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Emergenza crack a Palermo: un concerto al Teatro Massimo per dire stop alla rovina di tanti giovani e delle loro famiglie

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A Palermo, in particolare nel quartiere Ballarò, il fenomeno del consumo di crack ha assunto dimensioni allarmanti, soprattutto per quanto riguarda i minori. La gente del quartiere, e non solo, negli anni scorsi è  già scesa in piazza a migliaia, per protestare e chiedere la giusta attenzione da parte delle istituzioni.

Le storie che man mano si sono susseguite sono agghiaccianti, a partire dalla ragazza universitaria di 19 anni che si prostituisce per una dose e poi tante altre, come quella di Giulio Zavatteri, morto il 15 settembre 2022 a soli 19 anni. Giulio era un ragazzo sensibile, pieno di talenti che amava la musica e la pittura, ha cominciato a drogarsi a 14 anni finendo diverse volte in comunità senza riuscire a uscirne, cosi, una mattina, lo hanno trovato nel suo letto privo di vita per overdose.   

A raccontarne la tragedia è il padre Francesco che ha deciso con coraggio di condividere la sua storia e di istituire la “Casa di Giulio”, un’associazione che si sta attivando in rete con realtà private, volontariato e istituzioni per realizzare una struttura dedicata, cercando di salvare altri ragazzi caduti come Giulio nel vortice della droga.

Proviamo a descrivere cos’è il crack e gli effetti devastanti che provoca:

Una dose di crack può costare pochissimo, addirittura 5  euro, e per questo è facilmente reperibile dai giovanissimi. Si tratta di una sostanza stupefacente nata in America e diffusasi a partire dagli anni ottanta. Ricavata tramite processi chimici dalla cocaina, viene assunta facilmente inalando il fumo dopo aver sciolto i cristalli e per questo vengono usate pipe apposite di vetro o ricavate spesso da bottiglie di plastica modificate o lattine.

Il crack induce subito dipendenza psichica. Un consumo continuato e prolungato può portare all’alienazione dell’individuo con sintomi simili alla schizofrenia, a una forte aggressività o a stati paranoici accompagnati da deliri e allucinazioni. La morte di solito può sopraggiungere per overdose (bastano 800 mg), per colpo di calore e arresti respiratori e/o cardiaci, nonché per ictus o infarto.

“La prima dose è gratis – racconta chi conosce le dinamiche – alla seconda ne hai già bisogno come l’aria e nel giro di poco diventi uno zombie che non pensa ad altro che a come procurarsela”.

Una droga devastante, dunque, che può uccidere i nostri ragazzi nel giro di poco tempo, per questo è necessario intervenire con tempestività .

Il concerto – spettacolo al teatro Massimo   

Alcuni giorni fa, al Teatro Massimo di Palermo, come abbiamo già evidenziato in un precedente articolo, è stato organizzato un concerto – spettacolo dal titolo “Giulio è”, proprio in memoria di Giulio Zavatteri e con la presenza di un pubblico numeroso.

Le somme raccolte serviranno ad aprire “La casa di Giulio”, un centro di prima accoglienza Drop In, per   aiutare altri giovani ragazze e ragazzi vittime di droga come Giulio, per andare oltre la sofferenza e ridare ancora una speranza. Presentato da Giovanna Cirino e da Angela Fundarò (presidente del pool antiviolenza e per la legalità), lo spettacolo si è svolto con le esibizioni di oltre cinquanta artisti che hanno arricchito la serata con generi musicali differenti spaziando dal jazz al Rap, dai brani classici alla Trap con la danza Hip Hop e con i canti Gospel.

Ecco i nomi: Chiara Lidia Giacopelli, accompagnata dall’orchestra del liceo musicale Regina Margherita, Igor Scalisi Palminteri, Giuseppe Preiti, la Women Orchestra diretta da Alessandra Pipitone, Aurelio Billitteri, Marco Abbolone, Maurizio Gullo, Carmen Avellone, Bruna Angelico, Giuseppe Madonia, Davide Femminino, Bruna Angelica Trio, EliaPhoks, Lello Analfino, Lino Costa, Lucy Garcia, Giovanni Conte, Anna Tantillo, Emilio Garofalo, Fabio Di Carlo, OTHELLOMAN, Lorenzo Capretta, Robson De Almeida, Giorgio Gagliano, Pino Tiranno, Tiziano Jesus Tiranno, Giulia Chiarotti, The Nightingales Singers Ensemble.

Presenti al concerto, tra gli altri, l’arcivescovo don Corrado Lorefice, il sindaco Roberto Lagalla, il vicesindaco Carolina Varchi e gli assessori Rosi Pennino e Maurizio Carta e l’Ordine dei farmacisti.

La manifestazione ha avuto il patrocinio del Comune di Palermo, della Croce Rossa Italiana e dell’Ordine dei medici della Provincia di Palermo. Il Comune ha istituito un Tavolo contro le dipendenze con l’Asp di Palermo, attori del terzo settore e l’Ufficio scolastico regionale; inoltre, ulteriori progetti con altri soggetti istituzionali prenderanno vita a breve per contrastare il fenomeno. Il parlamento siciliano costituirà un intergruppo dedicato all’analisi del tema degli giovani e l’uso delle droghe.

