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Una riforma per la scuola? …. Eppur si muove …

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di Stefania Macaluso

 

La ministra Maria Chiara Carrozza il 17 dicembre 2013, incontrando i direttori degli Uffici scolastici regionali, ha varato la “costituente per la scuola”, un sondaggio istituzionale al fine di individuare proposte efficaci per migliorare il sistema scolastico. La consultazione avverrà online: tutte le componenti della scuola, insegnanti, genitori e alunni, potranno dire la loro per contribuire alla riforma della scuola italiana. Tra i primi ad avere idee per il futuro della scuola certamente sono gli insegnanti, e non perché ne siano il centro, che è costituito piuttosto dagli alunni, ma perché ne sono il motore. Di questo motore si discuta di come fare il “tagliando”, di come curarne la “revisione”, di come valutarne la “carburazione”, ma bisogna che sia chiaro che restano loro, gli insegnanti, la vera leva della scuola.

Sottopagati e sottostimati, come i giocolieri di un circo in dismissione, tengono illuminata la ribalta d’Italia: mentre nel retroscena del Paese i burattinai consumano gli ultimi atti di uno spettacolo impresentabile e inenarrabile, gli insegnanti restano tra le poche categorie indenni rispetto ai fumi della corruzione, dell’indecenza, della volgarità.

 

Dalla consultazione del ministero potrà emergere che gli studenti vivono la scuola come una galera, che le famiglie si dibattono tra un’invocazione di aiuto e una condanna di disservizio, che l’opinione pubblica oscilla tra la disistima dei pochi inadeguati e la speranzosa fiducia nei tanti qualificati. Solo chi veramente conosce come e quanto lavora la maggior parte degli insegnanti (come è noto ai dirigenti scolastici attenti e professionali), sa che la scuola si regge grazie alla forza motrice costituita dall’amore che gli insegnanti spendono insieme alle loro migliori energie. Parlare della  dedizione con cui essi operano può risultare retorico, ma speriamo che questa “notizia” giunga alla Ministra Carrozza come l’elemento di forza da cui far ripartire qualunque riforma della scuola.

Ci piacerebbe che tra le prime voci della consultazione ministeriale ci fosse la testimonianza, che circola nel web, del marito di un’insegnante, efficace stigmatizzazione della reale condizione lavorativa di una categoria che va riconsiderata e rivalutata:

 

Io sono sposato con una insegnante di liceo scientifico. Sono in pensione e tra due anni doveva andare in pensione mia moglie e avremmo realizzato dei progetti programmati da tempo. Invece la Ministro Fornero e il governo Monti hanno deciso che le regole si cambiano in corso d’opera, i diritti sono caramelle, ed ora mia moglie dovrà lavorare altri nove anni. (Viva il legiferare dei governi con la fiducia e decreto legge che si protrae da anni. Il Parlamento che ci sta a fare, oltre che a scaldare la poltrona, sicura finché si vota la fiducia?).

Il tfr che ci serviva per estinguere parzialmente il mutuo lo vedremo tra 11 anni, dato che il percepimento di tale salario differito è stato uilteriormente differito a due anni dopo il pensionamento. (Viva la democrazia e i diritti). In compenso l’Imu, Iuc, Tasi, Tarsu, Tari, Irpef Comunale, Regionale, Provinciale ecc. nessuno li ha differiti ma, anzi, grazie a loro, paghiamo più volte la stessa cosa, ovvero i servizi invisibili, non indivisibili.

Mia moglie praticamente non la vedo mai: sia per un motivo che per un altro, riunioni, ricevimento dei genitori e quant’altro, è raro che il pomeriggio torni a casa: a volte ceno (non pranzo) da solo dato che le riunioni si protraggono fino a tarda sera. Non so cosa preveda il contratto ma sicuramente non c’è nessuno che lo faccia rispettare. Se qualche volta torna a casa nel pomeriggio sta sempre, fino a sera, a volte nel letto, correggendo compiti o lavorando al computer per il doppio lavoro che si vuole che si compili sia il cartaceo che il digitale: naturalmente tutto a proprie spese: computer, carta, inchiostro stampante, pennetta e… tempo. Inoltre continue telefonate tra colleghe per il funzionamento dei programmi e relativi consulti sul funzionamento degli stessi. Con gli stipendi più bassi d’Europa. C’è ancora chi parla di privilegiati a 18 ore? Brutta cosa l’ignoranza e la malafede.

 

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