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Alla tua luce vediamo la luce – Introduzione alla Lectio Divina su Mc 1,7-11

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7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

stained-glass-windows-1092850_640L’inizio del Vangelo di Marco è costituito dalla predicazione e dal battesimo di Giovanni (cfr. Mc 1, 1-7), un battesimo per il perdono dei peccati, un rito che segna la conversione e che avviene presso il Giordano, fiume che nella storia d’Israele è collegato con l’ingresso alla terra promessa dopo l’esodo. È l’inizio dell’era messianica, che ha compimento in Cristo. “Viene dopo di me uno più forte di me”. Giovanni è presentato come uomo che attende il Messia, preparandone la venuta attraverso un’istanza di rinnovamento; è presentato come uno che attende, ma soprattutto come uno che “rimanda” a qualcosa di diverso, di nuovo, perché se egli ha battezzato in acqua, Cristo porta un battesimo in Spirito Santo, cioè apportatrice di vita. Colui che arriva, non solo da Giovanni è dichiarato più forte, cioè attua il disegno salvifico di Dio con maggiore efficacia, ma è anche colui che ha pieno diritto alla presa di possesso della comunità messianica (“io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali”). Ma perché Gesù va a farsi battezzare? Il racconto del suo battesimo è costruito da Marco ricalcando molti termini che verranno adoperati nella descrizione della morte di Gesù, a significare quasi un’inclusione tra i due eventi: in Cristo, ed in maniera piena nella sua morte, la comunicazione tra il cielo e la terra, tra Dio e gli uomini, è resa nuovamente possibile.

Marco ci presenta la figura di Gesù condensando in tre versetti tutto quello che svilupperà nel suo Vangelo in un crescendo: l’uomo Gesù e la sua storia, Gesù come Messia, Gesù come Figlio di Dio.

“Ed ecco, in quei giorni, Gesù, venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. È il racconto di un avvenimento che avviene proprio nei giorni del Battista, nei giorni dell’attesa. L’espressione “in quei giorni” nella Bibbia è utilizzata per descrivere un evento decisivo nella storia della salvezza.

Poche e scarne notizie, apparentemente di poco valore, introducono la missione di Cristo: Marco ci riferisce suo il nome e la provenienza, Nazareth, luogo dal quale secondo la Scrittura non può provenire nulla di buono, in Galilea, la regione di confine segnata da una grande presenza di pagani. Non viene data nessun’altra specificazione. Gesù si mette in fila con i peccatori per farsi battezzare da Giovanni, manifestando in questo modo la sua solidarietà con noi.

La scena si dilata adesso perché il racconto evangelico del battesimo di Cristo riprende le caratteristiche delle teofanie veterotestamentarie: il primo elemento è la visione, “vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere”, cioè Dio esce dal suo isolamento, squarcia i cieli e si rende presente (cfr. Is 63,19) attraverso lo Spirito che scende su Cristo (cfr. Is 11,2). La colomba, forma sotto cui discende lo Spirito, rimanda alla nuova creazione inaugurata da Cristo (Gn 8,9) ma anche al nuovo Israele, al nuovo popolo messianico animato dallo Spirito (cfr. Sal 68,14 e Os 7,11). Gesù è presentato come Messia non perché compie opere straordinarie ma nel suo farsi prossimo al genere umano.

Alla visione è associato l’ascolto: attraverso la voce stessa di Dio viene rivelata la persona e la missione del Figlio. È questo il cuore di tutto il racconto: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Entrambe le frasi riprendono testi dell’AT, la prima il Salmo 2, l’intronizzazione del Re-Messia che veniva adottato a Figlio da Dio, la seconda il primo carme del Servo Sofferente di JHWH (Is 42); in questo modo la dimensione della passione e quella della gloria convergono in Cristo.

“Cristo nel Battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo… Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, … Dio di nessuna cosa tanto si rallegra, come della conversione e della salvezza dell’uomo… Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore, al quale vadano gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen”. (Gregorio Nazianzeno, Commento al Battesimo di Gesù)

 

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