quasi, classe dirigente politica sia stata spazzata via? Come, quanto e fino a che punto la criminalità organizzata ha condizionato i partiti? Perché non riusciamo a rileggere la storia recente nel tentativo di conoscere, e finalmente apprezzare, le straordinarie personalità della storia politica siciliana e italiana? Se desideriamo rispondere a simili quesiti è opportuno conoscere il libro di Pumilia specie per chi non ha vissuto quella stagione.

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