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Palermo: Lorefice: “Un cammino di liberazione e di pace”

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di Piero Scaglione

 

   Il nuovo arcivescovo ha aperto la Porta Santa nella Cattedrale. Ne sarà aperta nella chiesa in costruzione nella missione «Speranza e carità» di Biagio Conte. L’appuntamento è per il 24 dicembre, vigilia di Natale, che monsignor Lorefice trascorrerà con i poveri. Altre due Porte Sante nel Santuario mariano di Altavilla Milicia e nel Santuario di Santa Rosalia.

   Il nuovo arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha aperto la Porta Santa della Cattedrale di Palermo, un monumento simbolico dove la tradizione cristiana convive con l’influenza multietnica e multiculturale della storia siciliana. Una folla di persone di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali ha partecipato con gioia e commozione alla cerimonia. La celebrazione è iniziata sul sagrato con la lettura di una sintesi della bolla di indizione dell’Anno Santo, con la preghiera litanica e con la lettura del Vangelo del giorno. Dopo il canto di un salmo si è snodata la processione di sacerdoti e diaconi che ha attraversato la via Bonello (sede dell’Arcidiocesi) fino a giungere al portone di bronzo, aperto da monsignor Lorefice.

   I fedeli hanno potuto varcare la porta al termine della celebrazione. 

«Oggi si apre un tempo di letizia e di gioia, perché Antico e Nuovo Testamento annunciano la vicinanza del Signore agli uomini. Abbiamo aperto simbolicamente una porta perché abbiamo creduto al Signore… Papa Francesco ci ricorda che la misericordia è significativa in Dio», ha detto l’arcivescovo di Palermo nella sua omelia. Secondo monsignor Lorefice, «oggi deve essere più che mai chiaro che la misericordia di Dio si deve rivelare nell’incontro pacificatore tra gli uomini. Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo peccatori si è sacrificato per noi. Il male si vince con il bene. Nel Vangelo, Gesù si contamina: puro e giusto, diventa amico dei pubblicani e dei peccatori, mentre i farisei e gli scribi mormorano; infine muore accanto a due ladroni. Dunque, i cristiani devono sporcarsi le mani con la misericordia umana. Pace, giustizia, perdono e recupero dei peccatori sono capisaldi del Vangelo». 



  Come sottolineato dal vescovo Lorefice, «la memoria del Concilio Vaticano II è urgente e necessaria ai nostri giorni, per accompagnare e animare la Chiesa di papa Francesco (venuto dalla fine del mondo): la Chiesa che apre porte, la Chiesa della giustizia e del perdono, la Chiesa che manifesta la grandezza della carità cristiana, la Chiesa che introduce cammini di liberazione e di pace. La Chiesa non deve imporre una dottrina dura, non deve imbracciare le armi del rigore, ma deve essere benigna, inclusiva e mossa da misericordia, come voleva il Papa Buono». 



   Un’omelia in linea con la storia della Cattedrale di Palermo che simboleggia il crogiolo di etnie, religioni e culture che caratterizza l’intera storia di Sicilia. Nel IV secolo fu edificato il primo luogo di culto, poi distrutto dai Vandali. Riedificata nell’anno 604 in epoca bizantina (testimoniata dalla odierna cripta), la Cattedrale fu adattata al culto della Chiesa d’oriente, con il passaggio all’egemonia del Patriarca di Costantinopoli. Sotto la florida dominazione araba e berbera, tra il IX e l’XI secolo, la Cattedrale divenne un luogo di culto musulmano, la grande Moschea Gami, capace di contenere fino a 7 mila fedeli. Con l’avvento della dinastia normanna degli Altavilla, la Cattedrale tornò un luogo di culto cristiano. Nuovi cambiamenti si ebbero con la dominazione spagnola, nel Cinquecento, quando la Cattedrale fu impreziosita da importanti artisti del Rinascimento siciliano: dai fratelli Gagini a Francesco Laurana. Infine, il Barocco siciliano impresse la sua inconfondibile impronta nelle decorazioni del tempio. 

Oggi la Cattedrale è una sintesi efficace di influenze cristiane e arabe, rinascimentali e barocche. Al suo interno sono custoditi i sarcofagi con i resti mortali di sovrani e imperatori del passato: da Ruggero II e Costanza d’Altavilla, a Enrico VI di Svevia, da Federico II di Svevia a Costanza d’Aragona.

 

Tratto da “Famiglia Cristiana”, 13/12/2015

 

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