La tregua di Gaza alla prova della legge di Lamech

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Foto di Moslem Danesh su Unsplash

Un cattivo precedente

Il presidente americano Trump ha annunciato che Israele ha accettato le condizioni per una tregua di 60 giorni a Gaza, dichiarando di sperare che Hamas accetti la nuova proposta per il cessate il fuoco.

Da parte sua Hamas, per bocca di un suo funzionario, ha dichiarato che il gruppo è «pronto e seriamente intenzionato a raggiungere un accordo (…) che porti chiaramente alla fine completa della guerra». Secondo un’agenzia di stampa saudita, l’organizzazione islamica sarebbe «soddisfatta» delle garanzie incluse nella proposta di tregua che ha ricevuto.

Si profila dunque la possibilità di un arresto delle ostilità che conduca, finalmente, ad una pace? Sia permesso, a chi segue questa guerra dall’inizio, avanzare qualche dubbio.

Intanto, quella che si profila è la seconda tregua di cui Trump si fa promotore. Ce n’è stata un’altra, iniziata il 19 gennaio, scorso e che il governo di Tel Aviv ha rotto unilateralmente, dopo due mesi,  rifiutandosi di passare alla seconda fase, che prevedeva il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, in vista  di un definitivo accordo di pace.

Bruscamente, il graduale processo di reciproci scambi di ostaggi e di prigionieri fu sostituito da un ultimatum israeliano che chiedeva la liberazione immediata di tutti gli ostaggi senza condizioni.

Secondo gli osservatori probabilmente ha influito su questo voltafaccia lo scontento dei ministri ultraortodossi, esasperati anche per la  spettacolarizzazione da parte di Hamas del rilascio degli ostaggi. Qualcuno ha anche  fatto notare che, proprio in quei giorni, il premier Netanyahu avrebbe dovuto comparire in aula per il processo che lo vede imputato per corruzione, ma ne è stato esonerato dal tribunale «a causa della ripresa della guerra».

Quale che sia stato il motivo della rottura, Trump, contro ogni evidenza,  ne ha addossato la colpa ad Hamas, dicendo che  aveva «scelto la guerra». E subito dopo, ricevendo Netanyahu a Washington, ha rilanciato il suo progetto di fare della Striscia un resort turistico gestito dall’America, lasciando ad Israele il compito di cacciare gli attuali abitanti: «Gaza ha un incredibile valore immobiliare», ha detto.

«Una forza di pace guidata dagli Stati Uniti sarebbe una buona soluzione». Netanyahu ha appoggiato l’idea, sottolineando la volontà di «dare una scelta ai palestinesi», lasciandoli liberi di andarsene “volontariamente”. Dopo di che, gli attacchi israeliani sono ripresi con violenza ancora maggiore, dando luogo alle stragi quotidiane di cui i telegiornali  ci trasmettono le immagini. Non è un buon precedente.

«Distruggere Hamas»

Ma c’è anche un motivo più profondo di perplessità sulla riuscita di questa tregua. Fin dall’inizio il conflitto in corso è stato percepito da Israele come uno scontro all’ultimo sangue, che non poteva concludersi finché gli aggressori del 7 ottobre non fossero stati annientati.  In tutti questi mesi il premier israeliano ha continuato a ripetere che la guerra finirà solo con «la distruzione totale di Hamas». Lo aveva detto già all’indomani del 7 ottobre, additando questo come il primo dei due obiettivi a cui Israele non poteva rinunziare.

Il secondo era la liberazione degli ostaggi. Ma anche questo dipendeva dalla «vittoria totale di Israele» contro i terroristi:  «Siamo quasi vicini alla vittoria. Se ci arrendiamo ad Hamas non solo non arriveremo al rilascio degli ostaggi, ma ad un secondo massacro (…). Solo la pressione militare agisce per la liberazione degli ostaggi».

Questa logica non è mai stata rimessa in discussione neppure quando Israele ha accettato le prima tregua. E, proprio subito dopo l’annunzio di Trump riguardante la seconda, Netanyahu ha ribadito il suo mantra: la guerra finità solo con l’annientamento di Hamas e la liberazione degli ostaggi da parte dell’Idf.

È evidente che quello che lo Stato ebraico sta accettando è dunque, ancora una volta, solo un cessate il fuoco tattico, finalizzato ad un ulteriore scambio di ostaggi con prigionieri delle carceri israeliane e soprattutto a compiacere le ambizioni di grande pacificatore dell’alleato Trump. Dopo di che, missili e bombe a volontà. Come la prima volta.

