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Misunderstanding Day

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di Luciano Sesta

 

 

   Fortemente impressionato dal dialogo fra sordomuti che nel dibattito pubblico sta coinvolgendo promotori del ddl Cirinnà e partecipanti al Family Day, propongo un ardito esperimento mentale. Un dialogo immaginario – sì, purtroppo solo immaginario – fra un militante di “Svegliati Italia” e un partecipante del “Family Day”, in cui anziché scontrarsi fazioni si confrontano ragioni.

 

Svegliati Italia (d’ora in poi SI): con il ddl Cirinnà diritti “di coppia” per tutti, eterosessuali e omosessuali. Altrimenti si tratta di privilegi.

 

Family Day (d’ora in poi FD): dei diritti che rivendicate, come la reversibilità della pensione, l’assistenza sanitaria, la trasmissione ereditaria patrimoniale ecc., potete già fruire, visto che in Italia sono previsti da altre leggi o da sentenze della Corte costituzionale riguardanti le coppie di fatto (legge 354 del 1975; legge 91 del 1999; sentenza della Corte costituzionale 404 del 1988). Non c’è dunque bisogno di una legge.

 

SI: Le procedure per ottenere questi diritti, allo stato attuale, sono lunghe e onerose. Con il ddl Cirinnà i diritti che ora chiediamo sarebbero invece incorporati tutti nell’unione civile riconosciuta dallo Stato, come accade per le coppie eterosessuali sposate, che li ottengono in automatico sposandosi, senza bisogno di doversi mobilitare ad hoc per ciascuno di essi preso singolarmente.

 

FD: I diritti hanno sempre dei costi, e le risorse per garantirli non sono illimitate. In una simile situazione è giusto che lo Stato favorisca la famiglia naturale, visto che essa ha l’onere dell’educazione e del mantenimento della prole, che invece le coppie omosessuali non hanno.

 

SI: le coppie omosessuali non hanno questo onere perché lo Stato attualmente lo vieta. Se lo Stato permettesse quanto prevede lo stepchild adoption, invece, coppie omo e coppie etero avrebbero lo stesso dovere di accudire la prole e, di conseguenza, lo stesso diritto a esercitare a parità di condizioni questo dovere. 

 

FD: ma allora voi volete che le coppie omosessuali siano equiparate moralmente a quelle eterosessuali unite in matrimonio. Ciò che chiedete non è di ottenere diritti che già avete, ma un riconoscimento simbolico, un’approvazione pubblica del vostro orientamento sessuale, che però è faccenda privata, su cui lo Stato non ha il dovere di intervenire.

 

SI: la scelta di un partner omosessuale è certamente faccenda privata, ma non lo sono le condizioni in cui la coppia omosessuale vive quando è privata di un uguale accesso ai diritti che ora rivendichiamo. Uno Stato che, in materia di diritti civili, tratta in modo diverso coppie omosessuali e coppie eterosessuali, sta discriminando i propri cittadini sulla base del loro orientamento sessuale. E questa è un’ingiustizia che dovrebbe coinvolgere tutta la comunità, non soltanto i movimenti LGBT.

 

FD: Lo Stato ha una lista di priorità, con i tassi di disoccupazione attuali, con la crisi economica ancora in corso, con l’emergenza sociale della povertà imperante, sarebbe assurdo dare precedenza a diritti “affettivi” che riguardano, peraltro, un’esigua minoranza, per quanto politicamente ben rappresentata e socialmente chiassosa.

 

SI: Appellarsi a problemi più gravi e urgenti dell’agenda politica è sleale, perché su qualsiasi diritto discusso ce ne saranno sempre altri più gravi e urgenti. Ma se oggi esiste un ddl e un movimento civile che chiede questi diritti non si può far finta di niente. Gli omosessuali, poi, non sono così pochi – forse sembrano pochi perché in Italia ancora ci sono resistenze a dichiararsi tali – ma, in ogni caso, è del tutto insensato dire che siccome sono una minoranza, allora mettiamo in secondo piano i loro diritti. Se così fosse non dovremmo promuovere nemmeno i diritti dei disabili gravi nelle scuole.

