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padre Giuseppe Turco – S.Maria della Consolazione

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Intervista a padre Giuseppe Turco

Parrocchia Santa Maria della Consolazione

15 febbraio 2013

 

                         

Dall’incontro con Padre Giuseppe Turco emerge il senso della fratellanza e della comunione ecclesiale agostiniana che si riflette nelle iniziative e nei diversi gruppi di incontro e formazione che trovano accoglienza nella parrocchia, nella condivisione di iniziative all’interno del quartiere diocesano, nell’attenzione alla cura del senso di accoglienza verso chi può avere idee diverse, con l’aspirazione di riuscire ad organizzare delle cellule parrocchiali di evangelizzazione che possano agevolare una pastorale missionaria a servizio delle famiglie per una Chiesa che possa essere sempre più aperta e attenta alle relazioni umane.

 

Quanto è grande la parrocchia?

Il territorio della parrocchia comprende circa 7.700 abitanti.

 

Qual è il rapporto tra il numero dei parrocchiani e quello di coloro che frequentano la messa domenicale con una certa costanza?

Siamo sulla media del 25%. Compresa la celebrazione del sabato sera, ci sono cinque messe festive, di cui una è destinata ai bambini del catechismo. Il sabato sera vengono molte persone dalle parrocchie vicine, in particolare dall’Arenella Vergine Maria e dall’Acquasanta. La nostra parrocchia è affidata a dei religiosi, siamo agostiniani, c’è sempre un padre che celebra la messa e uno o due confessori; spesso è proprio per le confessioni che vengono persone dalle parrocchie vicine.

 

È prevalente il radicamento territoriale o vi sono persone che vengono da zone territoriali diverse?

Eccetto il sabato e la domenica c’è un radicamento territoriale, tranne qualcuno che è cresciuto nella zona e continua a venire.

 

Nel territorio parrocchiale, come cercate di raggiungere i non praticanti o non credenti?

Nel territorio parrocchiale ci sono due chiese evangeliche, una in via dei Cantieri e l’altra in via Alaimo da Lentini, che richiamano gente da tutta la città. Per quanto riguarda i non credenti non ce ne sono molti, perchè in realtà sono tutti battezzati e ci sono pochissimi musulmani. Il rapporto è con tutti di una grande accoglienza, specialmente per il servizio della Caritas parrocchiale. Noi non facciamo nessuna distinzione tra le persone in base alla religione. Tutti vengono accolti con amore da parte dei nostri collaboratori e aiutati, per quanto è possibile.

Per i non praticanti c’è tutto un lavoro che facciamo con un gruppo di laici impegnati, che chiamiamo i laici missionari. Si tenta con i centri di ascolto familiare, invitando le persone che abitano nel condomino, stimolando coloro che normalmente non frequentano. Non è facile, però ogni tanto si riesce.

 

Ci sono attività di formazione che vanno al di là del catechismo per i bambini e i ragazzini fino alla cresima? I catechisti per la preparazione alla prima comunione e alla cresima vengono preparati, a loro volta? Come? Da chi?

Abbiamo diversi gruppi che vivono una certa spiritualità, sul taglio del carisma agostiniano, essendo noi religiosi agostiniani. Abbiamo la Fraternità Secolare “Communio”, un gruppo di consacrati laici che si incontrano settimanalmente. C’è la Fraternità Secolare Agostiniana, che è l’antico Terz’Ordine Agostiniano, che si riunisce due volte al mese per un incontro formativo. Poi c’è la Confraternita di SS. Maria Addolorata al Molo, un gruppo molto numeroso, che hanno chiesto 15 anni fa di far parte della fraternità secolare agostiniana, quindi vogliono vivere il nostro carisma insieme con la devozione alla Madonna Addolorata, che si incontrano mensilmente. Quest’anno stiamo centrando l’attività formativa sul tema della fede, con il taglio del carisma agostiniano. Per esempio ci stiamo soffermando sulla fede in Sant’Agostino. Sant’Agostino ha scritto moltissimo, quindi c’è tanto su cui riflettere. Inoltre una volta al mese tengo un corso formativo sulla Sacra Scrittura, aperto a tutti i parrocchiani. Seguo anche un gruppo famiglie, una dozzina, che l’ultimo sabato del mese si riuniscono per la loro formazione.

I catechisti partecipano agli incontri sulla formazione biblica, che sono aperti a tutti. Questa riunione è per un bel gruppo numeroso, si svolge il giovedì pomeriggio. Poi partecipano ad un incontro mensile formativo, il secondo giovedì di ogni mese, tenuto da me o da qualche altro collaboratore.

