
Quello che è successo all’Istituto Comprensivo “Nicola Botta” di Cefalù non è solo un bel progetto educativo: è un seme piantato nel terreno giusto. Parlare con i bambini di diritti e doveri, farli ragionare, ascoltare le loro domande, dare valore alle loro emozioni, vuol dire prepararli a diventare cittadini consapevoli. Non adulti che pretendono, ma persone che comprendono, che sanno che ogni diritto si regge su un dovere, che la libertà vera ha bisogno di responsabilità. E se oggi questi alunni hanno iniziato questo percorso, allora possiamo guardare al futuro con più fiducia. Tutto questo è cominciato proprio da qui, da una scuola di Cefalù, in Sicilia, dove la cittadinanza attiva non è solo una parola scritta su un programma scolastico. All’Istituto “Nicola Botta” di Cefalù i bambini hanno cominciato a riflettere seriamente su cosa significhi avere dei diritti… ma anche dei doveri. Un passaggio fondamentale che troppo spesso viene dimenticato, non solo a scuola ma anche nella società.

Nella “Sala delle Capriate” del Comune di Cefalù, la mattina del 27 novembre 2024, oltre cento alunni, insieme ai loro insegnanti, hanno partecipato a un incontro organizzato dal Comune e dalla sezione locale della FIDAPA. Protagonista, il dott. Andrea Giostra, psicologo e criminologo, che ha parlato dell’importanza dei doveri come fondamento della cittadinanza. Un messaggio semplice, ma potente: senza doveri rispettati non ci possono essere diritti garantiti. Quel messaggio è diventato seme. Le insegnanti presenti all’incontro lo hanno raccolto e portato nelle loro classi, dove, nei mesi successivi, hanno avviato un lavoro silenzioso e straordinario. Hanno guidato i bambini in un percorso educativo intenso, fatto di riflessioni, discussioni e domande difficili. Si è parlato di frustrazione, empatia, invidia, ammirazione, paura del nuovo, imbarazzo, fallimento, e di tutto ciò che ogni giorno plasma il carattere e la coscienza di un essere umano.
E poi è arrivato il 20 maggio 2025, una data che merita d’essere ricordata. Di nuovo a scuola, stavolta alla presenza di Andrea Giostra e degli avvocati Rosa Maria Sciortino e Luigi Spinosa, gli alunni hanno restituito il senso del lavoro fatto. Non con discorsi preparati o recite a memoria, ma con domande vere, nate dal confronto e dall’esperienza. Domande che rivelano una maturità rara, anche negli adulti.
Ecco le sei domande che i bambini hanno rivolto ai relatori:
- «La “frustrazione” è comune a noi bambini quando incontriamo difficoltà nei nostri “doveri” e non riusciamo a fare qualcosa. Come possiamo gestire questa emozione in modo costruttivo e sentirci incoraggiati a perseverare invece di arrenderci?»
- «Chi non rispetta i “doveri” solitamente viene punito, ma mi chiedo: se difendersi è un “diritto” e“non picchiare”, ad esempio, è un “dovere”, perché, a volte, chi commette gravi colpe non viene punito severamente?»
- «L’invidia può nascere dal confronto con i compagni. Potrebbe spiegarci la differenza tra ammirazione e invidia e qual è il nostro “dovere” di rispettare i successi degli altri?»
- «Cosa ci può suggerire per utilizzare l’empatia e la compassione per comprendere meglio i bisogni degli altri, rispettando il nostro “dovere” di aiutare chi è in difficoltà?»
- «La rabbia di solito è vista come emozione negativa perché ci porta spesso a reazioni che non riusciamo a controllare. Tuttavia, se proviamo rabbia di fronte a un’ingiustizia subita personalmente o da altri, può essere utile a spingerci a fare anche del “bene”. È, dunque, sempre un “dovere” reprimere la rabbia?»
- «L’imbarazzo e la vergogna possono farci sentire a disagio. Come possiamo sentirci liberi di esprimerci senza pregiudizio e senza timore del giudizio degli altri, rispettando il “dovere” di “accogliere e includere” chiunque?»
Sono interrogativi che toccano nervi scoperti della vita di ogni giorno. I bambini li hanno posti senza retorica, senza paura, con l’umiltà e la schiettezza di chi cerca davvero risposte. Hanno parlato con la voce dell’esperienza: non teorica, ma vissuta. Hanno raccontato, con semplicità, quanto abbiano imparato a gestire la frustrazione, a non lasciarsi travolgere dall’invidia, a provare empatia, a riconoscere l’importanza della disciplina, a cadere e a rialzarsi. E soprattutto a capire che non c’è crescita senza impegno, senza fatica, senza errori, senza dolore.
Questa è stata una lezione di educazione civica, certo. Ma anche una lezione di vita vera. Il merito va alla dirigente scolastica che ha sostenuto il progetto; alla presidente della FIDAPA di Cefalù Angela Madonia, che lo ha promosso; ai relatori Andrea Giostra, Rosa Maria Sciortino e Luigi Spinosa, che hanno saputo ascoltare e dialogare; alle insegnanti, che hanno trasformato un’idea in un vero percorso educativo. E soprattutto ai bambini, che ci hanno ricordato che senza doveri non esistono diritti e che educare è un lavoro lento, fatto di cura e pazienza.
Da qui, forse, può nascere qualcosa di importante anche altrove.
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