 

FD: La democrazia funziona secondo la logica della maggioranza. E la maggioranza del popolo italiano ritiene giusto riconoscere diritti ai disabili ma trova moralmente discutibile equiparare le unioni gay al matrimonio naturale, soprattutto perché ci vanno di mezzo i diritti dei nostri figli.

 

SI: appunto, i diritti dei vostri figli, cioè i nostri diritti…

 

FD: bella battuta. Ogni bambino ha diritto a un padre e una madre. Consentire alle coppie gay di adottare significa stravolgere l’equilibrio psicologico del bambino.

 

SI: ci sono figli di coppie eterosessuali infelici, e figli di coppie omosessuali felici

 

FD: nessuno può dire, in anticipo, se un bambino starà meglio in una famiglia omosessuale o in una eterosessuale. In anticipo, però, si può decidere se ci sono condizioni che in generale meglio favoriscono, senza necessariamente garantirla, una crescita armonica del bambino. E Freud e tutta la psicanalisi, al di là della morale cattolica, ci informano che l’equilibrio della personalità infantile ha bisogno tanto del padre quanto della madre. Dovendo fare una legge, dunque, è ragionevole optare per la soluzione che, in generale, è migliore per i bambini, anche se nei singoli casi può darsi che un bambino cresciuto con due omosessuali riesca meglio di uno cresciuto con genitori eterosessuali.

 

SI: ma il ddl Cirinnà non mette in competizione coppie omo ed etero di fronte all’adozione. Consente invece al compagno di adottare il figlio naturale del partner. L’alternativa dunque è: o con un solo genitore, quello già proprio, o con due, ossia anche con il compagno del genitore.

 

FD: meglio con un solo genitore.

 

SI: non possiamo saperlo, e, in ogni caso, lasciate che sia il genitore, e non lo Stato, a stabilire, in coscienza, cosa può essere meglio per il proprio figlio.

 

FD: il bambino ha diritto a un papà e una mamma. Lo prevede anche la natura. Ci vuole tanto a capirlo?

 

SI: tu ragioni, e lo hai fatto anche al Family Day, come se noi volessimo strappare ai bambini i genitori che già hanno. Ma se il bambino non ha un papà e una mamma, perché dovrebbe rimanerne privo quando l’alternativa è avere due genitori, anche dello stesso sesso, che si prenderebbero cura di lui? Genitore è chi ama e cresce il bambino, non chi lo genera biologicamente. Vale anche per le suore degli orfanotrofi (tutte dello stesso sesso), perché non dovrebbe valere per due lesbiche?

 

FD: come sospettavo, sei andato oltre il ddl Cirinnà, che è solo il primo passo verso le adozioni gay e, peggio ancora, stai giustificando quella compravendita della maternità che è l’utero in affitto. Giù le mani dai bambini!

 

SI: il ddl Cirinnà non prevede l’utero in affitto, anche se a Roma avete parlato quasi solo di questo. Combattere una legge sulle unioni civili solo perché potrebbe in futuro favorire le adozioni gay sarebbe come combattere il matrimonio di due persone sterili perché potrebbe favorire l’utero in affitto.

 

 

FD: Una coppia gay, è notizia recente che circola sul web, ha adottato un bambino e ne ha abusato.

 

 

SI: Una coppia gay, è notizia recente che circola sul web, ha adottato un bambino nero rifiutato da tre coppie etero.

 

 

   Quest’ultimo scambio di battute, come si può notare, dimostra che le singole storie personali, così come le statistiche, sono utilizzabili in un senso o nell’altro, senza dunque poter dimostrare nulla di decisivo a favore di una posizione piuttosto che dell’altra. L’intero dialogo, invece, dimostra, mi sembra, che il tema che si discute in questi giorni non riguarda una lotta epocale fra il bene e il male – come si è sentito dire un po’ enfaticamente anche al Family Day –, ma una complessa questione di etica politica, in cui ciascuna delle posizioni in campo ha delle (più o meno buone) ragioni dalla propria parte. 

 

 

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