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In memoria di Tania Valguarnera

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di Sabrina Corsello

 

Più guardo questa immagine e più mi convinco che Tania, nonostante tutto, ce l’ha fatta. Si perché, ben  al di là della sua morte, tanto prematura quanto tragica, Tania, attraverso la sua arte, è riuscita a rendersi immortale. Non so quanti si siano chiesti cosa abbia avuto a che fare con la scultura, una ragazza che lavorava al call center. Molto probabilmente, pochi. Oggi, infatti, siamo sempre più abituati all’idea che giovani laureati e dotati di talento, debbano ripiegare in lavori occasionali che nulla hanno a che fare con la formazione acquisita.  

Tania viveva in una delle tante periferie spente di Palermo, ma lei era piena di vita, al punto che nulla le ha impedito di coltivare la sua vera passione, la scultura. Queste le sue parole:“Partendo dal tradizionale studio anatomico della figura umana, ho sfruttato questo come strumento di stati d’animo e riflessioni intorno all’esistenza nella sua complessità, e al rapporto con l’alienante conformismo dei nostri giorni che ci vede costretti, a volte, a occultare i propri desideri per “sopravvivere” allo squallore del quotidiano”. Non occorre aggiungere altro. E in effetti, questi bambini con i loro palloncini colorati, che sembrano giocare ognuno per sé più che in comunione gli uni con gli altri, ci parlano, ci comunicano l’urgenza della libertà e della semplicità del gioco, nell’infanzia odierna.

Per la sua arte, la giovane scultrice aveva aperto una pagina su Facebook dove pubblicava le foto delle sue creazioni e stava costruendo un suo sito dedicato alle arti e alle discipline umanistiche: http://gaetana-valguarnera.wix.com/gaetana-valguarnera?from_fb=1.

 Nel visitare la sua pagina, sono rimasta profondamente colpita da una frase di Osho, posta come commento introduttivo di un’opera dedicata alla morte, tema che una giovane donna avrebbe dovuto sentire piuttosto distante, ma che invece, evidentemente, aveva una certa risonanza nella sua sensibilità umana e artistica: “Diventi parte della terra: il tuo corpo scompare nella terra, il tuo respiro svanisce nell’aria, il tuo fuoco ritorna al sole, la tua acqua agli oceani e il tuo cielo interiore s’incontra con quello esteriore. Questa è la morte.”

Oltre la profondità dello sguardo che traspare dalla bellezza delle sue opere, attraverso la sua pur breve esistenza, questa donna ci lascia dunque un messaggio di speranza che spero possa giungere soprattutto ai tanti giovani che oggi si trovano spesso costretti ad abbracciare lavori tanto distanti dalle loro inclinazioni. Resta infatti il chiaro esempio di chi non ha mai smesso di credere che nella vita bisogna sempre e comunque provare ad investire il meglio di sé e la testimonianza di chi ha compreso che i propri talenti vadano in ogni caso investiti e non seppelliti. Resta l’opera di un’artista che ha compreso che proprio in questi talenti risiede la vera identità di ogni persona, quella che può tradursi in dono autentico per gli altri e che, in quanto tale,  è capace di sopravvivere alla nostra esistenza.

 

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