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Quali contenuti etici insegnare (seconda parte)

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di Antonina Concetta Pellerito

 

“La strada che porta all’interculturalità passa attraverso il deserto.”(M.Walzer)


La dimensione plurale nel nostro Paese, per effetto dei movimenti migratori, ha assunto ormai una valenza strutturale, i cui effetti sociali e culturali sono evidenti.

Se inizialmente si è trattato di gestire l’emergenza, attraverso la soddisfazione dei primi bisogni sociali e linguistici, oggi le richieste investono sempre più l’ambito socio-culturale.

Il territorio – e, al suo interno, la scuola in via prioritaria – si trova pertanto a dover rispondere a nuove sfide, prima fra tutte quella di creare pacifiche convivenze grazie alla costruzione di identità aperte.

Nell’affrontare questa sfida, la prima condizione di successo per il sistema scolastico è l’attivazione di partnership che coinvolgano tutti i livelli istituzionali: dall’amministrazione pubblica ai fornitori di servizi educativi  quali scuola e università, fino alla società civile in senso più ampio (associazioni, agenzie formative, parti sociali…).

Il territorio diviene punto di partenza e meta finale di questo percorso di collaborazione che conduce alla costruzione di una nuova società in cui tutti i soggetti, italiani e stranieri, sono cittadini attivi, critici, capaci di confronto democratico e di continua negoziazione dei significati e delle regole.

La scuola, come prima istituzione di cura e formazione del cittadino, deve farsi promotrice della cultura della partecipazione, attraverso la ricerca di alleanze nel territorio realizzata grazie all’organizzazione di seminari, tavoli tecnici, dibattiti…. All’interno di questa cultura condivisa, il protocollo d’intesa tra i vari enti interessati rappresenta lo strumento per raggiungere le finalità individuate e, allo stesso tempo, la garanzia che i diversi soggetti assumano le rispettive responsabilità specifiche in vista del fine comune: la costituzione di un sistema formativo integrato.

Come sottolineato anche dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale nel documento dell’ottobre 2007 “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri”, “… l’integrazione scolastica è una parte – importante, ma non esaustiva – dell’integrazione complessiva. Per favorire il processo di inclusione dei minori stranieri nelle città e nelle comunità, la scuola e il territorio devono lavorare in maniera congiunta, fianco a fianco, per far sì che i luoghi comuni diventino davvero luoghi di tutti.”

Il mondo non è mai stato monocromo, la pluralità per lungo tempo ignorata o contrastata risulta oggi preponderante data l’attuale dilatazione e globalizzazione degli eventi. L’Unione Europea rappresenta una sintesi di tale pluralità: 27 Stati, 23 lingue ufficiali e 490 milioni di persone, oltre alle diversità date dalle minoranze presenti all’interno dei vari territori, dalle nuove aree di contatto create dall’ulteriore estensione verso Est e dalla migrazione extracomunitaria in continua crescita. Nei suoi documenti, il Consiglio Europeo ha sollecitato più volte gli Stati membri ad intraprendere azioni volte a garantire a tutti il diritto di cittadinanza, l’inclusione, lo sviluppo personale e, in definitiva, il benessere sociale di tutti i cittadini. Il motto europeo “In varietate concordia” risulta pertinente e si arricchisce di senso se viene associato alle parole del Mahatma Gandhi secondo il quale nessuna cultura può sopravvivere se pensa di essere esclusiva.     Oggi l’attenzione dei governi europei è rivolta progressivamente a questioni quali l’immigrazione familiare, la migrazione di ritorno, l’integrazione dei gruppi immigrati, l’aumento         del    numero     di      rifugiati    e       di      richiedenti        asilo. Il Manuale sull’Integrazione per decisori politici – nato dalla richiesta del Consiglio Europeo di Tessalonica del giugno 2003 per sviluppare cooperazione e scambio di informazioni sull’integrazione tra i Paesi dell’UE al fine di apprendere gli uni dagli altri – ha un obiettivo preciso: servire da guida per lo scambio di informazioni e buone pratiche fra gli Stati membri al fine di promuovere politiche di integrazione sempre più efficaci. Le tematiche alla base della struttura del documento riguardano l’accoglienza, considerata una forma di investimento sul futuro. Particolare importanza è data all’autosufficienza degli immigrati e al loro coinvolgimento attivo nella vita sociale, attraverso l’apprendimento della lingua, l’orientamento alla cittadinanza attiva e la formazione professionale. I decisori politici e gli operatori, fra i quali gli Enti Locali, rivestono un ruolo centrale nell’attività progettuale che, secondo l’Handbook of integration UE- novembre 2004/10, deve essere fondata su una serie di azioni preordinate e documentate: individuazione delle ragioni fondamentali delle azioni; formulazione di un programma; consultazione dei portatori di interesse; definizione del problema e degli obiettivi; individuazione di strategie e implementazione del programma. I progetti che ne derivano saranno mirati ad incrementare il senso di appartenenza e il loro monitoraggio permetterà di fornire indicatori per quantificare e qualificare i processi di integrazione. La sinergia tra le diverse agenzie territoriali sarà garanzia del successo delle azioni intraprese, in un circolo virtuoso di progettazione, riprogettazione, comunicazione tra i soggetti interessati.

