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Le dimissioni del Papa viste dagli “altri”

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12 febbraio 2013

 

Le dimissioni di papa Benedetto XVI hanno suscitato numerose reazioni di sorpresa e di rispetto tra le altre comunità religiose. Tra i primi commenti, quello del Patriarcato ortodosso di Mosca ha ricordato la «dinamica positiva» che il Papa ha garantito nei rapporti ecumenici e ha auspicato che tale dinamica continui anche con il suo successore. Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha definito la scelta del Pontefice «un atto di coraggio e umiltà» e poi ha aggiunto: «La Chiesa ortodossa russa è grata a Papa Ratzinger per ciò che egli ha fatto nella comprensione e risoluzione dei problemi che ostacolano le relazioni tra ortodossi e cattolici, soprattutto in alcune regioni come l’Ucraina». Sempre in ambito ortodosso, il portavoce della Chiesa copta egiziana, il vescovo Angelos, ha rivolto a Benedetto XVI espressioni di stima e rispetto, sostenendo che «in quanto religioso il Papa ha assunto un ruolo importante per l’estensione della pace e la rinuncia alla violenza», e ne ha sottolineato la «visione chiara, saggia e profonda».

Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, ha invece spiegato di aver accolto con «cuore pesante e completa comprensione» la decisione di Joseph Ratzinger di lasciare il ministero di vescovo di Roma, un ruolo, ha affermato Welby, «ricoperto con grande dignità, visione e coraggio». Il primate della Comunione anglicana ha ringraziato Dio per la vita di Benedetto XVI «profondamente dedicata, in parole e opere, nella preghiera e nel servizio dispendioso, alla sequela di Cristo».

Parole di solidarietà provengono anche dalle Chiese riformate. Il pastore Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle Chiese europee (Kek), ha espresso «molta ammirazione» per un gesto, quello delle dimissioni, «maturato nella preghiera». Il pastore Holger Milkau, decano della Chiesa luterana in Italia, ha aggiunto: «Non sono molte le persone, nell’ambito delle Chiese, capaci di valutare al meglio le proprie forze e i propri compiti, consapevoli che anche i passi e le responsabilità più piccole possono avere conseguenze. In questo senso, le dichiarazioni del Papa suscitano in me rispetto e riconoscenza».

Parole di vicinanza sono state espresse anche dai rappresentanti delle confessioni non cristiane. Yona Metzger, rabbino capo di Israele, ha lodato il Papa per l’impronta data al dialogo tra le religioni. «Nel corso del suo pontificato – ha detto – abbiamo registrato le migliori relazioni da sempre tra Chiesa cattolica e Gran rabbinato e auspichiamo che questa tendenza continui. Credo che questo Papa meriti tanto credito per i progressi fatti nel dialogo tra giudaismo, cristianesimo e islamismo. Auguriamo al Papa buona salute e lunga vita».

Vicinanza e rispetto «per la sofferta e coraggiosa decisione» ha espresso anche Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, il quale ha ricordato come «estremamente significativi» i passi compiuti dal Papa durante il suo magistero «per l’avvicinamento tra ebrei e cristiani nel solco dei valori comuni». Gli ha fatto eco il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni (nella foto insieme al Papa nel Tempio ebraico di Roma): «Benedetto XVI è stato un interlocutore dotto e sensibile e abbiamo apprezzato in modo particolare la sua attenzione a sottolineare le radici ebraiche del cristianesimo come premessa per un rapporto rispettoso e costruttivo». In campo ebraico però non manca un accenno polemico. Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, pur riconoscendo un’attenzione del Papa al dialogo ebraico-cristiano, in una dichiarazione rilasciata al sito della Comunità ebraica di Milano, punta il dito contro alcune decisioni, a suo dire, «discutibili» come la reintroduzione della preghiera del Venerdì Santo che ha dato vita a un’accesa controversia tra Chiesa cattolica e rabbini.

 Anche il mondo musulmano non è rimasto indifferente. Ahmad el Tayyeb, il gran imam di al Azhar (Il Cairo), principale istituzione teologica sunnita musulmana, si è detto «scosso» dalla notizia, ricevuta durante una riunione a porte chiuse per eleggere il nuovo gran Mufti d’Egitto. «Il Gran imam – ha dichiarato una fonte anonima a lui vicino – è rimasto scosso dalla notizia perché per l’islam quando qualcuno lascia un incarico per motivi di salute non è buona notizia». Di scelta coraggiosa e da rispettare ha infine parlato Izzedin Elzir, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia. «Ritengo che come persona di fede che ricopre una carica importante- ha commentato – sia stata prima di tutto onesta con se stessa e con la sua comunità. Se non ce l’ha fatta, per qualunque motivo, la scelta deve comunque essere rispettata».

 Enrico Casale

http://www.popoli.info/EasyNe2/Primo_piano/Le_dimissioni_del_Papa_viste_dagli_altri.aspx

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