Giuseppe Savagnone
Scrittore ed Editorialista.
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La Chiesa fa troppa politica criticando Salvini?
Notevole risonanza ha avuto l’intervista rilasciata qualche giorno fa al «Corriere della Sera» (martedi 28 maggio) dal card. Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e noto oppositore di papa Francesco, in cui si trova riassunto il punto di vista di una parte significativa del mondo cattolico, in materia sia religiosa che politica, all’indomani delle elezioni europee.
Il taglio del discorso del cardinale è fortemente critico: «Dire, come hanno fatto il direttore di Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro, e il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che Salvini non è cristiano perché è contro l’immigrazione, è stato un errore. In questa fase la Chiesa fa troppa politica e si occupa troppo poco di fede».
Dove, senza perifrasi, viene contestata la linea della Conferenza Episcopale Italiana ma, in modo indiretto, anche quella di papa Francesco, che a padre Spadaro ha spesso attribuito il ruolo di portavoce ufficioso.
Il pelo nell’uovo
A dire il vero, il card. Bassetti non aveva criticato il leader della Lega in merito ai migranti, ma riferendosi (senza peraltro nominarlo) all’esibizione del rosario e all’atto di affidamento dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria in Piazza Duomo, osservando che «non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi o di forme di comportamento esteriori!»
Quanto a padre Antonio Spadaro, sul suo profilo twitter aveva scritto che «c’è chi in campagna elettorale usa Dio e i santi (…). L’uso strumentale della religione sembra non conoscere più decenza».
Aveva poi aggiunto che «rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio».
Bisogna arguire che a queste frasi il card. Müller si riferisca nella sua denunzia. Dove, a cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe obiettare che non sembrerebbero tanto gli esponenti della Chiesa impegnati a «fare troppa politica», quanto piuttosto il vicepremier a “fare” troppa religione. Ma di questo il porporato non ha detto nulla.
Si può dire di un battezzato che non è cristiano?
Proseguendo nella sua dura requisitoria, Müller ha ribadito il suo duplice attacco sul versante propriamente religioso e su quello dei rapporti con la politica: «Un’autorità ecclesiastica non può parlare in modo dilettantesco di questioni teologiche. E soprattutto non deve immischiarsi nella politica, quando ci sono un Parlamento e un governo legittimati democraticamente, come in Italia. Meglio parlare con Salvini, discutere, o correggerlo quando è necessario».
Per ciò che riguarda il riferimento al «parlare in modo dilettantesco di questioni teologiche, il cardinale ha spiegato che è «teologicamente è una bestialità dire che una persona non è cristiana, se è stata battezzata e cresimata. È un giudizio politico».
E ha aggiunto: «Ma il Concilio Vaticano II parla di neutralità della Chiesa cattolica rispetto alla politica e parla dell’autonomia della politica».
Certo, vi è la sfera più intima della persona, per cui vale l’evangelico «Non giudicate!».
Ma, sulla scena pubblica, le persone assumono un volto e un ruolo – possiamo chiamarlo il loro “personaggio” – che è ben possibile definire conforme o non conforme al Vangelo – e quindi cristiano.
Senza voler decidere della loro salvezza eterna, è certo che Stalin e Hitler (che sicuramente erano battezzati) non sono stati uomini politici cristiani.
Una Chiesa che si ponesse in posizione di neutralità rispetto a questi personaggi e alle loro scelte tradirebbe la sua missione. Il card. Muller si appella al Vaticano II, ma dimentica di indicare in quale passo si direbbe l’assurdità che lui gli attribuisce.
L’autonomia della politica prima non valeva?
Quanto all’appello alla legittima autonomia di Parlamenti e governi, francamente, si stenta a credere che persone dotate di normale senso critico, come sicuramente sono il cardinale e i suoi sostenitori, non abbiano notato la stranezza di questa accusa.
Un uomo come Müller, che è stato ai vertici della gerarchia ecclesiastica negli anni in cui, in nome dei «valori non negoziabili», Vaticano e Cei intervenivano pesantemente, con dichiarazioni (e questo e legittimo) e con pesanti pressioni su governo e parlamento (e questo non lo è), «per difendere la vita», e che non ha mai avuto nulla da obiettare davanti a queste palesi intromissioni (v. l’invito del card. Ruini a non andare a votare il referendum sulla fecondazione assistita), ora si scandalizza perché la Chiesa di papa Francesco, restando rigorosamente sul terreno delle proprie competenze, denuncia come antievangelica la formula «prima gli italiani» e contesta la pretesa di Salvini di rappresentare i valori cristiani.
O le vite dei “non cittadini” hanno valore diverso?