Quest’anno per la formazione dei vari gruppi, abbiamo trovato molto significativi dei testi che ha pubblicato la diocesi di Milano sulla fede, che sono indirizzati a diverse categorie: alle famiglie, ai catechisti, a tutti i fedeli o ai ragazzi.

 

Qual è la percentuale di ragazzi che continua a frequentare la parrocchia dopo la cresima? C’è un gruppo giovanile permanente? Che età hanno i partecipanti in media?

Resta circa il 40 %. Abbiamo la media di 50, 60 prime comunioni e poi restano circa 30 – 35 ragazzi. C’è un gruppo di adolescenti che ha concluso il percorso per la cresima e c’è un gruppo giovanile permanente, con ragazzi un po’ più grandi, che si riunisce una volte la settimana e che partecipa una volta al mese ad un incontro formativo con gli animatori o con me o un mio collaboratore. Sono importanti i collaboratori laici ed è molto importante che vengano accettati dai ragazzi, perché oggi vogliono essere autonomi. I ragazzi preparano tante cose, secondo i momenti liturgici. Molti fanno parte della confraternita, ma è un gruppo aperto a chiunque.

 

Quali sono i rapporti tra la parrocchia e le associazioni, i gruppi e i movimenti (Azione cattolica, Scout, etc.) – se ce ne sono – che operano al suo interno?

Non abbiamo questo tipo di gruppi in parrocchia. Anni fa veniva un gruppo scout, ma è rimasto solo due o tre anni. Per quanto riguarda l’Azione cattolica ci ho provato più volte, ma la maggior parte delle persone sono assorbite dalla Confraternita e anche dal Terz’ordine, a cui si dà una formazione.

 

Che ruolo hanno i laici?

C’è una grande ricchezza di collaboratori tra i laici. Io sono ventidue anni che sono qui ed ho trovato ed ho continuato a svolgere gli incontri con il consiglio pastorale parrocchiale, che si rinnova ogni tre anni. E’ dagli incontri, che facciamo 4 volte all’anno, che nasce tutta la programmazione della parrocchia e da lì promana quello che si pensa di fare attuando quello che la diocesi ci dà come direttiva. Per quanto riguarda i laici collaborano con noi 18 ministri straordinari della comunione. Ci sono 32 catechisti e un gruppo di 17 missionari. Infine c’è un gruppo di 8 persone che si occupano della Caritas parrocchiale. La Caritas opera sia come centro di ascolto sia per quello che riguarda i viveri, come banco alimentare. Organizziamo una raccolta mensile per le varie necessità della parrocchia. E’ un momento difficilissimo per tantissime famiglie, dopo che si sono fermati i lavori ai Cantieri navali, sia per coloro che sono assunti dai Cantieri sia per tutte le imprese dell’indotto. E’ vastissimo il raggio delle nuove povertà. Se fino a due anni fa assistevamo circa 100 famiglie, ora siamo arrivati ad averne 347. E’ una situazione dura per le famiglie che non hanno come pagarsi l’affitto o il mutuo e su questo sto insistendo moltissimo con gli Enti pubblici, con il sindaco Orlando ed anche con la Presidenza della Regione a motivo della caduta delle due palazzine avvenute nel quartiere. Questo mi ha portato ad avere più contatti con queste Autorità

 

Quali sono i tratti essenziali  della esperienza di fede che vi caratterizza (o che è presente in parrocchia)? Vi riconoscete in una spiritualità particolare?

Come religiosi agostiniani il nostro carisma è fondato sulla comunità, sulla comunione all’interno della famiglia agostiniana e all’interno della nostra comunità religiosa. Questo cerchiamo di trasferirlo anche alle famiglie della parrocchia. Insistiamo sull’affermazione che la parrocchia è una famiglia di famiglie, quindi una comunità che crea comunione. Noi siamo una comunità religiosa che viviamo questo carisma della comunione tra di noi e questo carisma cerchiamo di trasferirlo nell’ambito della parrocchia. Al centro ci deve essere questa comunione totale, sia spirituale sia materiale: niente è proprio come dice Sant’Agostino, ma tutto appartiene alla comunità. Tutti i gruppi laicali che si ispirano al carisma agostiniano si basano sulla communio.

 

Qual è il gruppo o il cammino spirituale che ritenete più vicino a quello che perseguite?

