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Ti racconto una storia…

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di Cettina Mancino

“Le storie sono doni d’amore”

Lewis Carroll

 

Mi racconti una storia? Chiede un bambino alla sua mamma, al suo papà, ai suoi nonni, alla maestra.

Ti racconto una storia, dice l’adulto, ogni volta che vuole spiegare a un bambino come vanno le cose del mondo.

Raccontare è il modo più semplice per entrare in relazione con l’altro, ma è anche, secondo me, il modo più efficace per spiegare la realtà.

       Sono solita iniziare le mie attività didattiche con il racconto di una storia, ciò mi consente di creare all’interno  del gruppo classe una dimensione di ascolto che rende più efficace la comunicazione. Ho scoperto nel corso della mia attività di insegnante che il narrare può essere una strategia educativa applicabile a tutte le discipline poiché coinvolgendo emotivamente gli attori della relazione educativa fa sì che l’apprendimento risulti facilitato.

 

Nell’esperienza umana la narrazione è il veicolo del quale l’uomo si è sempre servito per dire qualcosa di sé. L’arte del narrare ha radici così antiche da precedere la conquista di quegli strumenti linguistici che le sono necessari, ovvero, le parole ; quando queste non erano ancora disponibili, erano i gesti, gli sguardi, i suoni a raccontare le paure, la sorpresa, il coraggio, le conquiste.   Attraverso la narrazione si dà forma di storia all’esperienza vissuta. L’uomo che narra racconta se stesso, tesse e ritesse le trame della sua vita attribuendo senso a tutto ciò che lo circonda provando anche a fissarlo nella memoria. Ma narrare è più che raccontare una storia, è anche evocare un mondo che a quella storia si connette, significa visitare quel mondo, conoscerlo, interagire con esso, provare a modificarlo.

       Nella narrazione si allargano il tempo e lo spazio e tutto ciò che prima non c’era si fa presente e potrebbe diventare futuro. La narrazione ha consentito alle generazioni passate di far dono alle generazioni future della trasmissione dei saperi, ma ancor più ha  reso possibile il trasferimento della ricchezza dell’esperienza umana nei suoi percorsi più vari. C’è un aspetto del narrare più intrinsecamente legato alla sfera dell’apprendimento, mi riferisco a quel coinvolgimento emozionale, cui ho accennato sopra,  caratterizzante l’atto del narrare e che fa sì che l’oggetto della narrazione venga a far parte del mondo interiore di chi ascolta. La famiglia, la scuola e tutti i luoghi in cui si costruiscono relazioni, sono i luoghi naturalmente ideali in cui la narrazione può svolgere il suo ruolo educativo, può diventare una strategia utile all’apprendimento.

       Noi educatori sperimentiamo che quanto più un individuo (bambino, giovane, adulto che sia) viene coinvolto, tanto più è probabile che i messaggi veicolati restino più a lungo nella sua memoria.

Tornando alla mia esperienza di insegnante mi piace raccontare che da qualche anno ho avviato una iniziativa intitolata:“ Il nonno racconta”. Nel mese di ottobre, siamo soliti invitare nella nostra classe i nonni dei nostri bambini che vengono a narrarci, di volta in volta, della loro infanzia, dei loro giochi, dei loro amori, delle loro amicizie o delle tradizioni del passato. Durante questi incontri è emozionante osservare gli sguardi attenti dei bambini di fronte al racconto di fatti e vicende che, pur essendo così lontani dalla loro esperienza, assumono per loro il carattere di novità che è proprio delle cose che non si conoscono e che quasi si materializzano attraverso la loro immaginazione resa vivida dal carattere evocativo di questi racconti. Altrettanto emozionante è vedere con quanto trasporto i narratori si fanno prossimi al mondo dei piccoli regalando loro una storia attraverso modalità che uniscono mondi apparentemente lontani. Dunque, perché si possano continuare a creare legami fra le generazioni, è necessario che non si perda la consuetudine del narrare, che non significa ripiegarsi nostalgicamente in un modello ideale attinto dal passato, come ci ricorda Recalcati, ma essere capaci attraverso la ricchezza delle storie ereditate, di iniziare a creare la propria.

 

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