I protagonisti della solennità di questa domenica sono Pietro e Paolo, Martiri e Santi.
Il primo si chiamava in realtà Simone – letteralmente “colui che ascolta” – nato in Betsaida, ed era un umile pescatore a Cafarnao, dedito ogni giorno al suo duro lavoro, colmo di fatiche non sempre ricompensate, ma anche di speranze nel futuro annunziato dalle Sacre Scritture; di carattere impulsivo e immediato, chiamato da Gesù, viene attratto dalla sua parola divenendo uno dei suoi primi seguaci, con il nome di Pietro.
Paolo nasce a Tarso, città della Cilicia, nell’attuale Turchia, ed è invece un uomo colto, che ha ricevuto un’educazione ebraica tradizionale a Gerusalemme, studiando con il rabbino Gamaliele. Il suo nome originario è Saulo,ed è uno dei più forti persecutori e oppositori dei cristiani, ma convertitosi miracolosamente, diviene il più grande divulgatore del messaggio evangelico e il fondatore di diverse comunità cristiane.
Per comprendere a fondo le due letture liturgiche dagli atti degli Apostoli (12,1-11) e dalla seconda lettera di S.Paolo a Timoteo, ci aiuta la luminosità che emana la pagina del vangelo secondo Matteo (16,13-19).
In questa sequenza Gesù non parla alla folla, non insegna, ma si ferma con i suoi – diremmo, con un linguaggio contemporaneo, a fare un briefing, – e chiede loro cosa pensa la gente di lui. Umanissima richiesta, probabilmente fatta tante volte da ciascuno di noi per capire se le persone a cui ci rivolgiamo abbiamo un’idea esatta di noi stessi. Le risposte degli apostoli sono diversificate ma tutte confermano che Gesù è visto come uno dei profeti del passato: Giovanni il Battista, Elia, Geremia e altri. Gesù non si accontenta e insiste rivolgendo a loro stessi la domanda: “Ma voi chi dite che io sia?” dove a fare la differenza è il “ma”, preposizione avversativa: i discepoli infatti vivono con lui, lo ascoltano da vicino, partecipano alle guarigioni, condividono con lui la sua vita, devono necessariamente avere un’idea diversa dalla gente. Ed ecco che l’umile pescatore, illuminato dalla sapienza dello Spirito, pronuncia la sua risposta –annuncio: ”Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”, testimonianza viva della verità. Su questa affermazione di Pietro, Gesù fonda la sua Chiesa.
Chiediamoci: lo sentiamo ancora adesso porre ad ognuno di noi sempre la sua domanda : “ma io per te chi sono?” Lo riconosciamo nei nostri pensieri, nei nostri cammini, nella gente che incontriamo, nella storia che siamo tenuti a scrivere, riconosciamo come Pietro in lui la fonte della verità? Pietro fa la sua professione di fede riconoscendo l’azione di Dio nella sua vita e ci invita a imitarlo nella sequela di Gesù.
La sua risposta data a Gesù chiara e forte nella regione di Cesarea, sicuramente risuonava tra le pareti della sua prigione dove era stato rinchiuso da Agrippa, nipote di Erode il grande tra il 41 e il 44 d.c. Siamo nel periodo delle prime persecuzioni dei Cristiani, prima venne ucciso Giacomo fratello di Giovanni e il re in cerca di consenso popolare riconosce quanto sia stata gradita ai giudei questa politica contro i cristiani; riconoscere un nemico comune, contro cui scatenare le ire e l’odio che alberga nei cuori dei governanti, ha la funzione rassicurante per una comunità e paradossalmente ne compatta l’unione. Pietro viene arrestato e sorvegliato da più sentinelle. In questo contesto di prigionia, Pietro vive una sorta di sonno-estasi, viene tratto miracolosamente fuori da un angelo che lo invita ad alzarsi presto e fuggire via. Rientrato in sé proclama la sua seconda professione di fede: “ora so che veramente il Signore mi ha liberato”, a cui fa eco il salmo 33 : “ il signore mi ha liberato da ogni paura…… questo povero grida e il Signore l’ascolta”. Pietro verrà alla fine martirizzato con la crocifissione a Roma durante la persecuzione di Nerone, tra il 64 e il 65 d.c.
La seconda lettura è un testo di Paolo che, in procinto di essere decapitato, ripensa alla sua vita passata e ne riconosce tre momenti fondamentali: “ho combattuto la buona battaglia”, cioè riconosce di aver fatto la scelta radicale di liberarsi da falsi miti e illusorie verità e procedere in una battaglia dove non ci sono lance o spade ma la testimonianza del vangelo.
“Ho terminato la corsa”, sa di essere giunto al termine della sua vita, sempre in movimento , a percorrere strade per cercare e affermare la verità.
“Ho conservato la fede” proclama Paolo. Possiamo immaginare quanto sia stato difficile mantenere la fede tutte le volte che veniva messa alla prova. Paolo rimane però sempre fedele, fino a che la grazia ricevuta e la fede mantenuta lo sosterranno nella prova finale , quando intorno al 65 d.c .verrà decapitato a Roma lungo la via Ostiense sotto l’imperatore Nerone.
Gesù ci chiede ancora “Io per te chi sono?”. I nostri giorni possano essere sempre la risposta a questa domanda.
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