Potrebbero essere vicino alla famiglia agostiniana i focolarini, perchè hanno la regola di Sant’Agostino. Un tentativo che sto facendo in parrocchia, anche se ancora non riesce a concretizzarsi, è creare i gruppi “Oikos”. Ho fatto tanti incontri anche con qualche altro sacerdote, come padre Salvatore Orofino a San Giovanni Apostolo e anche altri parroci stanno seguendo questo. “Oikos” è un termine greco e significa casa, quindi famiglia; ci si incontra con le famiglie andando presso di loro e si svolgono degli incontri in parrocchia. Ha molto anche di rinnovamento, diverso dal rinnovamento dello spirito, perché lavora sulle singole famiglie, sui gruppi di ascolto familiare, però nello stesso tempo, per come viene organizzata la serata nella parrocchia, è molto vicino al rinnovamento. E’ una pastorale missionaria; si porta la missione della parrocchia fuori le mura della Chiesa. Io, nonostante i miei anni, faccio a tappeto durante l’anno la benedizione delle famiglie. Questo è un modo per conoscere le famiglie e per creare l’incontro.

 

Qual è l’iniziativa che vorreste realizzare insieme ad altri gruppi e\o parrocchie?

Quello che vorrei realizzare è avere una unica Caritas parrocchiale per il quartiere. Sono anni che ci provo: attenzionare i bisogni del territorio, evitare di distinguere tra il territorio delle diverse parrocchie. Allo stesso modo anche per la pastorale giovanile. Questo in parte si fa insieme alle altre parrocchie del quartiere.

Anni fa avevamo creato una grossa unione tra le parrocchie, con delle commissioni inter parrocchiali per la famiglia, per la liturgia, per i giovani, per la Caritas e ogni parrocchia collaborava con i laici e si facevano tantissime iniziative insieme. Per questo il nostro è uno dei quartieri pastorali in cui si collabora molto. La collaborazione con le altre parrocchie del quartiere pastorale è ottima. Il quartiere comprende le cinque parrocchie di Montepellegrino (noi, Santa Margherita, don Orione, Acquasanta e Santa Susanna) e le parrocchie S. Antonio ad Arenella e di Maria SS. Regina degli Apostoli a Vergine Maria. Noi parroci ci incontriamo periodicamente ed anche i nuovi parrochi vengono coinvolti. Programmiamo diverse iniziative pastorali durante l’anno.

 

Cosa ritenete urgente per risolvere o affrontare i problemi, se ce ne sono, della città di Palermo?

Il lavoro. Decisamente il lavoro. Senza di questo è veramente difficile per le famiglie, manca la serenità quando non ho cosa mettere in pentola o come pagare l’affitto. La mancanza del lavoro nei Cantieri ha acuito la difficoltà lavorativa.

 

Cosa ritenete urgente per risolvere o affrontare i problemi, se ce ne sono, della Chiesa di Palermo?

I problemi sono quelli di una nuova evangelizzazione, come ci suggeriscono i documenti ufficiali della Chiesa. Dobbiamo sapere uscire fuori dalle nostre mura e andare incontro alle famiglie, dare una maggiore accoglienza. E’ importante che l’uomo senta vicino i rappresentanti della Chiesa, non solo del vescovo, del parroco, ma anche del credente, del laico impegnato. Quando dico il rappresentante intendo tutti, perché noi siamo Chiesa. Però dobbiamo cambiare e andare incontro; ecco il perché dei tentativi di andare presso le famiglie, ecco perché vorrei i gruppi “Oikos”.

 

Secondo lei, quando si parla di cultura cosa si intende?

Nell’ambito ecclesiale è far si che fede e ragione camminino insieme senza vedere tra loro una discrasia. Cultura significa che la fede può arrivare anche all’uomo di oggi, all’uomo che può anche avere altre idee, non soltanto ecumenismo nell’ambito delle chiese, ma dialogo con il mondo civile. Questo dialogo con il modo civile si può realizzare creando cultura in senso di capacità di cogliere gli elementi positivi che ci sono in noi esseri umani. Ci sono occasioni che ci permettono di entrare in contatto con persone che hanno idee o religioni diverse, e sono momenti importanti in cui si può fare cultura curando e creando innanzitutto relazioni e rapporti umani con chi la pensa in modo diverso. Questo aiuta ad aprire la nostra mente nel conoscere ed accogliere gli altri e poi nello stesso tempo a creare i rapporti umani importantissimi. Ci sono gesti di accoglienza che possono andare più in là di convegni e dibattiti. Il senso di accoglienza verso chi la pensa diversamente da me e l’attenzione ai rapporti umani.

 

A cura di Luciana De Grazia

 

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