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I Chiaroscuri – Le pentole del diavolo

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savagnone-3-small-articoloChi lo dice che le cose non cambieranno mai? Cambiano, eccome! Solo che noi non ce ne accorgiamo, anche perché, nella ridda di notizie inutili (a quanto pare Brad Pitt ha una nuova fiamma!) da cui siamo tempestati ogni giorno, nessuno ci informa dei cambiamenti veramente importanti. Un’eccezione a questo silenzio è il recentissimo rapporto della Oxfam – una confederazione internazionale composta da 18 organizzazioni di Paesi diversi – , da cui risulta che le disuguaglianze economiche a livello mondiale si accrescono a una velocità vertiginosa. Nel 2010 erano i 388 uomini più ricchi a possedere quanto la metà più povera del pianeta (oltre 3 miliardi e mezzo di persone). Dopo soli quattro anni, nel 2014, per realizzare questa equivalenza, ne bastavano 80. Nel 2015, 62. Oggi, secondo i dati pubblicati nel rapporto, ad avere da soli quanto tutti i miserabili della terra messi assieme (426 miliardi di dollari!), sono in 8. Possiamo leggere i loro nomi sulla famosa rivista «Forbes»: Bill Gates, Amancio Ortega, Warren Buffet, Carlos Slim, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Larry Ellison, Michael Bloomberg.

Attenzione: non si tratta soltanto di geni solitari che si sono fatti da sé. È il meccanismo dell’economica neo-capitalistica oggi dominante a produrre questi effetti. I soggetti sopra elencati sono, infatti, in buona compagnia, se è vero che nel 2015 si è calcolato che l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99%. Non è l’eredità del passato: la forbice si è andata sempre più allargando in questi ultimi decenni. Tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero della popolazione mondiale è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari l’anno, mentre quello dell’1% più ricco di 11.800 dollari, vale a dire 182 volte tanto. Il tutto legato ai processi economici e finanziari che non fanno capo solo a singoli individui, ma a potenti aziende: nel biennio 2015/2016 dieci tra le più grandi multinazionali hanno realizzato complessivamente profitti superiori a quanto raccolto dalle casse di 180 Paesi del pianeta.

L’Italia non fa eccezione alla regola. Stando ai dati del 2016, l’1% più facoltoso della popolazione ha nelle mani il 25% della ricchezza nazionale netta. I primi 7 miliardari italiani posseggono una ricchezza superiore a quella complessiva del 30% più povero dei nostri connazionali. E anche nel nostro Paese il processo è in corso di svolgimento. La classe media, che ne era il tessuto base, si sta disfacendo. Pochi diventano sempre più ricchi, la maggior parte scivola inesorabilmente nella povertà.

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Il mondo, dunque, cambia – e cambia velocemente. Aneh se non nel senso delle leopardiane «magnifiche sorti e progressive». E le trasformazioni in atto relative alla sfera economica coinvolgono una serie di altri aspetti della vita delle persone, a livello individuale, familiare, nazionale. L’homo oeconomicus non esiste, esistono gli esseri umani nella loro complessità, di cui la possibilità di produrre, acquistare, consumare, è una dimensione costitutiva, essenziale per la loro piena realizzazione. A volte la critica, più che giustificata, al consumismo, ci fa dimenticare l’importanza e la positività dei consumi, che contribuiscono a rendere umana la nostra vita.

Ricordo, in un viaggio a Praga, la guida, una signora, che raccontava di essere venuta una volta in Italia, a Milano, quando ancora nel suo Paese dominava il regime comunista, con il suo fallimentare sistema economico. Gli amici di cui era ospite le avevano chiesto cosa voleva visitare: il Duomo, il Castello Sforzesco, la Pinacoteca di Brera… Lei – ci raccontava – aveva risposto, con grande sorpresa di tutti: «Vorrei essere portata in un supermercato». L’avevano accontentata, e lei era rimasta incantata di fronte a tutti quei prodotti, che nell’ex Cecoslovacchia non esistevano. Poi i suoi amici, un po’ impazienti per quella che a loro sembrava una perdita di tempo, rispetto alle bellezze artistiche di Milano, l’avevano sollecitata: «Puoi scegliere quello che vuoi e andiamo». «Quando dissero: “Puoi scegliere”» – raccontava la signora – «mi misi a piangere».

Bisogna sapere cosa è la povertà per capire perché l’allargarsi esponenziale della fascia dei poveri, nel mondo e in Italia, è così preoccupante. E per rendersi conto che molti profondi malesseri che stanno rendendo problematica la vita delle società industrializzate, avanguardia e vetrina del sistema neo-capitalistico, sono solo un’avvisaglia di ciò che succederà via via che il processo di divaricazione tra chi ha e chi non ha si accentuerà, sulla linea di ciò che è accaduto in questi ultimi anni.

Oggi siamo sconcertati dalla proliferazione delle forme di populismo, dal montare sempre meno gestibile delle ondate migratorie, dalla cieca violenza del terrorismo. Forse dovremmo chiederci se per caso la radice di questi fenomeni non stia anche nel fatto che le disuguaglianze, portate oltre un certo limite, scatenano reazioni devastanti. Marx sosteneva che il sistema capitalistico si scava la fossa col suo stesso trionfo, perché prepara la rivoluzione della classe operaia. Aveva torto. Il sistema capitalistico si scava effettivamente la fossa, ma non saranno gli operai a seppellirlo, bensì le classi medie impoverite che, nei Paesi industrializzati, manderanno al potere pericolosi demagoghi, e le masse di migranti stranieri che si riverseranno sui nostri territori, travolgendo, prima o poi, le barriere che stiamo cercando di innalzare. E anche coloro che si avvantaggiano di questo sistema ingiusto e lo tengono in piedi, saranno sempre più costretti a tremare, rendendosi conto che i loro figli potrebbero essere massacrati, insieme a tanti altri giovani, in una lussuosa discoteca o mentre passeggiano sul lungomare di una città turistica. Perché, dice un antico proverbio, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.

È ora perciò, se vogliamo evitare il peggio (anche per noi stessi), che ci facciamo attenti a ciò che le statistiche della Oxfam ci raccontano, per capire dove il mondo sta andando, e cercare di farlo capire, a nostra volta, ai tanti che si chiedono ansiosamente chi sia la nuova compagna di Brad Pitt.

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