Giuseppe Savagnone
Scrittore ed Editorialista.
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Una Commissione per combattere l’odio
La decisione di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia di non votare, in Senato, per il via libera alla Commissione contro i reati di odio, razzismo e antisemitismo, non poteva non suscitare vivaci polemiche.
A proporne la costituzione non era stato un partito, ma la senatrice a vita Liliana Segre, coinvolta nella tragedia della Shoah e sopravvissuta ad Auschwitz, che nei giorni scorsi aveva rivelato di ricevere su internet duecento messaggi razzisti al giorno, con aggressioni verbali del tipo «Ebrea, ti odio».
Poteva sembrare che il rifiuto di questo stile e la individuazione di misure per bonificare il linguaggio sempre più violento dei social dovesse unire tutti i senatori, ma non è stato così.
La “mozione Segre” è passata, alla fine, senza l’unanimità, con 151 sì e 98 astenuti. E quando i senatori si sono alzati in piedi per rendere omaggio con un caloroso applauso la senatrice a vita, quelli del centrodestra sono rimasti seduti senza applaudire.
Le ragioni di chi non ha votato
È giusto ascoltare le ragioni di chi non ha voluto dare il suo sì. Per Stefania Pucciarelli, presidente della commissione straordinaria per i diritti umani di Palazzo Madama, «la verità è che la maggioranza ha provato a fare una commissione anti Lega».
Più articolata la spiegazione del senatore di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari: «Se si fosse voluto parlare seriamente di contrasto all’antisemitismo e ai totalitarismi, Fratelli d’Italia sarebbe stata favorevole. Ma è impensabile farlo senza alcun riferimento all’integralismo islamico, visto che il pericolo deriva proprio dal fondamentalismo e dall’immigrazione musulmana (…). Purtroppo con il pretesto del contrasto all’antisemitismo il Senato ha approvato oggi l’istituzione di una struttura liberticida che avrà il potere di stabilire chi ha il diritto di dire cosa e di chiedere la censura in rete delle idee non gradite».
In realtà la scelta di astenersi era stata anticipata nei giorni scorsi da Matteo Salvini, e ribadita dopo il voto: «Siamo contro il razzismo, la violenza, l’odio e l’antisemitismo senza se e senza ma», ha detto il leader leghista a Palazzo Madama. «Non vorremmo però che qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quella che per noi è una convinzione, un diritto, ovverosia il “prima gli italiani”. Siamo al fianco di chi vuole combattere pacificamente idee fuori dal mondo però non vogliamo bavagli, non vogliamo uno stato di polizia che ci riporti a Orwell».
Le reazioni critiche
Argomenti che sono sembrati evidentemente poco convincenti a Mara Carfagna, di Forza Italia, vicepresidente del Senato, che in un tweet pieno di amarezza ha scritto: «La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull’antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell’alleanza di centro destra andiamo a rimorchio senza rivendicare nostra identità».
Durissima la reazione della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, secondo cui «la scelta dell’astensione da parte di alcuni partiti è incomprensibile e irresponsabile. Un modo più o meno esplicito per legittimare, o per restare indifferenti, davanti a un odio che purtroppo avanza e che deve riguardare ciascuno di noi a prescindere da ogni appartenenza partitica». Sulla stessa linea Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana: «Siamo sconcertati dall’astensione, è una scelta pericolosa».
Anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, interpellato all’università Lateranense sulla questione, ha espresso, sia pure in termini più diplomatici, le sue forti perplessità: «Mi preoccupa», ha osservato, «che su alcune cose, su valori fondamentali dovremmo essere tutti uniti. Ci sono cose su cui dovremmo convergere. Io penso che l’invito sia a riflettere sui valori fondamentali. Ci vogliono basi comuni. Poi naturalmente anche qui c’è il pericolo di politicizzare tutto ciò e dovremmo davvero uscire da questo».
Linciaggi sessisti
Che cosa pensare di questa vicenda? Forse può aiutarci a capirne il senso la considerazione del contesto. Il problema da cui è nata l’idea della Commissione è la diffusione di un fenomeno che sta sotto i nostri occhi, che più volte ho denunziato nei miei “chiaroscuri”, e su cui quindi non pretendo di essere neutrale, ma penso di essere oggettivo (l’oggettività non si identifica con la neutralità!): il dilagare della violenza verbale sui social e il loro uso perverso per aggredire chi si trova ad avere un’opinione, o semplicemente una identità – etnica, culturale, religiosa – diversa dalla propria.