Una metamorfosi terrificante

Quello che forse però è il motivo più forte per dubitare che la tregua, ammesso che si avvii, possa portare veramente alla pace, è la drammatica metamorfosi dell’immagine dello Stato ebraico nel corso di questa guerra. Una metamorfosi per cui la vittima dell’atroce violenza del 7 ottobre – che a tutti ha ricordato quella ancora più spaventosa della Shoah – si è trasformata in un perfetto corrispettivo, opposto e simmetrico, dei suoi immediati aggressori e, più indietro nel tempo, dei suoi aguzzini nazisti.

La stessa lucida spietatezza. Lo stesso assoluto disprezzo per le persone. La stessa arrogante pretesa di avere il diritto di violare ogni regola etica e giuridica in nome dell’affermazione non solo della sicurezza, ma – come sempre più chiaramente i fatti stanno dimostrando – della espansione del proprio popolo.

Per sempre nel giorno della memoria, dedicata dal mondo intero al dramma della Shoah, fra noi e quella tragedia si frapporranno le immagini spaventose del nuovo Olocausto, di cui gli ebrei israeliani sono stati non le vittime, ma gli autori.

Qualche osservatore ha posto il quesito: che cosa avrebbe dovuto fare Israele dopo il 7 ottobre? Per prima cosa avrebbe dovuto prendere atto della sua parte di responsabilità – si pensi alla Nakba – in quello che era accaduto, invece di respingere con esasperata indignazione  l’invito che veniva in questo senso dal Segretario generale dell’ONU. E, su questa base, avrebbe potuto chiedersi se era saggio perseverare sul rifiuto – sostenuto fermamente da Netanyahu – della prospettiva dei due Stati e, in questa logica, se non si poteva puntare sulla inimicizia tra l’Autorità Nazionale Palestinese e Hamas per rafforzare la prima, disposta ormai da tempo al riconoscimento di Israele, ed isolare il secondo.

Invece il governo di Tel Aviv ha voluto mostrare i muscoli e dimostrare che con la sua innegabile superiorità militare poteva  schiacciare chi lo aveva aggredito. Così è scattata quella che più che una operazione volta a prevenire, in una logica difensiva, altri attacchi, ha assunto subito lo stile di  una vendetta piena di odio. E non nella forma dell’ “occhio per occhio, dente per dente”, ma in quella, più arcaica, più selvaggia, di cui parla la Bibbia, mettendo in bocca a Lamech, discendente di Caino (non a caso!), parole piene di orgogliosa tracotanza: «Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette» (Genesi, 4, 23-24).

La legge del taglione, pur nella sua brutalità, si è affermata nelle antiche legislazioni proprio per limitare questa smisuratezza incontrollabile, consentendo all’offeso di replicare solo nei limiti del danno ricevuto.  La risposta di Israele, più che questa logica, ricorda quella di Lamech.

Tanto più sproporzionata, se si pensa che, secondo lo stesso governo israeliano, il responsabile da punire è Hamas e non la popolazione palestinese, la quale ne sarebbe – secondo le autorità ebraiche –  solo ostaggio.

Il suicidio di Israele (e dell’Occidente)

È tragico che tutto ciò sia avvenuto – a differenza che nel caso  del nazismo e del terrorismo di Hamas – con il pieno appoggio dell’Occidente, che ha giustificato a lungo questo comportamento in nome dell’aggressione del 7 ottobre.  Come ribadì allora il nostro vice-premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Il gruppo terroristico è responsabile di tutto ciò che accade in Medio Oriente». Su questa linea anche la grande stampa che, in Italia (esemplari gli editoriali di Paolo Mieli sul «Corriere della sera» del 24 ottobre e di Ezio Mauro su «Repubblica» del 30 ottobre), accusò i manifestanti che avevano protestato per il massacro dei palestinesi di dimenticare l’episodio decisivo che aveva  determinato l’inizio della guerra. 

E anche adesso che cominciano ad arrivare i riconoscimenti  che la reazione di Israele  è sproporzionata e ha dato luogo a una situazione inaccettabile, le democrazie occidentali continuano non solo a evitare ogni sanzione nei confronti dello Stato ebraico (proprio l’Italia in questi giorni si è opposta a quella che era stata proposta da 17 Stati dell’UE), ma anche a fornirgli le armi con cui sta  proseguendo il macello quotidiano di civili.

