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L’Energia dello Spirito Santo – Lectio Divina su Gv 14 15-16, 23-26

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Oggi, solennità di Pentecoste, accogliamo il Dono dello Spirito Santo e meditiamo su di esso. I brani del vangelo del tempo Pasquale ci hanno condotto, a piccoli passi, al giorno in cui Dio raggiunge gli uomini per insegnare e confermare nella fede, nella persona trinitaria dello Spirito Santo.

Durante le liturgie domenicali delle settimane passate, sono già emersi i temi dell’obbedienza alla Parola, della dimora di Dio nel cuore dell’uomo e del dono del Paraclito, che insegna e ricorda. Queste riflessioni sono oggi portate a compimento, a partire dal racconto degli Atti degli Apostoli, che ascoltiamo come prima lettura della liturgia di oggi.

Venir fuori

Il testo racconta il momento esplosivo in cui la vita di fede degli apostoli, ancora chiusi nel cenacolo, viene fuori, diventa riconoscibile e, in qualche modo, reale. Il vento, che sempre nella scrittura accompagna una teofania, riempie la casa e i discepoli sono investiti dallo Spirito Santo, in forma di lingue di fuoco. Essi allora iniziano a parlare “delle grandi opere di Dio” facendosi comprendere da persone con diverse lingue native.

Quanto il Maestro aveva loro insegnato, al momento del dono dello Spirito viene fuori con energia, con una forza che desta meraviglia e che ha permesso il Vangelo di correre veloce e raggiungere gli estremi confini della terra.

Opere di Dio

È interessante notare che ciò di cui discepoli parlano in varie lingue sono le opere di Dio. Non le opere umane, né un insegnamento morale. La parola di oggi ci ricorda l’intima essenza dell’evangelizzazione: annunciare l’opera di Dio nella nostra vita e nella Storia.

Attraverso lo Spirito Santo ciò che potrebbe sembrare solo un evento interiore, sebbene decisivo, viene comunicato al mondo, diventa concreto e “comprensibile”.

Nella nostra lingua

Altro aspetto rilevante è proprio universalità di questa Parola, che ognuno sente nella propria lingua, laddove ciò che è intimo e identitario diventa comunicabile. Il fatto che non sia una lingua unica, ma che a ognuno risuoni il messaggio con parole che comprende, è straordinario.

La solennità odierna deve scuotere i fedeli, l’intera Chiesa, a domandarsi se parla agli uomini in un modo per essi comprensibile. Se si fa strumento dell’amore di Dio, riconoscibile oltre ogni barriera culturale e linguistica.

“Dimora”

Nel Vangelo di Giovanni è raccontato il momento il cui Gesù promette l’invio di un Paraclito. Dio, nella persona dello Spirito Santo, abita il mondo come “avvocato difensore”: non fa le cose al posto dell’uomo ma gli è accanto nel cammino della vita e della fede. Se invocato e accolto, egli prende “dimora” in noi, diventa un dolce ospite, sempre più “ordinario”, come coloro con cui si condivide la casa.

Lo Spirito rende familiare il Vangelo al nostro cuore, ci educa al bene e ci rende estranei al male. Agisce costantemente se gli lasciamo spazio. È l’energia che ci “conduce fuori” come il padre Abramo dalla sua terra, per camminare verso Dio.

Creatore

Lo Spirito Santo è colui che continuamente crea il mondo (“Togli il loro spirito ed essi muoiono… Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” – Sal 104,29-30) e rende possibile il perdono dei peccati, la comprensione della Bibbia, la vita donata, la liturgia eucaristica, la pace e l’unità. Tutto ciò che celebriamo nel nome del Padre e del Figlio si fa concreto grazie allo Spirito Santo. Ogni volta che qualcosa ci “vivifica”, è lo Spirito che agisce.

Invocare lo Spirito

Il Paraclito, come promesso da Gesù, è sempre con noi. Riconoscerlo, invocarlo, credere nella sua azione nelle nostre vite (che sembrano direzionate da tutt’altre forze), è l’esercizio spirituale a cui ci invita la solennità di Pentecoste. Oggi ci è restituito il vigore del il sacramento della Cresima, che segna il passaggio a una vita di fede energica e “adulta”.

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