L’incontro tra etnie e culture diverse, come del resto tra individui, si rivela un gioco di scambi, prestiti e debiti. Dentro questo percorso, la pedagogia interculturale si interessa dei processi di integrazione assimilativa e della concertazione tra forme di vita diverse. La finalità a cui tendere è l’educazione alla cittadinanza attraverso l’apertura, l’uguaglianza e la coesione sociale per la costruzione di una nuova identità.

All’interno di tale ottica, alcuni elementi appaiono particolarmente rilevanti e costituiscono nuovi orizzonti per le scuole e per i territori della società interculturale.

 Sulla base della lettura dei dati di contesto operata dal  gruppo di ricerca con cui ho  lavorato tre anni fa ,avente come area di osservazione, il   territorio nord-abruzzese,   ho potuto individuare le seguenti sfide:

1) lacostruzione di un’identità multipla; 2)lavalorizzazione e il potenziamento degli scambi comunicativi interculturali tra gli alunni, le famiglie, le istituzioni; 3)il sostegno alla donna e alla genitorialità; 4)la formazione di un’etica condivisa in un rinnovato protagonismo giovanile studentesco dentro la scuola; 5) le sinergie tra scuola e territorio al fine di condividere il patto di corresponsabilità.

Per poter conquistare una mentalità planetaria, il sistema formativo deve anzitutto consolidare il suo ruolo nevralgico per accogliere-rispettare-valorizzare le differenze attraverso una formazione degli operatori – scolastici e non – alla convivialità e al dialogo. In tal modo, si potrà dar voce a più continenti, a più culture, a più antropologie, attraverso percorsi educativi multiculturali, carichi di senso e di significato in quanto coinvolgenti, motivanti e autentici. Le componenti delle competenze interculturali da acquisire possono essere riassunte così come segue:

-) decontrazione della propria identità culturale, attraverso l’estraneazione da se stessi e dal proprio gruppo etnico e linguistico per aprirsi al contatto tra culture, attraverso processi di arricchimento e di trasformazione;

-)“decostruzione” (Derrida 2005), intesa come relativizzazione del proprio punto di vista, distacco dall’immediatezza della propria percezione, imparando a vivere oltre l’univocità;

-)         coscienza dell’insicurezza, fonte di riflessione, rispetto alla pluralità e alla diversità delle scelte nelle culture, dentro un sentimento di empatia e con la volontà di trovare un accesso all’altro e ai suoi pensieri; -) capacità di leggere la propria cultura dall’esterno con l’occhio di un’altra cultura superando la falsa dicotomia tra il proprio e l’estraneo; -) competenza comunicativa che superi l’aspetto filologico–linguistico per abbracciare soprattutto quelli socio-psicologici, di avvicinamento all’estraneo e, dunque, relativi alla

mediazione linguistica, al dialogo, all’arte dell’ascolto; -) competenza metalinguistica, ossia saper sviluppare strategie di feedback e di accertamento sui processi di comunicazione;

-)     capacità di sopportare e rapportarsi ai conflitti, cercare e trovare accordi;

-) solidarietà e cura, fondate su valori etici in grado di fornire agli uomini delle ragioni profonde per occuparsi gli uni degli altri.

Per rispondere alle “sfide” sopra individuate, è necessario curare in modo particolare il sistema di relazioni che si attiva a partire dalla scuola e che coinvolge l’intero territorio.

