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Sussidiarietà e libera scelta educativa. Proposte per la Sicilia

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di Salvatore Mangiapane

 

 

   Purtroppo la scuola in Italia non gode di buona salute: la scuola statale, a rischio di implosione, come le tante reazioni alle riforme legislative ci confermano; la scuola paritaria è a rischio di estinzione, per l’assoluta disattenzione da parte della società civile, volutamente lasciata nell’ignoranza del problema, e delle istituzioni.

   Ho detto scuola statale e scuola paritaria. Volutamente non ho utilizzato l’aggettivo “pubblica”.

   In Italia non tutto ciò che è pubblico è statale (cinema, teatri, stadi, “locali pubblici” perfino le strade); questo vale per tutto, ma non per la scuola (con “scuola pubblica” si intende “scuola statale”, tout court).  

   Ma almeno dal 2000 con la legge 62, il sistema della “scuola pubblica” in Italia è costituito dai due rami, scuola statale e scuola paritaria, ovviamente disuguali in dimensioni, ma giuridicamente posti su un piano “paritario”.

   Se volete posso dire brevemente qual è in realtà la situazione della scuola paritaria in Italia:

viene chiamata “scuola libera”; sì, diciamo noi addetti, “libera di morire”, perchè è detta anche “scuola privata”; certo, diciamo noi, privata di ogni diritto.

   Purtroppo la disattenzione e i tempi lunghi della politica sono elementi che non lasciano tranquilli. E allora perché sperare? ci sono elementi che ci lasciano sperare. 

   Appunto il principio di sussidiarietà ormai universalmente accettato (ma purtroppo non attuato!) che, per sua natura, si oppone allo statalismo.

 

   In modo generale, lasussidiarietàpuò essere definita come quel principio regolatore per cui se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne (appunto sussidiare) l’azione. (Per es. La famiglia nei confronti dei singoli componenti, il Comune nei confronti delle famiglie…).

 

   Secondo questo principio lo Stato (e gli altri enti a cui si applica) dovrebbe offrire sostegno economico, istituzionale e legislativo alle entità sociali minori (famiglia, associazioni),  mentre dovrebbe astenersi dall’intervenire in determinati settori, per non ostacolare chi potrebbe soddisfare un determinato bisogno meglio dello Stato stesso (si presuppone, infatti, che le libere aggregazioni di persone conoscano certe realtà periferiche meglio degli amministratori pubblici di livello più alto). In questa maniera si favorirebbe la lotta all’inefficienza, allo spreco, all’assistenzialismo e ad un eccessivo centralismo burocratico. (Vedi scuola statale, Sanità… Pubblica Amministrazione)

    Ma in Italia lo Stato ha il monopolio della scuola.

    Non di diritto, ma di fatto; lasciatemelo dire, tutta colpa del comma 3 dell’art 33

   Nella Costituzione Italiana (Art 3) viene riconosciuta “pari dignità e uguaglianza davanti alla legge. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”

   Art. 30 – E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.

  Art. 31 – La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi (=sussidiarietà pura), con particolare riguardo alle famiglie numerose.

   E veniamo all’art. più citato, il 33.

  c. 2. La Repubblica detta le norme generali dell’istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.       Ma non ne fa un monopolio, infatti

   3. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, “senza oneri per lo Stato”.

   Da profano, (non sono un giurista, ma provo a ragionare) alcune considerazioni:

   1. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge (art. 3) in tutta Italia, non in Sicilia, dove le scuole paritarie hanno il trattamento che sentiremo.

   2. Il dovere-diritto di educare i figli è dei genitori, non dello Stato. Lo Stato educatore è da Stato assolutista, Padre-Padrone.

   3. Sul famoso comma 3 dell’art. 33: senza oneri per lo Stato.

 

    A parte che sono state fornite interpretazioni autentiche più autorevoli della mia, che smentiscono l’attuale interpretazione; da profano, come sopra,  timidamente dico: basta “istituire” una scuola perchè essa funzioni? (Leggo dalla Treccani:In genere istituire significa, stabilire nell’uso, fondare, dare inizio a cose di pubblica utilità, o comunque d’importanza morale o sociale, destinate a durare stabilmente. Io penso, per una scuola: approntare le strutture fisiche e le risorse umane …)

   

    E la gestione? Si dice: “Chi vuole una scuola particolare, la paghi!”

   

   Quindi, avendo pagato le tasse come tutti, i genitori non hanno diritto di scegliere la scuola per i loro figli, diritto che la Costituzione garantisce, ma che la legge ancora, dopo 70 anni, non prevede. E così per un servizio pagano due volte (le tasse e la retta) e non possono neanche detrarre dalle tasse le spese per la scuola (mentre le spese per il veterinario, sì – ora con la ‘buona scuola’ si possono detrarre 76 €!). Qualcuno si è premurato di leggere l’art. successivo, il 34?

 

   “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Vi assicuro che dopo non c’è scritto “nella scuola di Stato”.   

