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Lettera a Cecile Kyenge

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera rivolta da Mario Affronti, responsabile del Servizio di Medicina delle Migrazioni del Policlinico di Palermo e presidente della SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni) alla Ministra dell’integrazione Cecile Kyenge

 

 Gent.ma sig.ra Ministra, mi piace ricordare la lettera inviata in occasione della Sua nomina:

Gent.ma Sig.ra                                                                                                                        

Ministra dell’Integrazione

della Repubblica Italiana

Dott.ssa Cécile Kyenge

Come presidente della SIMM ed a nome dei nostri numerosi iscritti che con entusiasmo hanno intasato la nostra posta elettronica sollecitandoci a sciverLe, Le esprimo il mio vivo compiacimento e la grande gioia per l’incarico, dichiarandomi pronto ad ogni tipo di collaborazione con i sinceri auguri di un proficuo lavoro in pace e serenità.

“Immigrati – per favore – non lasciateci soli con gli italiani”. Queste erano le nostre considerazioni ed il nostro stato d’animo nel 2009, quando riuniti a Trapani durante i lavori del nostro congresso nazionale dovevamo fronteggiare ed impedire l’obbligo di denuncia per i medici in seguito all’entrata in vigore della legge sul reato di clandestinità. Credo che anche Lei abbia partecipato, come medico al “Noi non segnaliamo day” in cui in tutta Italia, tutti, medici, infermieri, operatori sanitari e non solo, abbiamo pronunciato un deciso e convinto quantunque pacifico no ad uno scempio giuridico ed umano.

Ora, con questa stupenda nomina, siamo felici ed anche orgogliosi di essere italiani in quanto vediamo premiati i nostri sforzi per fare integrazione anche attraverso la salute.

Vorrei riallacciarmi alle ultime parole della lettera: “…fare integrazione attraverso la salute” perchè ci troviamo proprio in uno di quei luoghi in cui, in Italia, è cominciata la storia dei diritti alla salute delle popolazioni migranti. Qui a Palermo, eravamo alla fine degli anni ’80, e già in molte altre città italiane, la società civile si era già organizzata per dare una risposta alla domanda di salute dei migranti. E’ cominciato tutto in posti come questo in quanto, allora, lo Stato non si occupava della loro salute e le malattie dei migranti restavano invisibili o presunte. Era la fase dell’esclusione istituzionale ma non civile. La Caritas a Roma, l’Ambulatorio Biavati a Bologna, La Croce Rossa Italiana a Genova, il Naga a Milano ed il Santa Chiara a Palermo, per citarne solo alcuni, rappresentavano lo stato italiano e davano risposte concrete al bisogno di salute in modo spontaneo, generoso e professionale.

Qui a Palermo si sperimentò la prima collaborazione tra pubblico e privato sociale con tre attori: il Comune di Palermo, l’Associazione Salesiana Santa Chiara e l’Università. Uomini come il sindaco Leoluca Orlando, Don Meli Baldassare ed il compianto Serafino Mansueto, prof. ordinario della Facoltà di Medicina e Chirurgia, diedero vita al Poliambulatorio per Immigrati S. Chiara che agiva su base volontaria ma in convenzione con l’Università per effettuare gratuitamente esami diagnostici ed interventi terapeutici. Da questa esperienza e da altre, nate spontaneamente in ogni parte d’Italia, nasce la SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni) con le sue Consensus Conference e le sue Raccomandazioni Finali che poi faranno la storia della medicina delle migrazioni italiana, definendone la nosologia non esotica e la sintomatologia transculturale. Da questa esperienza nasce la forte azione di advocacy che nel 1995 porta allo sdoganamento del diritto alla salute per tutti, anche per gli irregolari e i clandestini, secondo i principi costituzionali. Da allora, con criteri di essenzialità e di libertà, la SIMM fa opera di sensibilizzazione, advocacy, empowerment, policy network e promozione scientifica e culturale.

Ora mi rivolgo a Lei, non solo come ministro ma anche come collega, con questo caso:

“Caro dott. Affronti, invio alla tua attenzione la Sig.ra D. P. per sintomatologia dolorosa addominale (quadranti alti) e febbre. Conosco la paziente da alcuni mesi ed era stata invitata lo scorso dicembre a fare degli accertamenti per dimagramento anomalo – 7 Kg  in pochi mesi – e dolore addominale già presente all’epoca. Nulla è stato eseguito verosimilmente per problemi di ticket…..Dott.ssa T.P.,  Palermo 3. Giugno.2013”.