La prima vittima che io ricordi di questo linciaggio mediatico, è stata, quando ricopriva al carica di presidente della Camera, Laura Boldrini, massacrata su internet da una valanga di minacce e di volgari insulti sessisti.
Ma è stata solo la prova generale del tipo di attacco rivolto, da allora, nei confronti delle donne coinvolte in vicende pubbliche. Cantanti che si erano permesse di esprimere critiche al governo gialloverde, giornaliste, attrici fino a Carola Rackete, a cui una moltitudine di messaggi augurava di essere violentata dai «negri» che aveva salvato e portato in Italia.
Contro papa Francesco e gli ebrei
Anche in campo religioso questo stile ha preso piede. Papa Francesco è da tempo ormai oggetto di messaggi carichi di odio e di disprezzo che – per fare solo qualche esempio riferibile – lo bollano come «fintopapa», «politicante da strapazzo», «pampero», aggiungedo spesso l’invito sprezzante: «Rimandatelo da dove viene».
Un ambito in cui la violenza verbale ha avuto occasione di sfogarsi con particolare virulenza è quello razziale. Accennavo prima ai duecento messaggi al giorno di odio antisemita conto la senatrice Segre.
Ma, anche senza bisogno di usare internet, molti hanno trovato il modo insultare il giornalista Gad Lerner, in più occasioni – una è stata il raduno della Lega a Pontida – non per le sue idee (sarebbe stato comunque sbagliato), ma semplicemente perché ebreo (e questo è abietto).
La demonizzazione degli immigrati
Ma gli ebrei non sono stati le uniche vittime. Da qualche anno una campagna ossessionante cerca – con successo – di far passare coloro che chiedono di essere accolti nel nostro Paese come “nemici”, “invasori”, da cui difenderci, definendoli «una massa di nullafacenti o delinquenti che non scappano dalla guerra ma la guerra ce la stanno portando in casa».
Ma queste parole non le ho trovate sui social. Sono del leader della Lega, Matteo Salvini, che più volte le ha ripetute, soprattutto a partire dalla campagna elettorale per le lezioni del marzo 2018, ritenendo di poter qualificare – senza averne alcuna conoscenza, tranne quella della loro origine non italiana – migliaia di uomini, donne e bambini la cui colpa era di voler venire a vivere in un paese dove sarebbero stati meno esposti alla povertà, alle malattie, alla mancanza di cibo e di acqua, in alcuni casi alla guerra e alle persecuzioni di regimi spietati.
Distinguere le scelte politiche dalla cultura dell’odio
Si badi bene: qui non è in discussione una scelta operativa. Compito di ogni uomo politico è di sostenere soluzioni ragionevoli per il bene comune dei cittadini che rappresenta.
Ma questo non ha nulla a che vedere con l’odio, il disprezzo, la denigrazione delle persone. Chiunque abbia ascoltato i discorsi fatti da Salvini su questo tema non può non costatare che, al di là dello slogan – discutibile ma in sé non violento – «Prima gli italiani», è questo il clima che da essi trasuda e che sfortunatamente ha trovato sempre più imitatori sui social e nelle piazze.
Alla luce del contesto…
È a questa “libertà di espressione” che i leghisti e i loro alleati temono venga posto il «bavaglio». Ammettendo implicitamente che l’odio e la violenza verbale che la Commissione si propone di combattere vengono innanzi tutto – anche se non esclusivamente – da loro e dai loro seguaci.
Come del resto è confermato dal fatto che in un anno e due mesi di governo non avevano neppure posto il problema, né se lo sarebbero posto senza l’iniziativa della Segre. Quanto a chi accampa la scusa che la Commissione non si propone di combattere l’integralismo islamico, la sua infondatezza è evidente, visto che anche questo rientra, chiaramente, nella gamma dell’odio e della violenza verbale a cui la Commissione dovrà cercare di opporsi.