Forse per il cardinale Müller (e per i tanti cattolici di cui egli è portavoce) la vita che deve essere difesa è solo quella dell’embrione e del malato terminale e per tutelarla la Chiesa ha il diritto/dovere di intervenire pubblicamente (perfino andando oltre la mera dichiarazione dei princìpi) anche in presenza di «un Parlamento e un governo legittimati democraticamente», mentre quella dei già nati ha valore solo se sono in possesso della cittadinanza italiana. Sarei curioso di sapere se, a questo punto, per il prelato anche l’aborto di un embrione “non italiano” risulta meno grave…
Chi, come il sottoscritto, si è battuto senza risparmio con libri, conferenze, dibattiti, per rivendicare il valore intangibile della vita umana nascente e di quella al suo tramonto, opponendosi a Parlamenti e governi democraticamente eletti, non può non restare esterrefatto di fronte a una argomentazione che nega il diritto della Chiesa di pronunziarsi su questioni etiche in ambito pubblico quando è in gioco la vita di uomini e donne il cui solo torto è di essere già nati.
Aborto, fecondazione assistita, eutanasia, sono problemi di natura meno “politica” di quello dei migranti? Parlamenti e governi che li hanno regolamentati, suscitando la denuncia di vescovi e papi, erano meno legittimati di Salvini dal consenso popolare?
Chi può giudicare se le radici sono “cristiane”?
Poi il discorso del cardinale si è allargato all’Europa: «E poi ci sono Paesi», ha osservato Müller, «che vogliono scristianizzare l’Italia e l’Europa, mentre Salvini si è rifatto ai patroni dell’Unione Europea, alle sue radici cristiane. Preferisco chi parla di tradizione cristiana a quanti la rimuovono. È assurdo che collaboratori del Papa come Spadaro si ergano a giudici politici. Chi lo autorizza?».
Veramente, per un cattolico, a pronunziarsi sulle radici cristiane dell’Europa i pontefici e i loro collaboratori sembrerebbero più autorizzati di qualsiasi leader politico, come in tutti i casi in cui si tratta di avallare o meno la rivendicazione del nome cristiano.
Naturalmente si può negare questo diritto se non si è cattolici e se si nega l’autorità del papa. Ma se uno dice di preferire «chi parla di tradizione cristiana a quanti la rimuovono», sarebbe strano che non riconoscesse il diritto del Successore di Pietro a esercitare questo discernimento.
Per chiudere, una speranza
Quanto, infine, al consiglio di parlare con Salvini piuttosto che chiudergli le porte, questo sì si pone esclusivamente sul piano dell’opportunità politica.
Proprio in questi giorni il card. Parolin, segretario di Stato, ha spiegato che il papa parla con tutti, e quindi anche con il leader leghista.
Naturalmente – ma Müller forse non ne è informato – bisognerà fare i conti con la sua tendenza irresistibile a trasformare tutto in propaganda elettorale e a trasformare anche un colloquio con Francesco in uno show per prendere voti.
A meno che qualcuno dei santi che ha invocato – o magari la Madonna in persona – non intervengano per spingerlo a convertirsi, se non a Dio, almeno all’umano. E anche se questo riguarda la “persona”, avrebbe un salutare influsso anche sul “personaggio”.
7 Response Comments
C’e’ poco da ironizzare caro Savagnone. Il problema e’ che la Chiesa gerarchica per fortuna non viene ascoltata quando entra dentro l’agone politico e fa confusione. Ottimo su questo l’articolo di S.Magister sul rapporto tra la Chiesa e l’Europa che invito tutti a leggere.
La fede alla Chiesa, la politica ai politici, l’economia agli economisti, la scienza agli scienziati. Quando questi mettono in pericolo la vita o la famiglia naturale o la libertà religiosa allora intervenire con misericordia a gamba tesa! Salvini al livello personale può baciare tutti i rosari che vuole e lei può non dire che e’ un cristiano in pubblico per rispetto umano. Dai frutti si riconosce l’albero,frutti politici e frutti umani. Chi sono io per giudicare? Stia sereno e ogni tanto cambi argomento che mi sembra un po’ ossessionato anche lei.
In stretta adesione al pensiero espresso da Giuseppe Savagnone, osservo che dal Vangelo, dalla Predicazione di Cristo, la Carità non è disgiunta ma anzi è strettamente connessa all’esplicita denuncia del pericolo della mercificazione della Fede, espressione di autentica testimonianza dell’Amore e della Volontà di Dio. Questo stretto legame è presente nella storia millenaria del cattolicesimo e testimoniata in tanti eventi. Ne ricordo uno del secolo scorso significativo sia per il ruolo della Chiesa di fronte alle tentazioni di deviazione dal Vangelo, sia per la coerente testimonianza della fedeltà alla Misericordia ed alla Carità.
