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Violenza sui bambini: una questione di salute pubblica

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violenza bambini

 

di Dario Cataldo

 

 

Gli abusi sui minori sono una piaga sociale che non sembra rimarginarsi in fretta. Spinta dalla velocità con la quale circolano in rete le informazioni a sfondo pedopornografico, l’emorragia sociale che coinvolge i bambini, sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti. Lo sfruttamento dell’innocenza minorile, specie in contesti di estrema povertà, è il motore propulsivo per soddisfare perversioni e barbare pratiche che devastano il fisico e la psiche delle vittime.

 

 

Terre des Homes, insieme al Presidio Ospedale infantile Regina Margherita, all’Ambulatorio Bambi di Torino, al Soccorso violenza sessuale e domestica SVSeD, alla Fondazione Irrcs Cà Granda Ospedale maggiore Policlinico di Milano, al Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato, all’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, al Gaia (Servizio Gruppo abusi infanzia adolescenza), e diverse Aziende sanitarie riunite nella prima Rete nazionale di eccellenze ospedaliere per il contrasto della violenza sui bambini, di comune intento, hanno condotto un’indagine sul fenomeno legato agli abusi sui bambini. Insieme hanno presentato oggi a Roma l’indagine “Maltrattamento e abuso sui bambini: una questione di salute pubblica” presso la Biblioteca Giovanni Spadolini, del Senato della Repubblica.

 

 

Per l’occasione, il messaggio congiunto delle parti in causa è stato unanime: “La violenza sui bambini, e le sue conseguenze mediche e sociali devono essere riconosciute quale un problema che attiene alla sfera della salute pubblica e come tale deve essere indagato e diagnosticato. I bambini che ne sono vittime – continua il messaggio – devono essere assistiti con strumentazioni all’avanguardia e metodologie evolute, come quelle usate per le altre patologie pediatriche gravi”.

 

 

Il campione preso in considerazione dall’indagine è significativo: 3 mila casi che riguardano minorenni nell’arco di tempo che va dal 2011 al 2015. Le violenze analizzate sono le più disparate e comprendono per la maggior parte dei casi le bambine di età media intorno ai 7 anni. La finalità della rete ospedaliera costituita per arginare il problema, prevede la condivisione di modelli d’intervento di successo, che possano agire sulla diagnosi della violenza e sulla delicata e successiva fase di riabilitazione.

 

 

È quest’ultimo il nodo cruciale della questione perché, se le ferite del corpo possono essere rimarginate, quelle psicologiche possono procurare danni irreparabili, voragini che distaccano dalla realtà e per le quali le cure mediche non possono nulla. Ecco perché nasce l’esigenza di chiedere a ogni Regione una seria politica d’intervento, che provveda a costruire un “Centro Ospedaliero pediatrico specializzato nel maltrattamento, dotato di equipe multidisciplinari e attrezzature che permettano una diagnosi differenziale completa”.

 

 

Una valutazione che parta dai presupposti, per evitare che si debba agire sempre e comunque dopo il maltrattamento è un dovere civico oltre che sociale. Inserire gli abusi sui minori nel “Piano nazionale di prevenzione sanitaria” è l’auspicio per la salvaguardia delle nuove generazioni, il cui futuro spesso è compromesso da vigliacchi che usano la forza per nascondere le proprie debolezze.

 

 


 

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