L’istituzione scolastica infatti diventa il centro degli incontri tra le diversità, spazio protetto in cui queste possono integrarsi. Pertanto essa deve essere un luogo che accoglie, aperto alle famiglie, attento ai talenti e alle caratteristiche di ognuno. Al suo interno, i docenti devono possedere quelle competenze professionali necessarie ad individuare i diversi bisogni formativi, a farsi carico di quelli ritenuti prioritari e ad attivare tutte quelle strategie mirate a integrare le diverse culture e ad evitare e/o limitare le problematiche relazionali legate ai pregiudizi e alle discriminazioni.Le analisi offerte alla Commissione Cultura della Camera da più esperti nel settore ,in base anche alle pluriennali sperimentazioni sul campo ,hanno consentito di evidenziare specificatamente due problemi ritenuti unitamente nodali e tra loro intrecciati: la cittadinanza e l’approfondimento linguistico.

La società nuova che si prospetta, deve necessariamente prevedere, una dimensione identitaria, meno rigida e chiusa, aperta al pluralismo culturale e religioso.

Si tratta di passare dallo scontro tra culture ,all’incontro ed al dialogo.

Secondo F. Cambi(2004):”I connotati del nomadismo e del meticciato, vanno proposti, come superamento dell’appartenenza e come modi di riattraversarla, per metterla in discussione, a confronto ,in dialogo e in simbiosi”.

Rispetto al passato, l’attuale profondo cambiamento, va visto ,come un processo più dinamico ,in continua trasformazione ed evoluzione.

La cittadinanza assume di conseguenza, maggiormente, una dimensione mondiale ,dato che:

I confini si dilatano Le comunità si spostano portando con sé le proprie specificità culturali e religiose.

Si assiste ad un continuo processo di trasformazione ,che attraversa le culture, modificandole. Questo processo crea, a volte, fenomeni di disagio, o addirittura intolleranza ,dovuti spesso anche al senso di disorientamento provocato dalla varietà dei modi di essere e dalla molteplicità ed eterogeneità delle appartenenze(culturali , religiose….). Tali caratteristiche debbono costituire una risorsa per la comunità che accoglie ,la quale, aprendosi all’altro ,deve iniziare a mettersi in discussione, ed a cambiare, radicalmente, la propria mentalità.

Da uno studio effettuato dalla Fondazione Agnelli ,nel settembre 2010,in base ai dati monitorati dal Ministero istruzione università e ricerca (relativamente al biennio 2008/09) risulta evidente come ,in Italia ,il numero degli alunni (e relativa distribuzione tra le diverse scuole) stranieri (sul totale degli iscritti ,A. scol.2008/09) è poco uniforme con una stanzialità massima, nella nostra penisola, al centro –Nord ,sia per la scuola Primaria,(con un’incidenza media dell’8,3%),che nella secondaria di 1 grado (incidenza media pari all’8%); inoltre, spesso, gli alunni stranieri, denotano un certo ritardo scolastico, (superiore al 20% già in 3^ elementare),a tal proposito ci si chiede se, il modello di integrazione, di fronte al quale ci troviamo, sia basato sul “rallentamento….”

Altro dato da evidenziare, è quello inerente la lettura (che rimane ancora oggetto di verifica, nel nostro Paese). Si è riscontrato che ,gli stranieri nati nel Paese di immigrazione hanno un rendimento scolastico migliore , rispetto a quello registrato nei loro coetanei, nati all’estero, e successivamente immigrati.

Le previsioni per i prossimi anni ,analizzando i dati precedenti ,permettono di poter formulare alcune deduzioni: 1) Nonostante la crisi e la diminuzione recente della mobilità internazionale ,la quota di alunni stranieri ,nella scuola italiana sembra ancora destinata a crescere, almeno per un decennio; 2) Il fattore trainante potrebbe essere costituito dalle nascite da genitori stranieri già avvenuta in Italia ,che hanno subito un’accelerazione a partire dal 2004 (post regolarizzazione Bossi-Fini)

3) All’interno della popolazione scolastica di origine straniera potenzialmente potrebbe crescere, dunque ,la quota dei nati in Italia (seconda generazione) che presenterebbero bisogni educativi diversi da quelli degli immigrati di prima generazione.

4) Sotto le ipotesi adottate(mantenendo costanti le tendenze in atto) la quota di alunni stranieri iscritti alla 1 elementare potrebbe risultare destinata a raddoppiare nel giro di 6 anni.