È la storia di padre Tito Brandsma (1881-1942), carmelitano olandese, deportato e ucciso dai Nazisti nel campo di Dachau. Aveva allora 59 anni; era professore di Filosofia e di “Storia della Mistica” all’Università Cattolica di Nimega, di cui era stato anche Rettore Magnifico.
Già nel 1936 aveva collaborato a un libro intitolato «Voci olandesi sul trattamento degli ebrei in Germania», scrivendo: «Ciò che si fa ora contro gli ebrei è un atto di vigliaccheria. I nemici e gli avversari di quel popolo sono davvero meschini se ritengono di dover agire in maniera così disumana, e se con questo pensano di manifestare o di aumentare la forza del popolo tedesco, ciò è l’illusione della debolezza»
Nel 1941 scoppiò in Olanda la questione della pubblicazione sui quotidiani cattolici degli annunci del “Movimento Nazionalsocialista Olandese”. La circolare del prof. Tito Brandsma (allora Assistente ecclesiastico delle testate giornalistiche cattoliche) non si fece attendere: «Le direzioni e le redazioni sappiano che dovranno rifiutare formalmente tali comunicati, se vogliono conservare il carattere cattolico dei loro giornali; e questo anche se un tale rifiuto conducesse il giornale ad essere minacciato, ad essere multato, ad essere sospeso temporaneamente o anche definitivamente. Non c’è niente da fare. Con questo siamo giunti al limite. In caso contrario non dovranno più essere considerati cattolici… e non dovranno né potranno più contare sui lettori e sugli abbonati cattolici, e dovranno finire nel disonore».
Qualche mese dopo il prof. Brandsma venne arrestato e deportato nel campo di Dachau, dove fu assoggettato ad ogni angheria e a vere torture. Quello che avvenne lo sappiamo oggi da una testimone di eccezione: proprio da colei che lo uccise e che si è poi convertita perché il ricordo di P. Tito non l’aveva più abbandonata. È stata lei a raccontare gli esperimenti che si facevano sui malati, anche su Tito, e di come le si scolpivano dentro, senza che lei lo volesse, le parole con cui egli sopportava i maltrattamenti: «Padre, sia fatta non la mia volontà, ma la tua».
È stata lei a raccontare come fosse rimasta scossa perché quell’anziano prete la trattava con la delicatezza e il rispetto di un padre: «Una volta mi prese la mano e mi disse: “Che povera ragazza sei, io pregherò per te!”».
Ed è a lei che il prigioniero regalò la sua povera corona del rosario, fatta di rame e di legno, e quando costei irritata ribatté che quell’oggetto non le serviva perché non sapeva pregare, Tito le disse: «Non occorre che tu dica tutta l’Ave Maria, di’ soltanto: “Prega per noi peccatori”».
Ed è a lei che, il 25 luglio 1942, il medico del reparto diede l’iniezione di acido fenico perché glielo iniettasse in vena. Era un gesto di routine, l’infermiera l’aveva ormai compiuto centinaia e centinaia di volte, ma la poveretta ricorderà poi «d’essere stata male per tutta quella giornata».
Dei suoi aguzzini, P. Tito aveva sempre detto: «Sono anch’essi figli del buon Dio, e forse rimane in loro ancora qualche cosa…». E Dio gli concesse proprio quest’ultimo miracolo. Ed ecco che, mentre l’infermiera gliela iniettava, era l’intercessione di Tito che infondeva davvero in lei la Grazia di Dio. E la poveretta, ai processi canonici, spiegò che il volto di quel vecchio prete gli era rimasto impresso nella memoria per sempre perché vi aveva letto qualcosa che ella non aveva mai conosciuto. Disse semplicemente: «Lui aveva compassione di me!». Come Cristo.
A proposito proprio oggi su Avvenire e’ uscito un sondaggio sul voto dei cattolici praticanti alle Europee rispetto alle Politiche dello scorso anno: ancora una volta si evidenzia la maturità fluida del popolo cattolico che non segue le indicazioni delle gerarchie. Evviva e avanti cosi’.