Il linguaggio non è un fattore estrinseco, un semplice modo di comunicare il pensiero e i fatti. La filosofia contemporanea ha chiaramente messo in luce che esso dà forma all’uno e agli altri, li plasma e li costituisce. Un mondo plasmato da una comunicazione che non conosce il rispetto per l’altro è un mondo disumano.
Non sono sicuro che la Commissione troverà il modo di arginare questa deriva. In realtà sono convinto che solo un’opera educativa che parta dalla gente potrà veramente cambiare le cose. Ma fin da ora sono a fianco di chiunque sia ancora capace di non confondere chi è diverso da lui con un “nemico” da odiare.
4 Response Comments
Secondo me il discorso è semplice. Un ladro non può approvare una mozione che condanna il furto come reato perseguibile penalmente. Un grande evasore non può approvare una mozione che condanna l’evasione fiscale (anche questa è un furto) come reato punibile col carcere. Chi consapevolmente vuole istigare all’odio e alla violenza non può approvare una mozione che contrasta questi comportamenti. E’ logico, no? Si sono tolti la maschera da soli!
Chiariamo alcuni punti. Il fatto che la Commissione l’abbia proposta la Segrè NON significa che AUTOMATICAMENTE il testo della mozione sia ottimo e debba essere condiviso da tutti. Altrimenti cadremmo nell’errore che qualunque cosa dica uno che è stato nei campi di concentramento sia “Parola di Dio”. Va letto cosa c’è scritto nella mozione A PRESCINDERE da chi l’ha presentata. E nella mozione, assieme ai termini “razzismo” , “antisemitismo”,”odio” ci sono i termini “nazionalismo” e “etnocentrismo”. Pertanto ha fatto bene la destra ad astenersi. Il nazionalismo NON è un’istigazione all’odio né all’antisemitismo. Ma col termine “nazionalismo” si vuole mettere il BAVAGLIO a chi la pensa diversamente. Io ad esempio penso da un po’ di anni che staremmo meglio fuori dalla UE, tra l’altro la mia opinione è suffragata dai dati macroeconomici di tutti i paesi geograficamente in Europa ma fuori dalla UE (a cominciare da Norvegia e Islanda)nonchè da quelli dentro la UE ma senza l’euro. Stanno tutti MEGLIO dei Paesi dentro l’area euro. Lei pensa che questa sia un’opinione legittima? Io so che se in Texas una o più persone pensano che starebbero meglio fuori degli USA (che è una Federazione VERA) NON sarebbero tacciate di nazionalismo e nessuno penserebbe che stanno istigando all’odio. La mozione la destra l’avrebbe votata se NON conteneva i termini “nazionalismo” e “etnocentrismo”.Sarò libero di dire che un extracomunitario che delinque debba essere espulso?Certo qualcuno potrebbe dirmi “perchè non espelli il mafioso?” Perchè il mafioso è nato qua ed è impossibile ma posso confinare il mafioso in un’isola deserta (cosa che è stata fatta in passato). E credo proprio se la passerebbe peggio il mafioso rispetto all’extracomunitario espulso. Se voglio fare una cernita e accogliere SOLO quelli che NON delinquono nei loro paesi di origine è razzismo? Per me è buon senso, se hai un figlio che ti vandalizza la casa cerchi di rieducare tuo figlio non inviti suo cugino che è più vandalo di lui….Ecco la mozione non è stata votata proprio per quei due TERMINI e SOLO per quello. A proposito ieri è morto Alberto Sed anche lui ebreo che è stato nei campi di concentramento nazisti. NON una parola dalla sinistra italiana. Vale DI MENO della Segrè?
L’antisemitismo, che ha una sua precisa identità, non può essere genericamente annacquato nel grande mare delle manifestazioni di odio soprattutto a sfondo razziale. Se l’obiettivo era quello di frenare l’antisemitismo montante, alimentato da gruppi dell’estremismo destrorso cui oggi si aggiungono i nemici tradizionali degli ebrei, bisognava presentare un atto parlamentare ben mirato e non un testo generico. La mia impressione è che, piuttosto che l’antisemitismo, il vero obiettivo sia stato quello di frenare la cosiddetta islamofobia, termine fumoso che comprende anche il divieto di discutere sullo stesso Islam
Semplicemente grazie.
Laura Maniscalco