 

    E allora:  per i cittadini che scelgono una scuola paritaria, l’istruzione inferiore non  è gratuita, quindi non è neanche obbligatoria. Secondo la logica la “e” lega indissolubilmente i due aggettivi obbligatoria e gratuita (così mi hanno insegnato in logica); e se non lo è per alcuni non lo è per nessuno…

 

    4. E del comma 4, dell’art 33 cosa possiamo dire?

   

    “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”.

   

    La Costituzione è stata promulgata il 27 dicembre del 1947. La legge della parità è arrivata con solo 53 anni di ritardo (amaramente, posso dire: “all’italiana”?) (Legge 62/2000); a quando “ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”?

 

   Per gli alunni bisognosi di sostegno la situazione è anche peggiore: la scuola non può rifiutare l’iscrizione, ma non può chiedere una retta maggiorata: tutte le spese a carico della scuola!  (intorno ai 26.000 €! – Da quali fondi?).              

 

   Quanto alla libertà di scelta educativa, in una graduatoria apposita l’Italia è al 47° posto nella graduatoria globale di questo diritto, e questo per due limiti degli ultimi decenni: riforme troppo frequenti e reale mancanza di libertà di scelta educativa dei genitori.

 

   Così si va all’eccesso opposto: è in piena crescita e ampia diffusione “la scuola parentale”: i ragazzi non vanno a scuola, ma vengono formati (per le competenze scolastiche) in famiglia; questo fatto dichiara la inadeguatezza della sistema scolastico rispetto alle esigenze delle famiglie e dei cittadini, è sintomo del discredito della educazione formale, e risulta strumento di piena libertà e rispetto del diritto dei genitori. – Vi assicuro che non è vietata, è regolamentata ed è in crescita costante.

   Sulla libertà di scelta educativa si sono espressi personaggi illustri. Ne cito solo due: don Luigi Sturzo ne parla dal punto di vista del valore della libertà.

 

«Bisogna scegliere o la libertà con tutti i suoi “inconvenienti” oppure lo statalismo con tutte le sue “oppressività”. Io ho combattuto in tutti i campi, e non solo in quello scolastico, lo “statalismo”, sia quello prefascista, sia quello fascista, e combatto oggi lo statalismo postfascista, del quale parecchi dei miei amici […] si sono fatti garanti.  Il monopolio scolastico dello Stato è sostanziato da una presunzione, che solo lo Stato sia capace di creare una scuola degna del nome (siamo alla negazione della sussidiarietà); mentre non è riuscito che a burocratizzarla e fossilizzarla. In sostanza, non c’è libertà dove c’è monopolio e dove c’è intolleranza. Questa è la triste situazione italiana.»

 

   Anche Antonio Gramsci, benchè, mi pare, ne parli in funzione dell’utilità di partito.

«Noi socialisti – scriveva ne Il grido del popolo dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai Comuni (toh, lasussidiarietà!). La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente del controllo dello Stato. (…) Noi dobbiamo farci propugnatori della scuola libera e conquistarci la libertà di creare la nostra scuola. I cattolici faranno altrettanto dove sono in maggioranza; chi avrà più filo tesserà più tela».

 

    La scuola, fino alla sua istituzionalizzazione era solo per i nobili che avevano gli istitutori (pagati). E’ stata la Chiesa, attraverso le Abbazie, i Monasteri, le Congregazioni religiose (maschili e femminili) e i Sacerdoti diocesani che ha garantito la cultura e la scuola per i ceti popolari; certo, non è riuscita ad arrivare a tutti perchè la cultura in senso ampio non era considerata parte integrante della persona umana: bastava la “cultura” legata alla propria esperienza personale  (artigiano, contadino, pastore, soldato, casalinga…)

   

    Infine, ma solo per accenni: la scuola, volere o no, educa, cioè aiuta la persona perchè sviluppi armonicamente tutte le dimensioni del suo essere (mani, mente, cuore) verso la maturità. E’ un po’ come lo scultore, che tira fuori le forme più appropriate da una materia informe. Ovviamente secondo un suo progetto. Penso però che il progetto educativo possa essere portato avanti da più persone solo se condividono una comune visione della vita, della storia.

 

   Le scuole Fidae hanno tutte un progetto educativo comune, che è quello di presentare la vita e la realtà, leggendola alla luce del Vangelo.

 

   Le scuole Salesiane, ma implicitamente tutte le scuole cattoliche, sono: casa che accoglie, scuola che avvia alla vita, chiesa che evangelizza, cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria. L’educazione è a 360 gradi. L’educazione è cosa di cuore e le chiavi del cuore le possiede solo Dio (D. Bosco).

 

   Non parlo del lato economico della cosa: le Congregazioni Religiose che fanno scuola e le famiglie sono i primi benefattori dello Stato: i religiosi con il loro lavoro non retribuito, le famiglie con la doppia tassa… Lo Stato per questo risparmia circa 6/7 miliardi di euro/anno…

 

   Abbiamo bisogno che la società civile venga informata adeguatamente e che il legislatore metta mano a garantire i diritti che nella Costituzione sono affermati. Sperando che non sia troppo tardi. 

 

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