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Immacolata concezione della Vergine Maria – Lectio Divina su Lc 1, 26-38

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Il Vangelo di oggi: Lc 1, 26-38

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Maria, libera dal peccato originale

La liturgia odierna celebra l’Immacolata Concezione della Vergine Maria, dogma proclamato da Pio IX nel 1854 con la bolla “Ineffabilis Deus” che dichiara Maria preservata dal peccato delle origini sin dal suo concepimento.

La prima lettera mette in relazione la promessa di salvezza dopo il peccato attraverso un Messia con la figura di Maria, protagonista del vangelo odierno. Il racconto dell’annunciazione a Maria comincia da un preambolo: esso avviene “al sesto mese”, rapportandolo in questo modo all’annuncio fatto nel tempio a Zaccaria, ma è anche un riferimento al sesto giorno, quando Dio completa la sua creazione.

“L’angelo Gabriele fu mandato …” in una regione disprezzata, la Galilea, il distretto dei pagani, “in una città chiamata Nazaret”. Mentre l’annuncio della nascita di Giovanni Battista era avvenuto nel tempio di Gerusalemme, a un sacerdote che stava officiando, adesso l’angelo Gabriele è inviato a Nazareth, una cittadina insignificante e ad una vergine promessa sposa.

L’annuncio della pienezza a venire

Luca vuole sottolineare in questo contesto che Maria non ha avuto rapporti, tanto che qualche versetto dopo cita la profezia di Isaia 7,14 che annunciava la nascita del messia da una “vergine”. Essa è già sposata a “un uomo della casa di Davide di nome Giuseppe”: in questo modo viene giustificata storicamente la promessa fatta da Dio di un messia di discendenza davidica.

Il racconto centrale vede l’annuncio dell’angelo, cui corrisponde una riflessione e una domanda di Maria, in maniera tale che il messaggio sia ripreso e approfondito. “Entrando da lei disse: «Rallegrati»”.  L’angelo saluta Maria – mentre con Zaccaria ciò non era avvenuto – e la invita alla pienezza della gioia (“rallegrati”, chairò è il verbo della resurrezione) richiamando il linguaggio profetico rivolto alla “figlia di Sion”, rappresentante del popolo di Dio, perché ella è “«piena di grazia»”, riempita della grazia di Dio, da sempre e per sempre oggetto del favore di Dio.

Maria è salutata come venivano salutati i grandi personaggi che hanno compiuto azioni importanti per la storia del popolo, come per esempio Gedeone, Mosé e Giosuè “«il Signore è con te»”. “«Non temere Maria perché hai trovato grazia presso Dio»”.

Il Messia che giunge

Il turbamento di Maria non è dovuto tanto all’apparizione dell’angelo quanto al contenuto del saluto rivoltole, cui segue l’annuncio, secondo una formula tipicamente biblica della nascita del messia. “«Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù»”.

Contro ogni tradizione è Maria a dare il nome, mentre in genere non spettava alla donna dare il nome al figlio, ma al padre. Seguono una serie di titoli messianici: “«sarà grande, verrà chiamato Figlio dell’Altissimo»” (cfr. 2 Sam 7, 16; Is 9,16; Dn 7,14) che preparano al titolo teologicamente più importante di “Figlio di Dio”.

Giuseppe è escluso da tutto questo perché il padre non trasmetteva soltanto la vita fisica, ma trasmetteva anche la tradizione mentre in Gesù inizia una nuova creazione, Lui sarà il Figlio di Dio, seguirà il Padre e in Lui avranno compimento le promesse che Dio aveva fatto al suo popolo di un regno senza fine.

La domanda di Maria

Maria non esprime il proprio dubbio come aveva fatto Zaccaria, ma vuole sapere soltanto le modalità, perché cioè chi deve nascere porta in sé il segno dell’opera diretta di Dio, è una realtà che il mondo non può spiegare ma va ricondotta all’iniziativa diretta di Dio.

“«Rispose l’angelo: lo Spirito Santo»”, si tratta di una presenza divina speciale (il verbo episkiazein è raro nell’AT e fa riferimento alla presenza, all’abitazione di Dio, alla shekinà, tanto che viene utilizzato anche come sostitutivo del termine JHWH.

Maria è dunque “arca dell’alleanza”, presenza misteriosa di Dio nel luogo da lui consacrato. E come garanzia, come prova di quanto l’angelo sta assicurando a Maria le dice che Elisabetta, sua parente, la moglie di Zaccaria, “«nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei che era detta sterile»”.

Dio crea malgrado la nostra sterilità

Vecchiaia e sterilità non sono problemi per la realizzazione dei progetti di Dio, perché nulla è impossibile a Dio. “«Allora Maria disse: ecco la serva»”, Maria si dice la serva del Signore, cioè si viene ad identificare con coloro che sempre si sono fidati del Signore, l’Israele del Signore.

Con la sua accettazione Maria pone la sua vita nelle mani di Dio con un atto di piena libertà perché Dio possa trasformare la sua vita in un dono di salvezza per l’intera umanità.

 

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