Durante lo spettacolo, nell’ intervallo tra le varie esibizioni musicali, il  padre di Giulio, Francesco Zavatteri, ha raccontato la breve vita del figlio Giulio fino al giorno della sua morte a causa del crack. A questa testimonianza si è anche aggiunta quella della madre di Diego, grande amico di Giulio morto due mesi dopo.

«Non è stato un passo facile – ha detto il papà di Giulio – perché nel mondo della burocrazia palermitana è molto complesso riuscire a realizzare un progetto di questo tipo. Ce la stiamo mettendo tutta e speriamo di riuscire a breve a portarlo a termine.

La Casa di Giulio vuole essere un luogo bello, di piena inclusione sociale, in cui si accoglieranno giovani che fanno uso di sostanze. Alle famiglie dico di unirsi insieme a noi perché dobbiamo fare ripartire la speranza anche a partire da questa realtà. Il nostro impegno è quello di cercare di riallacciare i rapporti tra i figli e i genitori che, a volte purtroppo in queste situazioni, si incrinano, perché gestire questo dramma è davvero molto difficile.

Giulio oggi è con noi e, ogni giovane che riusciremo a salvare, sarà come fare nascere di nuovo nostro figlio che ci seguirà in questo percorso perché lui era un ragazzo molto buono e molto altruista. Ho scelto di reagire proprio perché desidero che nessun altro figlio e nessun’altra famiglia, si possa trovare nella situazione che abbiamo vissuto noi.

Ci si ritrova veramente soli, senza la possibilità di dare un aiuto concreto ai ragazzi dipendenti dalle droghe. Il ricavato della serata servirà per attrezzare la struttura, messa a disposizione dal Comune di Palermo, di tutto quello che è necessario per potere accogliere, assistere e prendersi cura dei giovani che vorranno volontariamente essere aiutati».  

Importante anche le parole di Marco Betta , sovrintendente del teatro Massimo :

«Cultura, solidarietà ed impegno sociale, stasera, stanno camminando insieme. Le istituzioni hanno il dovere di contrastare questo terribile fenomeno offrendo spazi di incontro, formazione e informazione ai giovani. Giulio era un artista che dipingeva e suonava; era un talento che non abbiamo saputo proteggere ma, in prima battuta, era un essere umano che meritava di vivere e che abbiamo perso».

Abbiamo chiesto a Francesco, il papà di Giulio Zavatteri, di raccontarci l’esperienza vissuta con il proprio figlio, ucciso dal consumo di una droga devastante che, a Palermo, sta continuando a stroncare tante altre giovani vite e di offrirci   riflessioni e consigli per aiutare altre famiglie in difficoltà:

«Bisogna colpire la sensibilità dei ragazzi per riuscire a far capire loro che la droga non serve a nulla, e per farlo abbiamo bisogno di ripartire dalle cose più semplici. Bisogna ritornare ad apprezzare la vita, riappropriandoci dei momenti più importanti come quello di una semplice chiacchierata con i figli (magari aiutandoli a superare   un   momento di malessere), di una passeggiata insieme all’aperto, di una semplice partita a pallone.

Invece, i ragazzi, sembrano sempre più alienati, incapaci di appassionarsi alla vita e apprezzarne i momenti più belli, chiusi nella loro musica rap e intrappolati dai loro cellulari sui quali proiettano gran parte della loro vita, con effetti sicuramente devastanti per lo sviluppo di una sana personalità. In un mondo, in una società, colpita gravemente da eventi negativi: la pandemia, la guerra, la morte di tanti migranti, dobbiamo riuscire a fare in modo che ai nostri figli arrivino anche messaggi positivi, stimolandoli a riappropriarsi della bellezza della vita da ricercare nelle cose meno complicate, più belle, semplici e facili da gestire.

Mio figlio Giulio avrebbe dovuto capire che c’era anche un bene che lo circondava, come quello dell’amore della propria famiglia, ma, per gli effetti devastanti causati dalla droga, aveva perso la propria identità come figlio, come fratello, e quindi il senso del dolore e del disagio che il consumo di crack avrebbe potuto procurare a se stesso e alle persone che lo amavano.

Spesso, infatti, i ragazzi che consumano droga hanno la presunzione, sbagliando, di riuscire a gestire tutto, mentre i genitori assistono inermi a una situazione ormai fuori controllo, senza potere fare nulla di concreto per aiutare i propri figli .

Giulio era un ragazzo prudente, responsabile, mi rimproverava persino di consumare troppe sigarette, lo diceva per il mio bene mentre la sua vita scivolava via per colpa di un mostro che si era appropriato di lui, rendendolo totalmente diverso da come era.

Prima di andare via entrò nella mia stanza e mi augurò la buonanotte, fu l’ultima volta che lo vidi, poi morì sul suo letto e con lui morirono tutti i nostri sogni sulla vita che Giulio avrebbe potuto fare e che spero invece possano continuare a fare tanti giovani come lui» .

Anche noi, come Francesco, ci aggrappiamo alla speranza, grazie al coraggio di un padre che continua, nonostante la triste esperienza vissuta, a sottolineare l’importanza e la bellezza della vita che Giulio non è riuscito ad apprezzare .

“La Casa di Giulio” potrebbe diventare così un’ancora di salvezza nella nostra città per recuperare molti giovani che come Giulio si  sono smarriti.

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