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I “mille culure” di Pino Daniele

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di Valentina Frinchi 

 

Il 4 gennaio 2015 l’Italia intera viene scossa dall’improvvisa scomparsa di Pino Daniele, l’Artista che per la  sua genialità ha contribuito fortemente ad arricchire il patrimonio culturale e musicale del nostro Paese: è stato infatti l’Autore della più grande contaminazione musicale italiana. E’ riuscito a mescolare il suo Amore per la tradizione della musica popolare napoletana con la passione per il Blues. Questa fantastica coniugazione è diventata nel tempo la sua ragione di vita. Da Elvis Presley passando per Roberto Murolo, ha dato vita a un nuovo stile che lui stesso ha definito “tarumbò” per indicare la fusione tra la tarantella e il blues, simboli di due culture che sentiva appartenergli. Con il suo modo di essere a volte burbero, altre volte addirittura ‘asociale’, ha voluto difendere questa sua sacralità musicale nei confronti di coloro che non potevano coglierne l’aspetto più vero. Dotato di una speciale sensibilità, chitarrista sopraffino e con una singolare tonalità vocale, è riuscito a comunicare sensazioni uniche e ad immortalare momenti speciali nella vita di tante famiglie italiane.

Pino Daniele è stato un’idea musicale, il suo sound è stato contaminato da sonorità mediterranee e da una forte carica melodica, riportando la melodia a quel sound che nasceva nel dopoguerra quando i musicisti delle basi NATO americane mescolavano l’inglese con lo slang napoletano.

Nel 1977 esce il suo primo album dal titolo “Terra mia”che  contiene quella che è diventata un classico senza tempo, una poesia dai toni dolciamari dedicata alla sua città, con la quale ha intessuto negli anni un rapporto di amore e odio: la poesia non poteva che intitolarsi “Napulè”.

Il 1980 vede trionfare la miscelazione più sentita:  il suo Blues Mediterraneo con il  grande successo “a me me piace ‘o blues” e il suo autentico dialetto con l’indimenticabile canzone d’Amore “Quanno chiove”.

Nel 1981 con “yes I know my way” Pino inizia un’ulteriore contaminazione musicale fatta di Generi  e di Artisti; anticipa i tempi mescolando il jazz moderno, il funky, il ritmo in blues e i suoni africani. E proprio il 19 settembre di quell’anno, a Napoli, in piazza del Plebiscito, per la Festa di S. Gennaro, ebbe luogo un grande Evento con più di 200.000 spettatori. Pino Daniele venne accompagnato da TULLIO DE PISCOPO alla batteria, da TONI ESPOSITO alle percussioni, da JOE AMOROSO al piano e alle tastiere, e da JAMES SENESE al sassofono. Uno show mai visto prima in Italia! Il giorno dopo i giornali riportavano in prima pagina titoli come “Napoli bloccata dall’onda DAN&CO.”

Il 1988 sembra essere per Pino l’anno della regressione perché con “Schezzechea with love” vuole dedicarsi alla parte melodica piuttosto che a quella strumentale, ma nel 1982 con “Anna verrà”, brano dedicato ad Anna Magnani, ritorna ad una contaminazione rappresentata da sonorità acustiche.

Con gli anni ’90 inizia una nuova era musicale  dedicata ad una  sperimentazione con la ricerca verso la World Music: seguendo l’Italia che cambia, Pino cambia e canta in italiano, diventa l’uomo dalle collaborazioni, duetta con Irene Grandi in “Se mi vuoi..”, con Giorgia in “Vento di Passione”, contamina e si lascia contaminare esibendosi insieme a GATO BARBIERI famoso sassofonista jazz argentino in un memorabile live, scrive “Sicily” insieme  a CHICK COREA uno dei più grandi pianisti al mondo, suona insieme al maestro indiano della percussione TRILOK GURTU, nel 2011 si esibisce insieme a ERIC CLAPTON, e ancora il grande percussionista KARL POTTER suona “’o Scarrafone” in omaggio a Pino Daniele.

Nel 2015 il cuore di Pino cessa di battere ma lascia nel cuore di ognuno di noi un’eredità ricca di conflitti, di insoddisfazioni e di passioni per l’Arte che nella sua piu’ autentica contaminazione ha cambiato per sempre la musica napoletana, italiana ed il sound d’oltreoceano.

Grazie Pino!

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