Anche se ormai è chiaro, da settimane, quello che ha scritto onestamente, già il 19 aprile, il quotidiano di Gerusalemme «Haaretz»:  «Non è più una guerra, ma un assalto sfrenato ai civili. In assenza di veri obiettivi militari,  Israele sta conducendo un’offensiva sconsiderata contro coloro che non sono in alcun modo coinvolti nella lotta (…). Ciò che accade non è guerra, ma attacco sfrenato contro persone che non sono coinvolte in questa guerra».

L’operazione «Carri di Gedeone», voluta dagli ultra-ortodossi, serve solo a eliminare più palestinesi possibile, sfruttando cinicamente la loro disperata ricerca di cibo.

La verità è che lo Stato ebraico ha stupito il mondo con le sue fulminee vittorie  – contro Hezbollah, contro l’Iran, contro gli stessi vertici di Hamas – , ma si trova dopo diciotto mesi a non aver raggiunto nessuno dei due obiettivi che si proponeva, la liberazione degli ostaggi e, soprattutto, l’annientamento di Hamas. 

Per la prima volta nella sua storia, dopo aver stravinto le battaglie, sta perdendo la guerra. E accettare la pace ora significherebbe riconoscerlo. Ma proprio per questo non riesce a fermarsi sulla via di violenza insensata che una storica ebrea, in un suo libro recente, ha definito «il suicidio d’Israele».

E che è purtroppo anche il suicidio delle nostre democrazie, complici, con la loro inerzia, anzi col loro attivo appoggio militare e politico ad Israele, della violazione continua e deliberata della dignità  umana di due milioni di persone.

L’accettazione della legge di Lamech ha annullato, in diciotto mesi, quel diritto internazionale che il mondo democratico aveva faticosamente messo al centro della politica mondiale. In nome di che cosa adesso l’Europa protesta per i soprusi russi nei confronti dell’Ucraina? E in nome di che cosa verrà garantita ogni possibile tregua a Gaza? Chi fermerà Lamech?

Rimane aperta la grande via della retorica e della menzogna. Trump testimonia che si può dire tutto il contrario della realtà senza essere smentiti. E così ben venga anche la soddisfazione del nostro governo per il proprio sostegno alla causa palestinese, dopo essersi rifiutato di appoggiare ben quattro mozioni  presentate all’ONU in difesa del popolo di Gaza (non di Hamas!) ed essersi opposto alle sanzioni nei confronti di Israele. Seguendo questo stile, si potrà preso esultare per la pace in Palestina.

2 replies on “La tregua di Gaza alla prova della legge di Lamech”