Ricoverata nel nostro servizio di Medicina delle Migrazioni dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, in pochi giorni è stata fatta diagnosi di AIDS. La Paziente, sposata ma con il marito ed i due figli gemelli in Africa, vive con i genitori ed un fratello disoccupato. Proprio mentre si ammalava il padre ha avuto un ictus cerebrale emorragico (forse non sapeva di essere iperteso), aveva perso il lavoro così come la moglie che era costretta ad accudirlo per le sequele motorie invalidanti. L’unico sostentamento della famiglia era rappresentato dal suo lavoro di baby-sitter. Una storia di grande povertà.

In questo ultimo ventennio la SIMM ha contrastato sia sul piano politico che su quello scientifico-culturale l’azione dei fattori socio-politici sulla salute dei migranti nella consapevolezza che essi hanno una influenza sicuramente maggiore rispetto a quelli etno-culturali nel determinarne gli esiti. Gli immigrati, abbiamo sempre detto, si ammalano di povertà e di esclusione più che per malattie legate ai loro paesi di provenienza. Abbiamo così cercato di ridurre tale disuguaglianza migliorando l’accessibilità e la fruibilità dei servizi, attraverso la promozione della normativa ed interventi mirati a livello locale. Adesso siamo preoccupati. Sappiamo che la crisi rischia di vanificare questi sforzi. Sembra, infatti, che le conquiste sul piano dei diritti sanitari – anche quelle recenti – rischino di essere dimenticate con il progressivo ridimensionamento del Sistema sanitario pubblico che provoca attriti e, a volte, “lotte tra poveri”, che vedono anche il continuo riemergere di pregiudizi, quasi un voler cercare ad ogni costo un’alterità che ci divida. Sono presenti, intanto, ferite sempre aperte nell’accoglienza, che non c’è o è talmente approssimativa – nelle scelte politiche ed organizzative – che produce essa stessa noxe patogene (vedi la gestione dell’emergenza del Nord-Africa); ci sono ancora luoghi di sospensione dei diritti come le carceri o i CIE, dove forse è ancora peggio; le disuguaglianze nella salute tra italiani e immigrati aumentano nei luoghi di lavoro; le strette maglie della cittadinanza non consentono pari opportunità per le seconde generazioni; il disagio sociale e le politiche incerte producono sofferenza e malattia mentale. C’è bisogno di fare chiarezza. Come sempre bisogna saper leggere ed interpretare la storia attuale, per consolidare la conoscenza e la comprensione del reale impatto economico, sociale e culturale delle migrazioni. Forse alla fine giungeremo alla conclusione– condivisa – che gli immigrati non sono parte del problema ma della soluzione. Contro chi usa la storia come bacile da cui attingere alibi per distruggere il diverso da noi, vogliamo lavorare affinché la storia continui a essere quel grande mare dove navigare insieme ogni qual volta si è alla ricerca di un’esistenza in comune. La storia come indispensabile strumento di pace, di convivenza, di diffusione della cultura da sud verso nord, da est verso ovest. Non senza immaginazione come ci ricorda Danilo Dolci: “se l’occhio non si esercita, non vede. Se la pelle non tocca, non sa. Se l’uomo non immagina, si spegne (Danilo Dolci, da Il limone lunare), in Maurino M, Manifesto per un pacchetto integrazione. Ragioni, luoghi, proposte e risorse per un’integrazione possibile, p. 3, Consorzio Connecting People, www.connecting-people.it /manifesto/

Con questi sentimenti di realismo fiducioso e con l’ottimismo della volontà, sapendo che “l’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé” (Dietrich Bonhoeffer), da SIMM News 2011, www.simmweb., Le esprimiamo, cara Ministra, i sensi della nostra stima e Le dichiariamo la nostra vicinanza e la nostra partecipazione per fare della nostra Italia un paese veramente transculturale, civile e pacificato.

Mario Affronti

Responsabile del Servizio di Medicina delle Migrazioni del Policlinico di Palermo

e presidente della SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni)

 

 

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