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Il Battesimo di Gesù – Lectio Divina su Mt 3, 13-17

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13Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Oggi, Festa del Battesimo del Signore, si conclude il tempo di Natale. L’episodio riportato dall’evangelista Matteo è lontano decenni dagli eventi della nascita, che abbiamo meditato in queste settimane. Tuttavia, riflettere sul Battesimo del Signore durante il  tempo di Natale illumina ulteriormente il mistero dell’incarnazione e ci educa all’inedito rapporto tra Dio e gli uomini rivelato da Gesù.

Giovanni voleva impedirglielo

Gesù è adulto, alle soglie dell’inizio della sua vita pubblica e si reca al fiume Giordano, dove Giovanni insegnava e compiva riti di purificazione con l’acqua. I penitenti attraversavano un tratto di deserto per incontrare questo profeta forte, austero e tagliente, che annunciava l’arrivo del Messia. Visto Gesù in fila con i peccatori, Giovanni sente una resistenza: Egli non ha nessun bisogno di ricevere il Battesimo.

Un Messia “diverso”

La prime parole di Gesù sono “lascia fare per ora”. Di fronte al Battista si presentano due possibilità: seguire la propria idea di giustizia, che gli impediva di battezzare Gesù, oppure obbedire alla sua parola, e aprirsi a un parametro di giustizia diverso, nuovo. Gesù, infatti, è un Messia “diverso” da come Giovanni lo attendeva, così come si rivela sempre diverso anche rispetto alle nostre categorie.

In fila con i peccatori

È Lui che ci viene incontro e non viceversa, è Lui che ci chiede relazione, amore e dono anche se tutte queste cose le abbiamo ricevute proprio da lui. La sua giustizia fa sì che egli stia in fila con i peccatori, che accetti di essere rifiutato, abbandonato e crocifisso. Tutto ciò è incomprensibile da noi uomini. Gesù sta tra gli uomini come un Dio penitente, seguendo parametri radicalmente diversi dai nostri, come immediatamente Giovanni sottolinea.

La forza di Gesù

L’idea umana di potere a cui associamo Dio contrasta con l’uomo Gesù, che nasce in una culla, bisognoso di tutto, che cresce come tutti i ragazzi e che riceve il Battesimo. Il profeta Isaia, nella prima lettura, parla di un servo di Dio che “non grida né alza il tono, non spezza una canna incrinata” (Is 42, 2-3).  La sua forza è l’amore del Padre, come rivelato dai segni messianici che seguono il battesimo: si apre il cielo, avvicinando Dio agli uomini, e lo spirito si presenta come l’animale della riconciliazione e della pace. Infine una voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».

Figli amati

Il Battesimo di Gesù ci rivela che siamo figli amati, che la nostra forza non è quella di imporre il nostro volere agli altri, né deriva dalle nostre qualità umane o da quello che possediamo, ma è l’amore totale con cui siamo amati da Dio. Questa consapevolezza apre gli occhi a una giustizia diversa, dischiude il nostro cuore alla figliolanza, alla gratitudine, al desiderio di salvezza. La giustizia di cui parla Gesù ci orienta alla giusta relazione con Dio, da cui tutto abbiamo ricevuto, il cui amore di tiene in vita, che preferisce il ritorno al bene alla punizione.

La centralità dell’amore del padre nella vita di Gesù e nella nostra possa guidare il cammino di questo anno da poco iniziato.

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