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Ho visto Violetta (e un fiume di denaro…)

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di Carlo Amenta

Insegno marketing e amo i trend di mercato e le isterie di consumo. Non mi sottraggo quando sono coinvolto e non ho alcuna pretesa di superiorità morale ed intellettuale verso chi è stregato dalle mode del momento. Quando poi queste hanno come target bambine e ragazzini direi che la febbre è quasi inestinguibile e come genitore mi lascio travolgere dal fiume in piena cercando solo di prendere aria tra un gadget e l’altro.

Sabato scorso sono andato a Catania a vedere il concerto di Violetta, la protagonista della nuova linea di prodotti di successo della Disney: i telefilm per adolescenti. Qui la fabbrica dei sogni si è superata mischiando elementi delle telenovelas sudamericane al musical di stampo anglosassone. Il cocktail micidiale ha prodotto un fenomeno di marketing eccezionale che ha travolto l’Italia costringendo i genitori di bambine dai 6 ai 12 anni a riempire i palazzetti dello sport per vedere e sentire cantare Violetta, i suoi due spasimanti (Leon e Diego), la rivale Ludmilla e tutto il cast dei giovani cantanti dello studio di arti drammatiche in cui è ambientato il telefilm.

Lo spettacolo è godibile perché il livello degli artisti coinvolti è ovviamente elevatissimo, come in tutte le produzioni Disney. Ma il livello di fanatismo raggiunto dalle giovanissime fans era impensabile anche per la Disney: sembrava di stare dentro ad uno di quei vecchi video in bianco e nero con le fan dei Beatles.

 

 

Quello che però mi ha più colpito è che questo evento ha portato nella città di Catania almeno novemila spettatori in tre diversi concerti. Di questi almeno un terzo immagino venissero da Palermo. Se consideriamo una spesa media di cento euro a persona capite bene che, in un solo week end, a Catania sono girati un po’ di soldi, molto utili in un periodo di crisi come quello attuale. Qualche albergo ha riempito più camere in un freddo weekend, qualche ristorante ha fatto qualche coperto in più.

Niente di trascendentale, nessuna soluzione epocale, nessuna boccata d’ossigeno. Ma qualche cliente in più e la cassa un po’ meno vuota. Non sono un fan degli studi preventivi sull’impatto economico degli eventi ma devo ammettere che, in questo caso, qualcosa ho visto muovere.

E Palermo? Mi dicono che dall’organizzazione hanno fatto sapere che Palermo non poteva ospitare l’evento per mancanza di luoghi adeguati. Il palazzetto non è agibile e stare fuori a gennaio è improponibile. La situazione degli impianti sportivi, spesso utilizzati anche per spettacoli di questo tipo, a Palermo è notoriamente disastrosa.

Un altro fallimento della politica locale e un’altra prova dell’incapacità del soggetto pubblico di gestire qualsiasi cosa. E allora, gli impianti, affidiamoli ai privati. Con contratti seri, con procedure trasparenti e con elementi di concorrenza. Sicuramente non diventeremo la capitale della cultura europea ma almeno non costringeremo l’odierna Violetta a parafrasare cantando: “Palermo o cara noi lasceremo…”. E soprattutto faremo qualche soldo in più. Di questi tempi non guasta.

 

 

Ringraziamo il sito www.dipalermo.it per la gentile concessione

http://www.dipalermo.it/2014/01/28/ho-visto-violetta-e-un-fiume-di-denaro/

 

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