Sono grato a Savagnone per la sua “ossessione” a riflettere e ad aiutare a districarsi nel groviglio delle posizioni per me imbarazzanti di un autorevole cardinale che dice cose che a me paiono infondate sul piano teologico e gravi sulla formazione di retti giudizi sul piano delle scelte politiche. Le sue argomentazioni, suffragate da chiari riferimenti ai documenti conciliari e alle encicliche degli ultimi Pontefici, mi paiono corrette e convincenti. Quanto al non seguire pedissequamente le indicazioni della gerarchia in questioni politiche, mi permetto di citare la Octogemima Adveniens Paolo VI. Riferendosi alla Populorum Progressio, afferma: «Se l’ufficio della gerarchia è d’insegnare e di interpretare in modo autentico i principi morali da seguire in questo campo, spetta a loro (ai laici), attraverso la loro libera iniziativa e senza attendere passivamente consegne o direttive, penetrare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della loro comunità di vita». «Ciascuno esamini se stesso per vedere quello che finora ha fatto e quello che deve fare. Non basta ricordare i principi, affermare le intenzioni, sottolineare le stridenti ingiustizie e proferire denunce profetiche: queste parole non avranno peso reale se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da un’azione effettiva. È troppo facile scaricare sugli altri la responsabilità delle ingiustizie, se non si è convinti allo stesso tempo che ciascuno vi partecipa e che è necessaria innanzi tutto la conversione personale. Questa umiltà di fondo toglierà all’azione ogni durezza e ogni settarismo ed eviterà altresì lo scoraggiamento di fronte a un compito che appare smisurato. Il cristiano alimenta la propria speranza sapendo innanzi tutto che il Signore è all’opera con noi nel mondo e che attraverso il suo corpo che è la chiesa – e per essa in tutta l’umanità – prosegue la redenzione compiuta sulla croce e che esplose in vittoria la mattina della risurrezione». Non è affatto, questo richiamo, un inno alla “maturità fluida del popolo cattolico”, ma un appello a informare le coscienze, in spirito di verità, di carità e di responsabilità nell’esercizio faticoso arduo delle scelte politiche, fatte purtroppo spesso con l’astensione o con superficiale adesione a suggestioni propagandistiche.
Gent.le sig. Savagnone i peggiori cristiani che conosco appartengono a quella specie che sa scrivere articoli come il suo. Salvini o chi non è prono alle idee bergogliane, ama tutti gli uomini di tutte le galassie. Il problema è che lei, Lorefice…..fino a Bergoglio li amate con la tasca altrui. A non aver neuroni si sa che non abbiamo lavoro per i nostri figli, qui l’africa non può entrare, che si fingono profughi ma non lo sono e neanche poveri…… Se lei pensa che io dicendomi cristiano devo dare tutto ciò che ho ai poveri, mi consenta, aspetto lei, Mattarella, Grasso, il PD, le ong…. fino a tutto il Vaticano. E poi vi seguo. A proposito se non vendete tutto e non lo date ai poveri che razza di cristiani siete? Io per ora vedo solo ipocrisia.
Ad informare,meglio a plasmare le coscienze ci pensa lo Spirito Santo e la Chiesa e’ un ripetitore dicasi ripetitore dello Spirito. Un ripetitore incarnato certo da cui deriva una morale…le dieci parole. La coscienza politica e ancora di più la partitica non la forma la Chiesa ma la nostra volonta’ ed intelligenza. Detto questo che mi sembra quasi banale vi immaginate se il Papa argentino e il Vescovo parroco avessero detto-implicitamente certo- di votare il partito che richiama le radici cristiane dell’Europa…apriti cielo. E allora non tiriamo per i paramenti sacri i pastori dove ci conviene magari con dotte citazioni, per favore. E se possiamo poniamo un argine al Savagnone-Tormentone. Grazie.
Intanto Salvini NON è contro i migranti ma contro i migranti clandestini. Non ha mi detto una parola contro quelli che entrano legalmente nel territorio dello Stato, e sono tanti!!Ma a questa situazione si ci è arrivati perchè nel 2016-2017 sotto il governo Renzi non solo si fecero entrare oltre 100.000 clandestini ma cosa ancor più grave a nessuno di questi si insegnò un lavoro o si avviò in qualche modo a un lavoro ma sono ancora nelle strutture mantenuti sine die dai contribuenti italiani. Se sei un migrante ECONOMICO cerchi lavoro se invece il tuo scopo è farti mantenere a vita sei un migrante PARASSITA. Detto questo il paragone con Hitler e Stalin è del tutto fuori luogo e assurdo:sono due dittatori che hanno ucciso milioni di persone che erano CITTADINI dei rispettivi paesi, non persone esterne che volevano entrare nel Paese (che tra l’altro se affondano in mare non è perchè le navi italiane gli hanno sparato). C’è solo un ABISSO di differenza. Salvini ha pregato e penso che come cristiano ne abbia diritto. Rispetto alla Chiesa visto che Gesù nel Vangelo la identificò dicendo “Dove vi sono almeno due di voi riuniti a pregarmi quella è la mia chiesa” e avvertì anche di rifuggire dai beni materiali “Date a Cesare quel che è di Cesare” per me la Chiesa com’è strutturata con la gestione di infiniti beni materiali NON dovrebbe esistere. Quindi non faccio testo!