Il cambiamento in atto non inciderà soltanto dal punto di vista quantitativo ,poiché si può prevedere che:

  • Il ritardo e l’insuccesso scolastico per i ragazzi stranieri saranno sempre meno tollerabili e tollerati ,tanto a livello individuale ,quanto a livello collettivo.
  • I dirigenti e i docenti , saremo chiamati a cambiare registro ,per evitare di proiettare sui giovani di seconda generazione i pregiudizi e gli stereotipi inevitabilmente consolidatisi alla presenza di tanti giovani immigrati;
  • Man mano che i giovani di seconda generazione cresceranno, diventeranno sempre più evidenti e potenzialmente pericolose le frizioni fra l’enfasi sulla cittadinanza (in senso pedagogico) sempre più diffusa nelle scuole ,e le difficoltà di rispondere alla crescente domanda di cittadinanza italiana(in senso giuridico).

La legge n .91/92-Nuove norme sulla cittadinanza– prevede l’acquisizione automatica ,dunque non discrezionale ,della cittadinanza italiana per gli stranieri nati in Italia che a 18 anni ne facciano domanda(mentre altri Paesi concedono tale possibilità molto prima).

Il problema è che la domanda deve essere accompagnata dalla dimostrazione di una residenza legale ininterrotta sul territorio italiano,(cosa che in molti casi risulta difficile ,se non impossibile). La cittadinanza ,in Italia, non discende dallo ius soli ,ma dallo ius sanguineus ,principio che sembra non favorire l’integrazione in una nuova società globalizzata.

La conseguenza è che stiamo lasciando in sospeso numerosissimi adolescenti stranieri nati in Italia ,senza offrire loro quella certezza dell’approdo alla cittadinanza italiana ,così importante nell’età in cui si costruiscono le identità e i sensi di appartenenza.

  1. Tali criteri ,molto restrittivi per comprovare i requisiti per l’ottenimento della cittadinanza italiana, o per l’ottenimento dei documenti per il soggiorno, divengono un ulteriore peso per molti giovani che ,ormai, si sentono italiani ,ma non sono riconosciuti come tali ,scoraggiando la prosecuzione del percorso scolastico e d’istruzione, dopo la scuola dell’obbligo.
  2. Una soluzione ragionevole ,che forse non richiederebbe nemmeno una radicale modifica legislativa ,consisterebbe nel poter esibire la certificazione scolastica,(ad esempio le pagelle), quale prova sufficiente a dimostrare quella partecipazione attiva e continuativa alla vita del nostro Paese posta dal legislatore come condizione necessaria per l’acquisto della cittadinanza.

(Per inciso ,questa soluzione non comporta nessun costo aggiuntivo per il singolo e per la pubblica amministrazione ,e si presta a facili verifiche presso le istituzioni scolastiche).

Ringraziamenti

Desidero ringraziare per la realizzazione di questo lavoro le colleghe del mio gruppo di studio/ricerca   dell’Università degli Studi di Macerata ,Proff. Angela Pallini, ,Annamaria Piarulli ,Maria Grazia Taffi ,la Dirigente Scolastica  Dott.ssa Leonilde Maloni, il Dott. Salvino Leone Direttore del Master Bioetica dell’Istituto di Studi Bioetici “Salvatore Privitera”,Facoltà teologica di Sicilia-Pa.

Riferimenti bibliografici

A.Pallini, A.C. Pellerito ,A. Piarulli, M.G.Taffi :”Il mondo in classe ”Dall’accoglienza alla cittadinanza. Percorsi interculturali nel territorio nord –abruzzese-Università degli Studi di Macerata A.A.2010/11

Normativa di riferimento , sito internet ministero istruzione università e ricerca : www.istruzione.it

—  A.C. Pellerito ,Project work: “Progettazione del curricolo verticale in ambienti di apprendimento della scuola di base” Università degli Studi di Macerata A.A.2010/11

—   A.C. Pellerito, Interventi al forum/gruppo 5 ,Moduli 2 e 3,Unimc A.A.2010/11;

—  Rivista dell’istruzione Numero monografico sulle indicazioni nazionali 2012,n.5 Anno 2012 p.68-72.

—  Fondazione Agnelli http://www.fga.it/fileadmin/storico/1024-1/CN1509.htm

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