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E’ aperta la caccia alle streghe

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di Giuseppe Savagnone

 

La notizia è abbastanza fresca, ma vale la pena di ricordarne i punti essenziali per chi non ne fosse al corrente: Brendan Eich, uno dei più geniali esperti  americani di programmazione, inventore del linguaggio Javascript e co-fondatore, 16 anni fa, di Mozilla, organizzazione per il software libero (a cui fa capo il famoso browser Firefox), era stato nominato amministratore delegato della stessa Mozilla. Ma la sua permanenza in questo prestigioso incarico è durata solo una settimana perché, subito dopo la sua nomina, egli è stato oggetto di una violentissima campagna di opinione per avere contribuito nel 2008, con mille dollari, al referendum che si era tenuto in quell’anno in California per chiedere che i matrimoni omosessuali fossero dichiarati illegali. A seguito di questa campagna, promossa dalle associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), e che minacciava di dar luogo a un massiccio boicottaggio nei confronti di Firefox,  Eich è stato “sfiduciato” dalla presidentessa di Mozilla, Mitchell Baker, e costretto a dimettersi.

Questi i fatti. Le valutazioni, naturalmente, sono diverse e tra loro contrastanti. Molti sono stati soddisfatti. Almeno una voce di dissenso, però, va segnalata, se non altro perché ha destato sorpresa in tutti. È quella di Andrew Sullivan, celebre giornalista omosessuale e icona del movimento gay negli USA, che, sul suo frequentatissimo blog The Dish, ha scritto: «La decisione mi ha disgustato e dovrebbe disgustare tutti quelli che credono in una società aperta e basata sulla diversità». In un successivo articolo, Sullivan, prendendo atto che la stragrande maggioranza dei suoi lettori non era d’accordo con lui su questa valutazione, l’ha ribadita con fermezza. «Se è terribile», ha scritto,  «che degli individui siano licenziati solo perché gay, (…) perché non è la stessa cosa quando succede ai nostri avversari? (…) Ci sono principi liberali che secondo me vale la pena difendere sia che vengano assaliti da destra, sia che vengano assaliti da sinistra». E, dopo aver paragonato la lobby Lgbt all’Inquisizione, ha concluso: «Un movimento per i diritti civili senza tolleranza non è un movimento per i diritti civili; è una campagna culturale per estirpare e distruggere i propri oppositori».

 

La critica ha la sua forza nel fatto che non è mossa entrando nel merito della problematica etica dell’omosessualità – su cui Sullivan, personalmente, è in totale disaccordo con l’ex amministratore delegato di Mozilla – , ma a partire da quella comune base liberale che i difensori dei diritti dei gay invocano per la loro battaglia. Quello che Sullivan lucidamente solleva è, insomma, un problema di coerenza, su cui ogni sostenitore dei diritti dovrebbe convenire.

Non è uno scenario che riguardi solo gli Stati Uniti. Anzi, in Italia esso assume una forma ancora più allarmante per il ricorso all’arma della legge. Proprio in questi giorni riparte in Senato l’esame del disegno di legge Scalfarotto sull’omofobia. Esso non si limita a prevedere delle sanzioni, più che giuste, per chi usa violenza nei confronti dei gay – sotto questo profilo, peraltro, sarebbe superfluo, perché già oggi queste violenze sono penalmente perseguibili a termini di legge – , ma prevede (questa è la novità) la reclusione fino a un anno e mezzo per chiunque manifesta idee che «istigano alla discriminazione» nei confronti di omosessuali e transessuali. Se poi si partecipa ad associazioni che promuovono queste idee, la pena sale fino a quattro anni, elevabili a sei se si è fondatori o dirigenti della detta associazione.

Per rispondere alle proteste che sono state sollevate, ultimamente  è stato introdotto nel disegno di legge un emendamento in cui si precisa che «ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte (…) assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto». È da notare  che, secondo il movimento Lgbt, che lo contesta aspramente, questo emendamento svuota la legge. In realtà, restando molto vaga la prima parte – sempre soggetta alla soggettiva valutazione delle possibili valenze di istigazione all’odio e alla violenza implicite in una presa di posizione intellettuale – , resta  il fatto che, in base alla seconda, rimane punibile chi manifesta la sua idea al di fuori di una delle organizzazioni menzionate.

In America, per la sua presa di posizione  “discriminante”, Brendan Eich è stato costretto a lasciare il posto di lavoro. In Italia, dopo l’approvazione di questa legge, rischierebbe la galera (non risulta faccia parte di nessuna organizzazione). E come lui tutte le persone che, con articoli, libri, discorsi, esprimessero ad esempio la loro opposizione alle nozze tra omosessuali e lo facessero  nelle  sedi pubbliche appropriate a un dibattito come quello bioetico (che non riguarda solo scelte private, ma l’idea che ci si fa della libertà e del bene comune).

Di fronte a questa prospettiva, a essere minacciati non sono soltanto i cattolici. Lo sono anche tutti coloro che, pur essendo non credenti, ritengono assurdo, se non altro per un elementare rispetto della realtà, equiparare giuridicamente, senza distinzioni, realtà così differenti come sono l’unione di due persone di diverso sesso e quella di persone dello stesso sesso. Ma soprattutto lo sono la libertà di pensiero e di espressione che stanno all’origine della civiltà liberale a cui i gay si appellano per rivendicare i loro diritti.

Una nuova “caccia alle streghe” sembra essersi aperta. E non da ora. La triste vicenda legata alla Barilla è un significativo antecedente di quella riguardante l’amministratore delegato della Mozilla. Ma il disegno di legge Scalfarotto costituisce un passo importante in questa direzione. Dopo la sua approvazione, le streghe potranno essere arrestate. Così, più attuali che mai, per il nostro Paese,  risuonano le parole del gay Sullivan, ispirate, al di là delle diverse convinzioni, a un elementare buon senso: «Un movimento per i diritti civili senza tolleranza non è un movimento per i diritti civili; è una campagna culturale per estirpare e distruggere i propri oppositori».

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