  • Carissimo prof.
    Lei purtroppo continua ad interessarsi del conflitto presente a Gaza privandolo della necessaria impostazione di geopolitica olistica, ovvero mondiale, interessandosi solo di Trump Meloni Taiani e Nethaniau e delle democrazie occidentali e dell’ONU ( ONU che ormai non esiste più come unità di popoli e quindi conta molto poco come interventistica!!) . Quindi il suo principio di realtà per giungere almeno al tentativo di vedere un po’ di verità decade clamorosamente. Le porto qualche esempio.
    Intanto Le ricordo che il più grande genocidio dopo a II guerra mondiale non è quello di Gaza ma è stato quello del Ruanda dove un milione di civili( questi si veramente indifesi e disarmati) furono massacrati a colpi di macete. Non si dica ipocritamente che si trattò di un regolamento di conti tra etnie ( Tutsi e Hutu) e quindi non si può parlare di genocidio( non vale! dicevamo da bambini!), perché questa fu la vigliacca scusa di alcuni governi potenti dell’ONU che non permisero( per mancata unanimità nel voto) ai caschi blù dell’ONU presenti in loco di intervenire per fermare la mano degli assassini. In realtà c’erano in ballo interessi economici enormi per cui una strage era più conveniente…
    Quello di Gaza è al contrario un genocidio molto particolare e diverso dai soliti grnocidi perché multicausale. Si tratta di una guerra armata tra 2 contendenti, entrambi armati, che comprende anche un terzo fattore ovvero il mancato dislocamente iniziale dei caschi blù dell’ONU tra Gaza e Palestina (com’è e come era presente tra Libano e Israele ) e la mancata presenza di sufficienti militari anche nel garantire una equa distribuzione controllata dei viveri e medicine alla popolazione.
    Un’altro esempio di come Lei si sia appiattito su posizioni parziali dipendenti dal “Dio televisione” è il fatto che come tutti i massmedia delle potenti lobbies mondiali anche Lei abbia dimenticato la guerra in Yemen tutt’ora in corso che ha fatto dal 2015 ad oggi più di 350.000 morti civili e di questi 80.000 bambini morti per malnutrizione. Questi bambini a Lei non interessano evidentemente perché non sono stati e non sono sulla TV e non hanno prodotto nessuna indignazione da parte di nessuna nazione!!!. Ma penso che come per Lamech anche qui Dio ci vede molto bene e non sia molto d’accordo con i potenti !! Inoltre Lei pensa, dato che non se ne parla, che il Califfato Alqaida Isis non esistano più ormai sconfitti con la morte di BinLaden. Qualcosina è stato detto dei terroristi Hezbollah del Libano, i terroristi Houti dello Yemen, terroristi di Boko-aram, terroristi talebani, i fratelli mussulmani. Allora glielo ricordo io.
    Ci sono delle potentissime lobbies internazionali che con miliardi e miliardi di dollari rubli e di tutte le monete nel mondo finanziano l’ ex ISIS ed exCaliffato che oggi si sono riciclati in numerosi gruppi prima armati e poi in giacca e cravatta di “penetrazione politica” in varie nazioni.
    Sarebbe come dire dato che la mafia non fa più stragi Riina, Matteo Messina Denaro e Provenzano eliminati in Italia allora non esiste più ed è stata sconfitta. Ma questo solo uno sprovveduto ingenuo può pensarlo!! Anche la strategia dei terroristi oggi è cambiata e si cerca di fare fare stragi agli altri nascondendosi dietro i civili usati come scudi umani per potere poi condannare gli ebrei davanti all’opinione pubblica.
    Si ingaggiano civili quali “martiri di Allah” necessari alla vittoria finale della Guerra Santa o Jhad. E si nascondono accuratamente, come fa Lei, tutte le altre atroci e perfino più atroci guerre civili sparse nel mondo dove loro( i terroristi) sono protagonisti provocando molti milioni di profughi interni ed esterni e centinaia di migliaia di morti civili!! . Le ricordo anche che la potenza di queste forze è talmente grande che nel 1979 i mujahidin riuscirono a fare ritirare i russi dall’Afganistan ( questo per ricordarle anche che se Putin non si ritira dall’Ucraina è per colpa della nostra debolezza e delle nostre divisioni.!!) Putin si è dovuto ritirare dalla Siria col suo amico oppressore del popolo Assad sconfitto dalle forze di exterroristi oggi riciclati in brave persone…
    Le ricordo inoltre che come in Italia mafia,drangheta, Corona unita, camorra si sono uniti tra di loro e a livello politico con le istituzioni corrotte e tramite la massoneria deviata, cosi si è creata un alleanza strategica internazionale tra tutte queste forze del male dove vengono investiti capitali enormi della droga, tratta di esseri umani, appalti,vendita di armi, e criminalità varia che poi confluiscono negli stati totalitari dove “la legge della giungla” è già in atto ( la si che è cosi come ci ricorda la moglie di Navalny). Quindi anziché piangerci addosso col suicidio delle democrazie cerchiamo di fare rete e di opporci almeno qui da noi (dove è ancora possibile fare opposizione!!!) alle forze del male della criminalità e dell’illegalità e della corruzione e oppressione politica interna da noi e dei governi dittatoriali riconoscendoli come tali anche se oggi sembrano inattaccabili e invincibili.
    Satana è intelligentissimo e opera nella Storia purtroppo con i suoi figli delle tenebre e nessuno di illuda di potere essere alla sua altezza nel capire tutta la realtà di quello che nascostamente accade e/o si prepara. Ma come Gesù disse a San Pietro le porte degli inferi non prevarranno Matteo 16 – 17-19
    Adesso quando pronunzia nella sua mente o legge la parola Hamas( infatti non ne parla mai diffusamente lo pensa solamente forse !) si ricordi di tutte queste cose e vada a vedere se per caso Russia Cina e alcuni paesi del BRICS non c’entrano in tutto quello che è accaduto e sta accadendo a Gaza !!
    Cordiali saluti

  • Caro dott. Bartoli, temo che le confonda la necessaria contestualizzane geopolitica delle stragi di Gaza con l’elenco di tutte le violenze della storia, che io non dimenentico nè intendo affatto minimizzare, ma che no cambiano una virgola di quello checscrivo, perchè .non c’entrano nulla. I massacri spaventosi nel Ruanda non diminuiscono per nullacla gravità di quelli in corso a Gaza e il mio articolo nriuarda questi ultimi, su cui lei non mi pare abbia nulla da dire di diverso.

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